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Verso la storia, ma che incubo la Toscana!

Verso la storia, ma che incubo la Toscana!

© “NAPOLI – TOSCANA” – FOTO MOSCA

Ci sono delle torri che neanche i più prodigiosi cavalieri riescono ad espugnare, rimangono al suo esterno ad ammirarla con un pizzico d’amaro in bocca, per quanto sia alta, imponente, impenetrabile. Eppure, non riuscire a salire il gradino più alto di una fortezza non vuol dire aver fallito, soprattutto considerando che a cavallo non ci può salire certo chiunque. Ci sono delle storie che non permettono finali diversi, che non prevedono spiegazioni: sono state scritte a penna e non a matita, per intenderci.

C’era il Napoli, cavaliere degli anni ’80, che riuscì a conquistare mezza Italia, macché mezza, tutta! Non c’erano Inter, Milan, Juventus o Roma che tenevano. Giacevano tutti sotto la spada degli azzurri. Dirompenti, affascinanti, sfrontati, agili e scaltri, il classico principe azzurro delle fiabe, la perfezione fatta persona. Se non fosse per un punto debole, necessario quanto curioso: Maradona e i suoi scudieri non sono mai riusciti a conquistare la Toscana. Saranno le insidiose colline, l’accento particolare, caratterizzato dalla particolare pronuncia della lettera ‘c‘ – perfettamente contrario al brutale e marcato suono napoletano -, oppure Brunello di Montalcino: fatto sta che il Napoli, da quelle parti, è totalmente disorientato.

A tal proposito basti pensare che, nel corso della stagione 1986/1987, che tra l’altro fu quella della prima stella, in Toscana il Napoli ha strappato un solo punto tra la gara all’Empoli e quella contro la Fiorentina, pareggiando contro quest’ultimi. Una terra aspra, anzi insipida, data – – l’assenza di sale nell’impasto per il pane, a differenza della Campania. Ed il bello sta nel fatto che, nel corso della stessa stagione, tra le mura del San Paolo, sono arrivate due vittorie su due. Quattro punti su quattro a disposizione (che strano da scrivere!).

Neanche il più stravagante sortilegio poteva comportare effetti tanto negativi quanto quelli del Napoli tra Firenze ed Empoli: ad esempio, proprio nella città degli empolesi, gli azzurri hanno vinto una sola volta nella loro storia. Nei confronti ai Viola, invece, ci sono molte più vittorie (determinate dalla netta maggioranza di gare disputate), ma allo stesso modo briciole rispetto alla totalità: dal 1970 al 2009 sono soltanto 7 le vittorie ottenute dai campani. Negli ultimi dieci anni, invece, le trasferte a Firenze sono state molto più saporite, se non fosse che in due particolari casi la maledizione è tornata a colpire il Napoli, precisamente la gara di Empoli della scorsa stagione, e quella nell’Atena d’Italia, quando un ragazzo argentino decise di sprigionare tutta la sua forza contro una squadra ad un passo dal titolo.

Come anzidetto, tutto cambia in terra amica, dove è stata la gara contro la Fiorentina di un giovane Baggio a regalare l’ultimo punto decisivo ai fini del primo scudetto. E, mentre i Viola tornavano a casa coccolandosi il Divin Codino, Napoli conosceva il famoso striscione: “Che vi siete persi“. Raccontato e romanzato, qualche anno dopo, da Salvatore Bagni e Bruno Giordano.

E stavolta? il Napoli riuscirà a sfatare il tabù?

“Nel 1987, con un Diego versione Mondiale, sono stati i punti sopra citati, e dunque senza di lui…?” A primo impatto si potrebbe pensare questo, ma il calcio è imprevedibile quanto affascinante, e l’unica regola che vige è quella secondo cui non esistono verità, certezze, opinioni migliori di altre. Dunque, lasciamo al campo l’ardua sentenza. Vero è che questo Napoli probabilmente non si era mai visto prima: mai è stato così dominante, addirittura in questa modalità Juventus per distacco in classifica. Ma il Napoli dei record riuscirà ad infrangere la maledizione della Toscana conquistando, oggi, un’altra bella fetta di scudetto?

E, dato che il dio del calcio non smette mai di divertirsi, oggi in panchina non ci sarà un bresciano, come allora, ma una persona che da quelle parti ci è e proprio nata: Luciano Spalletti. Il filosofo da Certaldo.

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