Brilla l’Italnuoto sulla scia di Novella Calligaris

È stata l’estate ruggente del nuoto azzurro. E allora è cosa buona e giusta ricordare le imprese di cinquanta anni fa, firmate da Novella Calligaris.

Articolo di Fabio Monti31/08/2022

È stata l’estate ruggente del nuoto azzurro (soprattutto in corsia), fra Mondiale di Budapest (18-25 giugno, 5 medaglie d’oro, 2 d’argento e 2 di bronzo), Europeo di Roma (11-17 luglio, 13 medaglie d’oro, 13 d’argento e 9 di bronzo) e matrimonio di Federica Pellegrini. E allora è cosa buona e giusta ricordare le imprese di cinquanta anni fa, firmate da Novella Calligaris, la campionessa, nata a Padova il 27 dicembre 1954, che ha dato il via al boom. Non che prima ci fosse il vuoto, il deserto, il nulla (basterebbe ricordare, senza fare nemmeno troppe ricerche, Paolo Pucci, i fratelli Dennerlein, Anna e Daniela Beneck), ma le prime medaglie olimpiche del nuoto sono arrivate da lei. Monaco di Baviera, i Giochi della riconciliazione dei tedeschi con il mondo (26 agosto-11 settembre 1972), segnati per sempre dall’attacco alla palazzina degli israeliani nel cuore del villaggio olimpico (5 settembre).

In sintesi: mercoledì 30 agosto, argento nei 400 s.l., alle spalle della australiana Shane Gould e davanti alla tedesca orientale Gudrun Wagner, con il primato europeo (4’22”44); mercoledì 31 agosto, bronzo nei 400 misti, dietro alla australiana Gail Neal e alla canadese Leaslie Cliff, con il record continentale (5’03”99); domenica 3 settembre, bronzo negli 800 s.l., preceduta dalla statunitense Keena Rothammer e dalla Gould (8’57”46), dopo aver condotto la gara per 500 metri, prima di farsi risucchiare dalle due avversarie provvisoriamente più forti, ma capace di resistere al ritorno di chi le stava dietro.

Già questo tris di podi dice tutto, ma l’ex ragazzina di Città del Messico 1968, dove aveva gareggiato prima ancora di compiere 14 anni, è andata oltre le imprese olimpiche (e dodici mesi dopo diventerà campionessa del mondo negli 800 s.l.), perché realizzate quando ai bambini italiani veniva ancora consigliato di astenersi da uno sport tanto faticoso, le piscine erano poche e non sempre bene attrezzate e gli allenamenti, quelli veri, facevano paura. L’esempio di Novella, mirabilmente guidata dall’alto magistero di Bubi Dennerlein, resterà per sempre nella storia dello sport italiano, al di là delle vittorie, dei primati, delle onorificenze (prima cavaliere e poi commendatore della Repubblica), perché ha cambiato con l’esempio usi e costumi del nostro modo di intendere la materia sportiva; perché ha dimostrato che cosa significhi davvero mettere in pratica l’articolo uno della Costituzione («l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»); perché non si è mai accontentata di vivacchiare e ha sempre combattuto contro il cronometro e contro avversarie (le tedesche orientali), un po’ troppo mascoline (eufemismo); perché ha accettato l’idea di passare metà della sua adolescenza in acqua e, soprattutto, perché ha aperto una strada, diventata un’autostrada.

L’autostrada che avrebbe portato Giorgio Lamberti al titolo mondiale dei 200 s.l. a Perth 1991, Max Rosolino (200 misti) e Domenico Fioravanti (100 e 200 rana) alle medaglie di Sydney 2000, Alessio Boggiato a salire in cima al mondo nei 400 misti a Fukuoka 2001, Filippo Magnini a superare tutti nei 100 s.l. nel 2005 (bis nel 2007), Federica Pellegrini (e Alessia Filippi) a stupire il globo, Gregorio Paltrinieri al titolo olimpico di Rio 2016. Una serie di successi impensabili nell’era pre-Calligaris, che continuano con aumentata frequenza, illustrata da protagonisti sempre nuovi, capaci di trasformare l’Italia del nuoto in corsia negli Stati Uniti d’Europa. E allora, W Novella.