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La formazione dei mancati talenti

La formazione dei mancati talenti

© “PATO” – FOTO MOSCA

Con l’apertura del mercato, noi tutti tifosi viviamo di sogni e speranze: “Chissà chi compra la mia squadra e soprattutto quanto vale chi ha già acquistato”.

Molto spesso, soprattutto i top team vanno sull’usato garantito e poi piazzano qualche scommessa, che principalmente arriva dal Sudamerica.

Ma quanti giocatori che avrebbero dovuto avere un futuro brillantissimo si sono poi persi per svariati motivi?

Il primo nome che viene in mente a tutti è quello di Antonio Cassano! In realtà no, talento brillantissimo quello di Bari, ma fondamentalmente, ha fatto quello che doveva: scudetto con la Roma, scudetto con il Real Madrid,tra l’altro protagonista con Capello. Sfortunato in ben due Europei ma comunque sempre presente, scudetto anche con il Milan e poi qualificazione in Champions con la Sampdoria, replicando un traguardo riuscito solo a Vialli e Mancini.

Allora chi è un talento mancato? Non è neanche chi era stato annunciato campione dai grandi scopritori dei games, in quanti aspettavano Freddy Adu? Ma come ci si può affidare ad un semplice gioco manageriale?

Il vero talento mancato è quel giocatore che ha incantato in un anno in particolare, le squadre ci hanno puntato, e poi si spegne, senza un reale motivo semplicemente quello che sarebbe potuto essere poi non lo è stato…

L’emblema è Mesut Ozil, gli ho visto fare cose che nessuno poteva nemmeno pensare. Ricordo un velo per liberare Aubameyang, e aveva fatto partire precedentemente l’azione con un uno due di tacco. Cos’è successo dopo? Le feste, l’alcool e le donne l’hanno portato in un oblio interminabile.

Poi c’è chi si è giocato la carriera tra infortuni e strafottenza, Pato, ad esempio, ha illuminato tutti con degli strappi che bruciavano qualsiasi difensore, ed un tiro ad incrociare che sembrava telecomandato, ma non ha mai realmente combattuto e si sono perse le sue tracce quando aveva solo 24 anni.

Poi ci sono quelli come Dembèlè, che la carriera se la sono giocata alla play station, le nottate su Fortnite non lo facevano svegliare e saltava gli allenamenti. Nonostante il Barcellona stia trattando per rinnovargli il contratto, a distanza di 4 anni l’ex Borussia Dortmund non ha mai offerto prestazioni da ripagare la cifra di 120 milioni spesi per lui.

Poi ci sono quelli che semplicemente si spengono, senza un vero motivo, sembravano talenti cristallini e poi sono scivolati in una mediocrità inspiegabile. Giocatori come Aurier, pagato ben 40 mln dal Tottenham, non l’ho mai visto mettere un cross buono, o l’enfant prodige di Mourinho che impiegava su entrambe le fasce, Davide Santon, dalla cessione illustre al Newcastle al ritorno in patria anonimo, e anche lui svincolato e in cerca di squadra.

Altri misteri incredibili come quelli di Van Der Meyde, autore di 4 stagioni con l’Ajax esaltanti, vincendo 2 scudetti e 3 coppe olandesi, fornendo 28 goal in 96 presenze. Arrivato all’Inter, però, fece un solo goal in 32 partite e ben zero in 20 gare con l’Everton.

De La Pena titolare inamovibile nella Roja, alcuni azzardavano il paragone con Zidane, ma quando Eriksson lo vide fare colazione al bar con 3 cornetti e la Coca-Cola, iniziò la sfida che portò lo spagnolo fuori rosa e l’inevitabile parabola discendente del “Gordo”.

Per non parlare di mister 90miliardi, Mendieta, il quale doveva sopperire alla mancanza di Nedved, ceduto alla Juve in quella sessione. Era di una lentezza allucinante.

Altro mistero quello di Jovetic, giocatore dal tocco di palla delicatissimo e dalla bordata da fuori precisissima, poi il buio, dopo Firenze più nulla.

Spostandoci sui portieri, Simone Scuffet è stato sicuramente uno delle più grandi delusioni lanciate dalla Serie A. Esordì a 17 anni, sembrava una saracinesca, Buffon lo nominò suo erede. L’Atletico Madrid offrì ben 30mln, lui rifiutò e il resto è storia, però quest anno giocherà nell’Apoel di Nicosia, magari vincerà uno scudetto.

Di teste bacate che hanno condizionato il talento ce ne sono tante, Balotelli forse porta la bandiera, ma c’è anche chi è riuscito nonostante le bravate, gente come George Best ad esempio.

L’estro inteso come genio è spesso accompagnato dalla sregolatezza, ma quando si perde un giocatore difensivo, qual è il motivo?

Ad esempio uno come Costinha, che era perno insieme a Pepe nel di Mourinho, andò all’Atalanta e non gli riuscì più uno stop, passaggi, ecc. Di testa non ne prendeva una, come ve lo spiegate?

Per non parlare degli abbagli del Milan, gente come Diniz, Esajas, pagati anche bene per portarli in Italia, il primo ora fatica a trovare contratti in Lega Pro, il secondo spari’ subito dai radar dopo che arrivò in ritiro l’anno seguente che pesava quasi 100kg, spedito a Lecco e poi addio.

Sull’altra sponda di Milano però c’è il capolavoro: Nelson Vivas prelevato nel 2001 dall’Arsenal, all’epoca anche titolare nell’Argentina. Alla prima partita fece autogol e nella seconda gara venne espulso. Però togliere il posto al duo Materazzi-Cordoba fu realmente impossibile, facendo due anni in cui ogni volta che subentrava o doveva sostituire un compagno, suscitava terrore nei tifosi. Concluse la sua avventura nerazzurra con un errore clamoroso che consegnò il Derby al Milan, rispedito in patria al River Plate si sono poi perse le tracce.

Flop 11 dei possibili talenti:

4-2-3-1

Scuffet

Aurier

Vivas

Diniz

Santon

Mendieta

Costinha

Van der Meyde

Ozil

Dembele

Pato.

Per la redazione Sport del Sud

Gianmarco D’Antonio.

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