Effetti collaterali di “prima il nord”

Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Gli interrogativi - più o meno - irrisolti sulla classe arbitrale italiana.

arbitro
Articolo di Luciano Scateni09/11/2021

© “ARBITRO-VAR” – FOTO MOSCA

Errare, lo pensavano i latini, è nella natura del genere umano e pazienza nessuno è perfetto, ma se gli sbagli diventano vizio seriale, se si persevera nel commetterli beh, allora, dicono sempre i romani, è diabolico.

La premessa tende a screditare il velenoso rimprovero nordista al sud che si lamenta. Introduce una riflessione sul calcio malato priva di pregiudizi, sul condizionamento dei poteri forti del sistema italiano che con sofisticate e molteplici stratagemmi “agevolano”, per dirlo con un eufemismo, un mini pool di squadre affiliate a potenze finanziarie, a società che alle normali quotazioni in borsa connettono i pacchetti azionari del proprio club. Certo, va fatto salvo il riconoscimento dei comportamenti irreprensibili di molte società e in parallelo di chi, perché dignitosamente estraneo, non frequenta la crocchia inquinata che ha facoltà, e l’esercita, di favorire una o più squadre ‘amiche’.

Su cosa fa leva per cambiare con un discreto armamentario di variabili il corso di una partita, specialmente se decisiva per traguardi che oltre al prestigio si traducono in milioni di euro? Il preambolo, con tanto di preventivo “pardon” per gli arbitri super partes, onesti, eticamente indiscutibili è funzionale al racconto di fatti e misfatti che vedono il perverso intreccio di noti fischietti con una parte altrettanto riconoscibile dell’élite storicamente dominante il mondo del pallone.

Cosa c’è, di molto prossimo allo sport nazionale della corruzione di cui è permeata l’Italia “cattiva”, del malaffare, di che sorprendersi se coinvolge il calcio milionario? Osservando la scala dei disvalori non è difficile scandagliare per intero la piramide che incombe sulla regolarità dei campionati e non meno gli effetti collaterali degli illeciti. [È ancora in memoria il caso di Suarez, in via di passare alla Juventus e il suo esame truccato di italiano].

Perché, com’è accaduto, designare per un match di alto profilo un arbitro giudicato responsabile (perciò sospeso) di una grave quanto incomprensibile decisione che ha danneggiato una delle due squadre e aperto un insperato varco ai traguardi dell’avversaria, un arbitro che in altra circostanza è stato colto in flagranza di errore, “voluto”, per un identico obiettivo?

Come valutare i numerosi comportamenti di arbitri esperti o esordienti, palesemente punitivi nei confronti del Napoli e di altre squadre sfortunate, estranee alla sospetta benevolenza dei suddetti? Alla denuncia, è giustificato rispondere con la difficoltà di provare le accuse? Proprio no.

Chi è in malafede ha modo di alterare il corso di una partita con decisioni che anche ai profani appaiono palesemente illecite: un rigore che non c’è sanzionato, un fallo non grave punito con l’espulsione, un altro, grave, ignorato, la tolleranza per la perdita di tempo della squadra da favorire, che impedisce all’avversaria di andare in gol, una rimessa dal fondo trasformata in calcio d’angolo, la misura dell’over time più o meno consistente, eccetera, eccetera.

È un caso se arbitraggi recenti e del passato prossimo infieriscono su Osimhen, considerato il più forte centravanti della serie A, dunque nemico numero uno, antagonista scomodo delle squadre che mirano a conquistare lo scudetto? Due pesi, due misure: fischi zero per evidenti falli su di lui, fischi facili per suoi presunti falli. Napoli-Verona è un fresco esempio di ostilità arbitrale per gli azzurri e sarà importante accertare le motivazioni, ma anche capire l’anomalo premio assegnato ad un arbitro che ha concesso un rigore inesistente a una squadra molto blasonata e all’opposto la punizione di un collega, sospeso per aver fischiato un rigore a favore del Napoli.

La partita degli azzurri contro il coriaceo Verona, palesemente violento, complicata di suo per lo stato imperfetto di forma, è diventata missione impossibile per la scelta premeditata di ostacolare Insigne e compagni con gioco duro, da rugby, impunito.

Patetica, ridicola, la sceneggiata finale di Ayroldi, l’espulsione di due giocatori del Verona, per falli non da cartellino rosso, a un niente dal the end, come a voler compensare la benevolenza di un’intera partita per l’aggressività illecita della squadra scaligera.

De Laurentiis, se ci sei, batti un colpo!

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