Non buona la quarta: 1 a 1 con il Lecce, che si è anche fatto parare un rigore

Un Napoli deludente e poco brillante non va oltre ad un amaro pareggio contro il Lecce. Tutto da rifare per Luciano Spalletti.

Articolo di Luciano Scateni31/08/2022

©️ “NAPOLI-LECCE” – FOTO MOSCA

In attesa di una terza, possibile mattanza degli azzurri in danno della terza ospite meridionale della serie A, che esonda dalla Campania di Napoli e Salerno, Spalletti non può evitare di oltrepassare con lo sguardo l’agevole impegno degli azzurri di stasera, opposti ai pugliesi di Lecce, decantata città barocca. All’orizzonte domenica prossima si propone infatti il primo vero test e lo propone Sarri, che nell’arena amica dell’Olimpico acuirà certamente il riconosciuto ingegno di maestro del bel calcio per far pentire di nuovo De Laurentiis di averlo “licenziato”. E a ridosso della sfida romana il Napoli affronterà il super Liverpool di Klopp.

C’è da immaginare che Spalletti risponda con il meglio di cui dispone, che speri nel rodaggio concluso di Kim, Ndombele, Kvaraskhelia, Olivera, Ostigard e che abbia amalgamato il “vecchio” con il “nuovo”. Nell’affrontare i salentini di Baroni, Spalletti, frastornato come l’intero pianeta Napoli dal bailamme del chiacchiericcio a suon di tanti milioni sul caso Osimhen-Ronaldo, ha chiaro il tema del risparmio energetico degli azzurri e l’augurio di napoletani è che smentisca le critiche per la modesta qualità dei cambi in corso d’opera e stasera dosi al meglio le presenze in vista della sfida alla Lazio. Altrimenti che senso avrebbe il vantaggio di una panchina di lusso?

Corollario non trascurabile di Napoli-Lecce è l’obiettivo di raggiungere la Roma di Dybala a quota dieci, in vetta alla classifica. La Lazio a Genova non va oltre il pari con la Samp e resta dietro i giallorossi. Arbitra il “carneade” Marcenaro, davanti a 40mila tifosi.

Ritmo tutt’altro che indiavolato, forse anche per colpa dell’afa, squadre in fase di studio. Possesso palla degli azzurri (80,6 contro il 19,4). Nel Lecce giganteggia Banda, attenzione. Politano ci prova con un potente sinistro, Falcone al 20esimo compie un miracolo. Ingenuità. Fallo di Ndombele su Di Francesco in area ed è rigore. Colombo sul dischetto al minuto 24. Segna ma si ripete l’esecuzione. Meret si tuffa alla sinistra e con un riflesso portentoso respinge in angolo. Tre minuti dopo Elmas fa secco Falcone su cross di Politano. Uno a zero e sembra capovolgersi l’inerzia della partita non brillante degli azzurri, ma dura poco.

Dopo un tocco di testa di Hjulmand, Colombo, che aveva sbagliato il rigore, da trenta metri scaglia un missile che Meret non vede nemmeno: 1 a 1 al 31esimo. Esultano a giusta ragione i mille tifosi pugliesi. Non regala emozioni il Napoli, in difficoltà, manovre macchinose ben controllate dal Lecce, più pericolosi i salentini. Spogliatoi. Ovvio, si annunciano cambi di Spalletti per innestare energie fresche e per inventare meccanismi “fertili”. Ahi, ahi, campanello d’allarme, per un Napoli con linee guida evanescenti e poche idee da grande squadra, salvo a smentire tutto nei secondi 45 minuti, ma di sicuro Spalletti ha sottovalutato il Lecce.

Escono Ndombele e Raspadori (che delusione!), entrano Zielinski e Lobotka. Nel Lecce Gonzales per Helgason. 5 gli angoli degli azzurri. Riscaldamento di Lozano e Kvaratskhelia. Entra il georgiano per Elmas, tra i migliori del primo tempo (!). Napoli più aggressivo. Corner numero 7 degli azzurri, sempre senza esito. Baroni manda in campo Blin e Strefezza, Ceesay per Colombo. Entra Lozano, fuori Politano. Storia già vista, cambi e squadra da rimettere insieme. Esce Banda (gran partita la sua), infortunato, gli subentra Listkowski a 10 minuti dal 90esimo e il Napoli accelera con tutto l’organico.

Il cambio della disperazione: Simeone per Anguissa (e perché no, Zerbin, Ounas, Gaetano). Assedio al forte. Ostigard crampi. Sei minuti di over time, per generosità di Mercenaro e qualche secondo i più. The end. Spalletti dà a vedere di rammaricarsi. Gli si può credere, altro che mattanza. Per dirla alla Bartali “Gli è tutto da rifare”.

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