ACQUISTI : Abbondanza (Lazio), Bruscolotti (Sorrento), Canè (Bari), Carmignani (Juventus), Damiani (Vicenza), Mariani (Verona), Nardin (Varese), Rimbano (Varese), Fontana (Vicenza), Vavassori (Atalanta);
CESSIONI : Altafini (Juventus), Macchi (Fiorentina), Manservisi (Lazio), Montefusco (Vicenza), Perego (Fiorentina),Pulitelli (Reggina), Ripari (Vicenza), Sormani (Fiorentina), Vianello (Atalanta), Zoff (Juventus).
Carmignani, Bruscolotti e Vavassori arrivano in sordina nell’estate del 1972, ma saranno cardini fondamentali del Napoli di Vinicio a partire già dalla stagione successiva. L’ultimo calcio mercato con Chiappella alla guida degli azzurri rispecchia, dunque, l’andamento delle ultime campagne trasferimenti, prima fra tutto cercare di prendere il buon giocatore, magari pagandolo cifre basse, pescando tra le “provinciali”. E’ con questo spirito che Ferlaino intavola trattative con squadre come Varese, Verona e Vicenza dove spesso si mettevano in luce giocatori dalle grandi potenzialità prima di spiccare il volo per le “grandi piazze”.

Dai primi acquista un signor terzino sinistro come Rimbano e trova il dodicesimo di Carmignani in Nardin. Dai gialloblu prende Mariani sperando che il giocatore sassolese finalmente esploda a suon di gol e dal Vicenza porta in azzurro Fontana, un onesto centrocampista, e Damiani, quest’ultimo già in orbita Juventus. I ritorni di Canè da Bari e di Abbondanza dalla Lazio sono scontati, mentre il “crack economico” è rappresentato da Vavassori, un giocatore corteggiato dalle “grandi” e pagato circa 300 milioni all’Atalanta. Il giocatore che rappresenterà il futuro del Napoli, in tutti i sensi (fino allo scudetto), è Bruscolotti che i tifosi avevano già visto e notato contro il Sorrento, in Coppa Italia, al San Paolo l’anno precedente. Nome segnato sul taccuino, affare fatto l’anno dopo.

Due le cessioni che hanno fatto storia, quella di Zoff ed Altafini, mentre tutte le altre operazioni furono di “contorno”. Macchi e Manservisi, che oltre alla simpatia avevano poco altro, furono due punte “spuntate”. Entrambi lasciarono Napoli in direzione di Firenze (caso curioso, Macchi andava a sostituire lo zio, Chiarugi, venduto al Milan!) e Roma, sponda Lazio. Ripari e Montefusco si accasarono a Vicenza nell’ambito dell’operazione che portò “Flipper” Damiani in azzurro mentre Perego e Sormani, considerati a fine carriera, furono dati anch’essi alla Fiorentina alla quale fu chiesto Clerici in cambio ma i viola risposero “picche”. Fortunatamente l’affare fu fatto l’anno dopo. Anche Vianello rientrò nella trattativa di Vavassori con i nerazzurri di Bergamo mentre Pulitelli, non considerato da serie A, andò a giocare a Reggio Calabria dove trovò la sua dimensione ideale diventando un idolo locale.

Alla fine si torna sempre all’inizio. A Zoff ed Altafini. Italo Allodi, che stava costruendo una Juve stellare, aveva da tempo puntato il portierone azzurro e fece di tutto per arrivare allo scopo. Il manager era convinto, a ragione, che con l’acquisto di Zoff i bianconeri avrebbero fatto un notevole salto di qualità. I fatti gli diedero ragione visto che in 10 anni a Torino il portiere friulano vinse praticamente tutto. Corte serrata, telefonate a Ferlaino, promesse di mari e monti, giocatori offerti a conguaglio. Le stanze dell’Hotel Gallia erano bollenti quando si parlava di questo trasferimento, i giornali seguivano la trattativa con una certa intensità. Finché arrivò il giorno in cui, in cambio di una bella somma ( 400 milioni di lire ) e Carmignani, il “borbonico” presidente cedette. Altafini, che rifiutò il prolungamento del contratto a “gettoni” col Napoli, volle dimostrare di essere ancora in forma e, su sua espressa richiesta, venne dato anch’egli ai bianconeri.
Alla fine si ritorna anche ai rimpianti, al rammarico. Immaginate se Zoff avesse proseguito la sua carriera a Napoli cosa sarebbe potuto accadere. Ancora oggi, e “Gedeone” non ce ne vorrà, si dice : “Ah, se al posto di Carmignani ci fosse stato Zoff….”.

Leave a Reply