Operazione Bernardeschi, il rilancio di un talento smarrito

Vicinissimo al Napoli, Federico Bernardeschi ha la possibilità di sfoggiare di nuovo il suo talento adamantino.

Articolo di Lorenzo Maria Napolitano31/05/2022

© “FEDERICO BERNARDESCHI” – FOTO MOSCA

Astro nascente, la possibilità d’iniziare a brillare, il buio (quasi) totale. Vari step caratterizzano la carriera di Federico Bernardeschi, recentemente accostato al Napoli e nell’interesse del club da circa due anni. Sono state varie fasi della sua vita a far di lui il calciatore che è. Per capirle, occorre conoscere Federico, prima di guardare Bernardeschi. Dalla sua città prende la durezza del suo marmo. Vive tra le Alpi Apuane e il litorale tirrenico, ma sono le prime a caratterizzarlo maggiormente. Affascinante, nel modo di giocare, e freddo, come la neve, quando si tratta di calciare un rigore. Il ragazzo ha una tecnica ed abilità fuori dal comune: “Brunelleschi” è il soprannome che gli viene affibbiato dopo qualche giocata a Torino.

Colpi d’artista e una carriera frastagliata e intricata, dalla quale possiamo trarre tre figure retoriche che ne scandiscono le fasi cruciali.

L’analogia

Bernardeschi sembravi Baggio” titola il Corriere dello Sport il quattordici ottobre 2014. Un pallonetto clamoroso che, inevitabilmente, dà il via ad una serie di paragoni da capo giro; qualcosa di Baggio nel ragazzo non lo vedono soltanto i giornalisti del quotidiano, addirittura in Giappone notano qualcosa, o semplicemente riprendono quanto riportato in Italia. L’investitura è delle migliori. Se effettivamente quel giorno Bernardeschi “sembrava” Baggio – per i suoi tocchi, per la rapidità di pensiero, per il gol – per qualcuno, vuol dire che qualcosa in comune ha dimostrato di averlo. Altrimenti, non ci puoi nemmeno somigliare.

“Se tratti la palla, con dolcezza, questa te la restituirà” – sarà per le leve lunghe o per la cura che mette in ogni tocco, ma Bernardeschi sembra il giocatore italiano a cui più si addice questa idea di calcio tra quelli nati tra il ’93 e il ’96. Ad ogni modo, il paragone irriverente resta, provocatorio e “all’italiana”, ma vedere il proprio nome accostato a quello del calciatore italiano più forte di sempre, è una soddisfazione che si sono tolti davvero pochi. Questi presupposti, fanno ben sperare nella nascita di una nuova stella del calcio italiano. Federico in campo è roboante. Con la Fiorentina dà chiari segni d’avere un mancino telecomandato.

È più lontano dalla porta rispetto al ruolo che ricopriva a Crotone: ma, come si suol dire, Federico fa “di necessità virtù” e sviluppa un tiro dalla distanza clamoroso. Ancora più incredibile è la naturalezza con la quale arriva a calciare anche da venticinque – e più – metri.

Lo Spannung

Così, un altro numero 10 della Fiorentina passa alla Juventus

Termine di origine tedesca che vuol dire letteralmente “tensione”, rappresenta, in un testo letterario, il momento di massima tensione e coincide con l’evento che determina lo scioglimento, positivo o negativo della storia. Nella carriera di Federico lo spannung è il momento in cui si trova al bivio: restare alla Fiorentina e, perché no, diventarne bandiera, oppure cadere nelle tentazioni delle big di Serie A? Juventus su tutti, la più interessata. Tra fiorentini e juventini non intercorrono affatto buoni rapporti, eppure la sua storia la Juventus l’ha scritta, e prova ancora a scriverla, facendo mercato in Toscana. A Firenze, che vive calcisticamente il suo anno di transizione, avrebbe acquistato un ruolo più che centrale. Sarebbe diventato il sole intorno al quale avrebbero ruotato i pianeti. Numero 10, capitano, punto di riferimento di una squadra fresca e con una società nuova. I bianconeri insistono, e se a Firenze non si piange come si fece con Baggio, il pensiero di un nuovo 10 che si trasferisce “da quelli lì” riesuma i vecchi scheletri nell’armadio. La volontà del calciatore, c’era: completare il proprio percorso di crescita tecnico, tattico e mentale nel contesto di più alto livello in Italia era il coronamento di un sogno. Poi, 40 milioni più una serie di clausole vantaggiose fanno gola alla società viola: È ufficiale, Bernardeschi è un nuovo calciatore della Juventus.

Giocare insieme a Dybala, lottare in Champions League contro le squadre più forti d’Europa, la possibilità di poter vincere lo scudetto. Cosa si può volere di più? Federico è felice, ma non sa, però, a cosa andrà incontro. E, soprattutto, come questa scelta cambierà radicalmente la sua carriera.

Le peripezie

“Dopo tante peripezie, Bernardeschi può avere una nuova possibilità”

Se disgraziate non indica perfettamente le vicende che hanno legato Bernardeschi alla Juventus, siamo lì. Con Allegri Bernardeschi è diventato più maturo. Se qualche anno prima non dedicava tempo ed energie alla fase difensiva oggi si mette totalmente a disposizione della squadra. È stato sempre grosso, ma adesso ha raggiunto una forma fisica impressionante. Bernardeschi, però, non era questo. Grazie Allegri, per essere riuscito a far diventare uomo un ragazzo. Grazie per avergli insegnato il senso del sacrificio e averlo trasformato in un bodybuilder. Ma l’estro che aveva dimostrato di avere che fine ha fatto? La tecnica, la fantasia, il tocco di genio, dov’è tutto questo?

