Nella rovesciata di Petagna il Napoli che c’è

Una corda tirata che non si spezza, conferme, facce vecchie che splendono come se fossero nuove, altre che lo sono nell’effettivo.

Articolo di carloiacono10/01/2022

©️ “PETAGNA” – FOTO MOSCA

Una corda tirata che non si spezza, un canovaccio che non si ripete, conferme, facce vecchie che splendono come se fossero nuove, altre che lo sono nell’effettivo. È stato un pomeriggio denso quello in cui ha vissuto Napoli-Sampdoria. È arrivata la vittoria degli azzurri, meritata, rotonda più nei numeri che nel risultato, scontata ma fino ad un certo punto.

Gli uomini di Spalletti vincono tra le mura amiche, non ci riuscivano da 40 giorni (da quello splendido ed “epifanico” 4-0 rifilato al fu Comandante), nel mezzo tre sconfitte consecutive (Atalanta, Empoli e Spezia). A deciderla ci pensa l’uomo che non ti aspetti, né tra i titolari (chapeau al tecnico), né a tabellino: il Petagnone, in versione inedita, capace di colpire il pallone a mezz’aria dì volé, alla Van Basten, ma meno cigno e più albatro.

Fino a quel momento tanto Napoli, tanto gioco, tanto movimento, soprattutto sugli esterni. Ad avversario chiuso è peculiare osservare gli azzurri cercare il centro dell’aria attraverso la conquista dello spazio alle spalle dei terzini avversari con i terzini propri. Elmas ed Insigne a propiziare i compagni di fascia, Di Lorenzo e Ghoulam, in formato ”Revenant” e secondo vero rinforzo di questa sessione invernale: ottima la sua fase difensiva, preciso nei duelli aerei, libero nella corsa, sinistro educato a calciare i piazzati.

Eppure la Samp non si buca, non si disunisce, resiste e soffre anche poco. Soffre Insigne quando allunga e ci lascia l’inguine, lascia il campo: risentimento muscolare. È indegno e indecoroso attribuire il cambio di registro, la rete arrivata circa 13 minuti dall’uscita del Capitano, all’uscita stessa del Capitano. È stata solo cronologia. Al posto del 24, Politano, in serata. È proprio l’ex Inter a propiziare il gol di Juan Jesus, sempre più dedito alla causa, ma annullato per fuorigioco. Quello del brasiliano è solo un trailer di ciò che vedremo subito dopo, riscalda l’esultanze, per la marcatura – quella che ci raccontavamo, quella che non bisogna di convalide – di Petagna. Attaccante triestino che, tra l’altro, realizza e si rende partecipe di una partita di livello, forse la migliore da quando è sotto l’ombra del Vesuvio: svaria su tutto il fronte d’attacco, sgomita, apre il gioco, fa il suo e anche quello di un Mertens isterico.

Sorride Spalletti, ritornato in panchina, e sprona i suoi. I suoi che mantengono il timone della partita senza mai distrarsi, nemmeno per un secondo. Se la Samp si avvicina ringhiano come un cane a cui vuoi togliere la ciotola.

Potremmo parlare di partita perfetta, ma da schizzinosi troviamo una pecca: l’aver giocato col destino. Si perché la ripresa è azzurra e mai blucerchiata, ma non c’è raddoppio, così come le occasioni per concretizzarlo, tranne alcune, come quella di Mertens, imbeccato da Elmas sugli sviluppi di un’azione corale partita proprio dalla visione di Petagna, con il belga che però divora a mo di Saturno. Mangiafuoco il Napoli, nel senso che ci scherza con l’elemento, gli avversari non avevano altro obiettivo che restare dentro la partita fino alla fine per poi giocarsi i palloni dell’Ave Maria. Ma non è una serata di preghiere, né di storture solo sorrisi – fortunatamente.

Sorrisi per un gruppo con le “huevos” per dirla alla Simeone, che stringe i denti e fa di necessità virtù, quando gira la testa gira anche il fisico – mens sana in corpore sano già dai tempi dei romani – così gli stessi di Torino non sentono la fatica anche senza ricambi. Funziona il centrocampo affidato ai piedi sapienti di un Lobotka lobotomizzato da Spalletti, ora si, alla Verratti, Gattuso dixit. C’è anche il tempo per riaccogliere Fabián, è il tempo per pensare che la bufera passerà ed uscirne in piedi avrà un significato diverso sulla stagione. Si presenta Tuanzebe, il nuovo acquisto, arrivato in prestito per circa 600 mila euro dal Manchester United, dall’Inghilterra come Tomori, come Anguissa. Giuntoli difficilmente sbaglia un colpo, ma aspettiamo i posteri. Come per sbilanciarci su questa squadra, per non ritrovarci in fallo in futuro.

Ma c’è una sola certezza la bontà del gruppo, dei singoli dal punto di vista umano e tecnico. Il Napoli c’è, c’è in ogni suo effettivo, nessuno escluso.