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Addio a Dennerlein, il più grande allenatore espresso dal nuoto italiano

Addio a Dennerlein,  il più grande allenatore espresso dal nuoto italiano

Si è spento, nella sua casa romana alla Balduina, Costantino Dennerlein, per tutti Bubi. Avrebbe compiuto 90 anni il 28 dicembre. Ai più giovani, il nome dirà poco o nulla, ma il personaggio occupa un posto di grandissimo rilievo nella storia dello sport italiano, e non soltanto perché è stato commissario tecnico del nuoto per 24 anni dal 1963 al 1987. La storia di Bubi, nato a Portici, da padre tedesco e madre romena, che avevano messo radici a Napoli e fratello maggiore di Federico «Fritz», inizia settanta anni fa, ai Giochi Olimpici di Helsinki 1952. È la riserva della 4×200 stile libero, che non riesce a qualificarsi per la finale, ma per questo ragazzo che non ha ancora vent’anni il viaggio (in treno) rappresenta qualcosa di simile ad una conversione sulla via di Damasco. Non perde tempo e sfrutta l’occasione per osservare gli allenamenti degli altri, soprattutto di americani e giapponesi (allora molto forti), capaci di nuotare fino a dieci chilometri al giorno, qualcosa di impensabile per le abitudini del pallido nuoto italiano.

Nel suo meraviglioso libro “Alla ricerca del nuoto perduto”, Aronne Anghileri, per quarant’anni firma della “Gazzetta dello sport”, “in quei giorni Dennerlein pone le basi per i successi che lo attendono in futuro e scava un solco tecnico che durerà per sempre, fra sé stesso e il maestro Berto Usmiani”. Ma in pochi apprezzano le idee del ragazzo, tant’è che nel 1953 decide di optare per la cittadinanza tedesca, tornando al passaporto italiano nel 1956, quando vince il primo dei tre titoli nazionali nella farfalla (1956-1958).

La carriera di allenatore è già iniziata, nonostante Bubi coltivi ancora la speranza di poter gareggiare ai Giochi di Roma, dove la famiglia sarà rappresentata dal fratello, Fritz (scomparso trent’anni fa in un incidente stradale), sempre in bilico fra nuoto e pallanuoto e quarto nella finale olimpica dei 200 farfalla, con il record europeo, che gli costa l’esclusione dal Settebello, capace di conquistare la medaglia d’oro. Le imprese di Federico, fra il quarto posto di Roma e i cinque primati europei stabiliti fra il 1959 e il 1962, rappresentano una specie di esame di laurea superato a pieni voti per Bubi, che, dopo i successi diventa c.t. azzurro nel 1963, anno in cui vince anche lo scudetto con la squadra di pallanuoto della Canottieri Napoli.

Ha scritto Anghileri: “Gli atleti da lui diretti l’hanno in gran parte stimato, hanno avuto fiducia in lui, assai raramente l’hanno amato. Ma lui ha continuato imperterrito per la sua strada” ad affinare il talento dei suoi allievi in una Federnuoto, agitata da continui capovolgimenti politici. Se Carlo Vittori ha saputo esaltare le qualità di Pietro Mennea, l’alto magistero di Bubi Dennerlein ha portato Novella Calligaris in cima al mondo, nel momento in cui il tecnico ha incrociato la classe della ragazza padovana, capace di vincere tre medaglie olimpiche in cinque giorni ai Giochi di Monaco 1972 e di laurearsi campionessa mondiale nel 1973 a Belgrado negli 800 stile libero. Senza dimenticare Marcello Guarducci, costretto a rinunciare ai Giochi di Mosca 1980, in quanto atleta militare, quando occupava i vertici della velocità nello stile libero. Nell’ottobre 1987, dopo gli Europei di Strasburgo, mentre sta nascendo una grande squadra, guidata da Giorgio Lamberti, Bubi viene destituito con un colpo di mano, per volontà del presidente della Federnuoto, Bartolo Consolo.

Sul “Corriere dello Sport-Stadio”, un grande giornalista, Alfonso Fumarola, scrive: “Ci vorranno parecchi anni prima che il nuoto italiano ritrovi un tecnico del valore, dell’esperienza e, soprattutto, del credito internazionale, di Costantino Dennerlein”. E sulla “Gazzetta” del 3 novembre 1987, Anghileri non fa sconti a nessuno: “Il siluro che ha colpito Dennerlein rappresenta la fine di un’epoca. Bubi ha dato la sua impronta al settore per trent’anni, ho fatto fare un salto di qualità alla mentalità e ai metodi di allenamento, ha portato ai vertici internazionali suo fratello Fritz, Guarducci e Novella Calligaris. È stato programmatore, ministro degli esteri, forza d’urto e organizzatore, trascinatore di squadre e anche uomo di parte”. Capita ai migliori e Dennerlein resta il più grande allenatore espresso dal nuoto italiano, insieme con Alberto Castagnetti, il maestro di Federica Pellegrini.

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