Lo Bello: “L’arbitro fischia di istinto. Se pensa, sbaglia”

L'ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello ha commentato gli episodi principali di giornata nel primo appuntamento di "Lo Bello del Var".

Articolo di Redazione SDS22/11/2021

© “VICTOR-OSIMHEN” – FOTO MOSCA

Inauguriamo oggi la nostra speciale rubrica “Lo Bello del Var” in cui andremo a ripercorrere, in compagnia dell’ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello, gli episodi più piccanti del weekend calcistico italiano. Un fine settimana che, a dire il vero, ha portato poche occasioni da sottoporre a lente di ingrandimento, ma che ha senza dubbio stupito e divertito per i risultati che ha regalato. Ha fatto notizia la sconfitta a braccetto delle due squadre capolista di questa Serie A, il Milan ed il Napoli, entrambe imbattute nelle prime 12 partite. A fare un bel balzo in avanti è stata l’Inter, che battendo gli azzurri nel big match di ieri sera ha ripreso la scia delle prime della classe.

L’ex arbitro ha commentato in apertura proprio la sconfitta della squadra di Spalletti, soffermandosi in particolare sulla grave perdita di Victor Osimhen a seguito della frattura rimediata nello scontro aereo con Skriniar: “Ora è un bel problema per il Napoli, anche se ritengo che per una squadra che si approccia a vincere il campionato e ha delle ambizioni forse un solo attaccante di livello non basta. Con tutto il rispetto per Petagna, non credo che possa reggere da solo il peso dell’attacco. È un attaccante generosissimo, però esistono sempre delle gerarchie e delle opinioni, che possono essere più o meno condivisibili. Secondo me questo è uno di quei traumi che subisci quando sei anche più scarico con le energie, perché vai più leggero e accusi ancor di più il colpo. Un grande attaccante dovrebbe essere più lucido e saper evitare certe situazioni”.

L’unico episodio arbitrale su cui ci si può un attimo soffermare è il primo rigore assegnato alla Juventus nella sfida contro la Lazio. In un primo momento Di Bello lascia correre, ma poi, richiamato alla On Field Review, ritorna sui suoi passi e assegna il tiro dagli undici metri: “Ci sono alcuni episodi di campo che l’intuizione, l’esperienza e l’immediatezza di un arbitro vedono più di qualsiasi cosa. Attenzione, non vuole essere una critica, ma il Var è una tecnologia che deve aiutare l’arbitro. Non lo deve sostituire. Se la dinamica dell’azione e l’istinto ti indirizzano con certezza, a mio avviso sarebbe sbagliato andare a rivedere l’episodio. L’arbitro fischia di istinto, se ci pensa sopra sbaglia”.

Lo Bello ci ha poi esposto il suo pensiero sulla classe arbitrale odierna, ricordando con simpatia anche la classe arbitrale della sua epoca: “Ho avuto la fortuna di avere un maestro, che era Giuseppe Ferrari Aggradi, e ci diceva sempre 3 cose. La prima era di ricordarci che l’arbitro è il direttore della terna ed è responsabile di tutto quello che avviene in campo, in positivo e negativo. La seconda è che le partite cominciano tutte dal risultato di zero a zero. La terza è che le magliette sono tutte uguali, cambiano solamente i colori.

Oggi proiettare un arbitro in Serie A è un’impresa durissima. Per crescere c’è bisogno di farsi una bella corazza. È la gavetta che ti forma. Ai miei tempi c’erano delle gerarchie definite. Ferrari Aggradi prese un gruppetto di arbitri, tra cui c’ero anche io, e ci portò gradualmente dalla Serie C, alla B, fino alla A. Ma la Serie A la si faceva ogni tanto, era giusto uno zuccherino, perché bisognava meritarsela”.