Viene schierato spesso, ma non è libero. Viene impiegato molto più arretrato rispetto al suo ruolo. Questo non gli consente di potenziare il suo talento, che sembra non andare più al suo stesso passo. Quando, infatti, prova a forzare una giocata, il risultato non è dei migliori. E, col tempo, si crea da parte dei tifosi un senso di insicurezza nei suoi confronti. Iniziano sfotto’ pesanti, accuse, prima da parte dei suoi stessi sostenitori e poi da tutta Italia. Sembra un leone in gabbia, anzi, lo è. Lo afferma lui stesso in un’intervista: “In nazionale mi sento libero. Qui mi fanno rischiare la giocata e sono felice”. Da questo momento, social, tifosi sciacalli e “allegrini” convinti lo prendono di mira. Ogni sua azione sbagliata diventa motivo per recriminare le sue parole, sostenendo fossero semplicemente dichiarazioni derivate da un momentaneo scarso impiego. I pochi riconoscimenti, la scarsa libertà d’esprimersi, gli infortuni e adesso anche le critiche da parte dei tifosi. “Brunelleschi” della prima stagione è ormai un lontano ricordo.

Contratto scaduto. Scarsissima voglia di rinnovare. Adesso Federico cerca una squadra che lo faccia sentire libero. Come si sentiva a Crotone, a Firenze… o in nazionale. Il Napoli è sulle sue tracce da diversi anni, e quest’anno ci sono i giusti presupposti per concretizzare l’affare. Sotto un punto di vista prettamente del gioco, al Napoli è mancato molto l’apporto degli esterni in questa stagione. Un suo ritorno sulla fascia gli farebbe vivere una seconda giovinezza, potendo contare su un pubblico e su un allenatore che gli concede gli spazi necessari per esprimersi.

La mentalità è uno dei pilastri del successo

Gustavo Adolfo Bécquer, poeta, scrittore e giornalista spagnolo ha affermato: “Cambiar de horizontes, cambiar de método de vida y de atmósfera, es provechoso a la salud y a la inteligencia”, ovvero cambiare gli orizzonti, cambiare il modo di vivere e l’atmosfera, fa bene alla salute e all’intelligenza. Ed è certo ciò di cui avrebbe bisogno un calciatore come Bernerdeschi. Il numero 20 bianconero, durante il percorso con la Nazionale Italiana, si è convertito in un vero e proprio simbolo: spesso contestato dagli stessi tifosi della Juventus, il 27enne carrarino ha trovato in Roberto Mancini uno strenuo difensore anche quando – negli ultimi giorni che hanno preceduto la decisione sui giocatori da tagliare per scegliere la lista definitiva dei convocati – molti tifosi e giornalisti lo davano per escluso.

Ma affidarsi alle proprie capacità è un atto coraggioso e di scelta coscienziosa che premia sempre ed è così che, con la grinta di chi ha voglia di riscatto, Federico ha siglato due delle reti determinanti per la vittoria dell’Europeo proprio nelle partite in cui è subentrato, in particolare le ultime contro Spagna ed Inghilterra. Poi, il commuovente sfogo liberatorio post partita: “Mancini mi ha sempre dato fiducia e io ho sempre cercato di ripagarlo, non mi ha mai messo in discussione e questo è fondamentale, è qualcosa che va oltre il calcio. Qui si parla di umanità e l’umanità è la cosa più importante del mondo. Personalmente ho sofferto tanto, non è stata una stagione semplice per me. Quando fai un’annata del genere a volte le cose si complicano. Io però conosco solo un metodo, lavorare e rimboccarsi le maniche anche quando le cose non vanno bene”.

Insomma, un calciatore dalla forte sensibilità che ha bisogno di stimoli e di persone che abbiano fede in lui e Napoli potrebbe essere la piazza adatta. Una delle motivazioni può essere incarnata dall’ascesa di Stanislav Lobotka con indosso la maglia azzurra: sotto la guida di Gennaro Gattuso, il centrocampista non aveva certo brillato, spesso era addirittura fuori forma. Poco coinvolto nel progetto tecnico, il numero 68 ad un certo punto ha smesso di crederci più di tanto. L’arrivo di Spalletti, poi, ha completamente invertito la rotta del suo percorso all’ombra del Vesuvio ed in un certo senso della sua carriera. Ora è uno degli uomini chiave della squadra campana.

L’ex Viola, così come lo slovacco, è un calciatore che ha bisogno di spazio e di fiducia incondizionata per poter crescere e tornare a splendere, rilanciando in questo modo una carriera che ha imboccato un viale piuttosto buio. Ed è per questo che la sua personalità si sposerebbe perfettamente con il progetto del tecnico toscano che fa sentire importante ciascun membro della rosa. Proprio quello che cerca Federico Bernardeschi, di ritrovare self-confidence, la sua fascia, la sua felicità e, perché no, una seconda giovinezza.

Di Lorenzo Napolitano e Chiara Frate