Da Tel Aviv a Kiev, il doppio inferno di Stav Lemkin

La storia umana di Stav Lemkin, 20 anni, difensore della nazionale israeliana e dello Shakhtar Donetsk, è tra quelle che stanno sospese tra cielo e terra.

Articolo di Luigi Guelpa31/10/2023

Da un inferno all’altro, con un viaggio d’andata e uno di ritorno forse non proprio opportuno. La storia umana di Stav Lemkin, 20 anni, difensore della nazionale israeliana e dello Shakhtar Donetsk, è tra quelle che stanno sospese tra cielo e terra. La scorsa estate ha accettato l’offerta del club del Donbass, che per ragioni di sicurezza ormai gioca da un paio d’anni a Kiev.

Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata – racconta – ma ero e sono tutt’ora animato dal desiderio di cimentarmi in un campionato più competitivo, con una squadra che ormai è tra le regine del calcio d’Europa“. Gli echi della guerra Stav li sente in lontananza, almeno fino a quando i russi non decidono di attaccare l’oblast della capitale con droni Shahed di fabbricazione iraniana e missili SS-18. È accaduto più volte dall’inizio del conflitto e anche Kiev ha pagato col sangue la follia della guerra. Yana, la mamma di Stav, da Tel Aviv coordina i lavori dell’associazione Magen David Adom, la versione israeliana della Croce Rossa internazionale. Yana invia cibo e farmaci alle popolazioni martoriate dal conflitto nel Donetsk, Kharkiv e Zaporizhzhia. E anche Stav contribuisce con parte dello stipendio a sostenere le persone disagiate.

Mamma Yana è israeliana, ma di origini ucraine, e l’appartenenza ha generato questo circolo virtuoso familiare. Stav però mai avrebbe immaginato l’escalation che si sta consumando nella sua Israele, dove vivono gli affetti più importanti. E se fino a settembre erano proprio i suoi familiari a telefonare ogni giorno a Kiev per sincerarsi che tutto fosse a posto, ora è lui che chiama i genitori sperando di saperli in salute nonostante gli attacchi sferrati da Hamas.

Con il cuore in gola, esiste anche uno Stav Lemkin professionista che gioca a pallone. Un ragazzo che vive la condizione di apolide del pallone. Lo Shakhtar gioca le gare casalinghe a Kiev, a 760 km da Donetsk, quelle di Champions in Germania, ad Amburgo, in attesa di sapere chi ospiterà la nazionale d’Israele per le sfide casalinghe di novembre contro Svizzera e Romania.

Le guerre sono il prodotto di finalità giustificate da falsi motivi culturali o da farneticazioni civilizzanti, nutrite da un’industria delle armi che necessita di mercati bellici per prosperare. Stav, come altri milioni di persone, ne paga il prezzo. Nel suo caso sentendosi scomodo e in pericolo a Kiev come a Tel Aviv. Sognando un futuro migliore che non sembra voler apparire all’orizzonte.

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