L’occhio, meraviglioso dono della natura agli esseri viventi, è perfezione, complessità di cui quotidianamente non abbiamo piena percezione. Ci accontentiamo di servircene per osservare il mondo, per leggere, scrivere, guardare la TV, dirigere gli occhi negli occhi di chi amiamo o scrutare con sguardi trovi chi non ci va a genio. Le riprese televisive dell’evento sportivo più ‘nobile’ tra le competizioni proposte dall’atletica leggera, regalano altro.
La ripresa ravvicinata della gara dei cento metri, per esempio dell’olimpionico italiano Jacobs, rivela dettagli che non coglie l’osservazione, per quanto attenta, degli spettatori assiepati nelle gradinate dello stadio. Il ralenti racconta l’impresa dei tempi al di sotto dei dieci secondi e momento per momento: muscoli e tendini in massima tensione alla partenza, i tratti del volto alterati dallo sforzo sovrumano dell’atleta al proprio potenziale di energia fisica e nervosa.
Non è dissimile la qualità del racconto di un gol in rovesciata acrobatica in area di rigore, che la velocità normale descrive per sommi capi, il gesto inventato da Panatta della ‘veronica’, volée eseguita di spalle alla rete, in elevazione, la carne deformata dal pugno di un boxeur alla mascella dell’avversario, la schiacciata di un cestista a conclusione di un ‘terzo tempo volante, l’espressione grintosa di un ciclista che scala le Dolomiti.
L’occhio artificiale della telecamera va oltre la normale visione delle pupille umane e di là dalla ‘cattura’ di dettagli normalmente non acquisiti riempie pagine e pagine che non godono della presenza negli stadi. Induce a scoprire il bello della ginnastica, dei tuffi, del badminton, di recente del ‘padel’, spettacolare variante del tennis che richiede riflessi fulminei, delle versioni estive di calcio, pallavolo in spiaggia, del curling, variante delle bocce su pista in ghiaccio e, quel che conta in funzione della parità di genere, il football al femminile, che in progresso di qualità appassiona sempre di più.
Un suggerimento per rendere ‘democratico’ lo strumento del ‘VAR’ immaginato per dirimere i dubbi degli arbitri del calcio alle prese con decisioni difficili: chi segue la partita e con tensione comprensibile la decisione dei replay, merita di vedere le immagini in discussione del VAR proiettate nei mega schermi dello stadio. Si eviterebbero possibili sospetti sull’indipendenza di giudizio degli arbitri.
Considerazione borderline: se l’affluenza negli stadi è in lieve o in netta diminuzione, una delle ragioni è anche nell’orgia di partite e altri sport teletrasmessi, che quasi sempre raccontano meglio di quanto fa l’occhio umano, ma certo, privando i telespettatori delle emozioni che si vivono collettivamente negli stadi.
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