Il tackle nel deserto: la crescita repentina degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti non sono affatto una squadra materasso agli ottavi: hanno numeri, qualità e abilità tattiche per mandare in corto circuito la squadra di Van Gaal.

Articolo di Redazione SDS30/11/2022

Non esiste alcuna nazione al mondo come gli Stati Uniti che abbia avuto una crescita così repentina nel calcio. Fino agli Anni Sessanta, il soccer, come lo chiamano loro, era strozzato dallo strapotere di basket, football americano e baseball. Era una questione culturale: per gli americani uno sport che non consente l’uso delle mani non può considerarsi tale. E del pareggio ne vogliamo parlare? Negli Usa si vince e si perde, punto e basta. L’ambizioso progetto della North American Soccer League fu quello di creare, principalmente negli Anni 70, una lega con le stelle europee e sudamericane sul viale del tramonto (Pelé, Beckenbauer, Chinaglia, Cruyff, Gerd Muller, Banks, ecc).

Di fatto si palesò una sorta di circo Barnum dai costi esorbitanti, dagli introiti poco soddisfacenti e dall’assenza di un ricambio generazionale. Il soccer non si insegnava nei college come le altre celebri discipline a stelle e a strisce. Per queste ragioni nel 1984 la Nasl dichiarò bancarotta.Si decise di ripartire dall’inizio, provando, poco alla volta, a introdurre il calcio nelle scuole, ma furono le donne, prima degli uomini, a innamorarsene. Il fenomemo crebbe così rapidamente che la nazionale Usa nel 1999 si laureò campione del mondo battendo in finale a Pasadena la Cina, e mettendo in mostra due ragazze che sarebbero diventate icone del fenomeno soccer a tutto tondo e ambasciatrici nel mondo: Mia Hamm e Brandi Chastain. I trionfi del soccer femminile finirono per generare curiosità anche tra i ragazzi, che da lì a poco iniziarono a tirare calci a un pallone. Quindi, facendo due rapidi conti, il pallone americano è “nato”, con i settori giovanili, meno di 25 anni fa.

Ecco perché il passaggio del turno degli Usa di Greg Berhalter è un qualcosa di miracoloso. I giovani usciti dal college giocano nella Lega americana, ma molti di loro, i più bravi (vedi Pulisic, Turner, Adams o Weah Jr), hanno finito poi per maturare esperienze di livello in Europa. Sabato ad Al Rayyan gli Stati Uniti affronteranno l’Olanda per un posto nei quarti di finale. Non è una gara così scontata, e non solo perché gli orange hanno stentato parecchio fino a ora. Gli Stati Uniti hanno numeri, uomini e abilità tattiche per mandare in corto circuito la squadra di Van Gaal.