©️ “SEPE” – FOTO MOSCA
Nonostante alcuni spiragli di riavvicinamento, continua ad esserci un certo astio tra la tifoseria napoletana e quella salernitana. Anche nell’ultima sfida di campionato, così come in quelle della passata stagione, è stato disposto il divieto ai sostenitori ospiti di assistere alle sfide nello stadio rivale proprio per evitare il rischio di schermaglie.
Ma a questo punto, soprattutto ascoltando i cori che spesso si innalzano dagli spalti dell’Arechi, è giusto condividere una riflessione che arriva direttamente dai social. Ha senso, da parte del tifo granata, insultare i napoletani quando due dei punti saldi della formazione sono proprio nativi di Napoli? Luigi Sepe, di Torre del Greco, e Pasquale Mazzocchi, del quartiere di Barra, sono stati due dei principali protagonisti della Salernitana negli ultimi mesi. Il primo, inamovibile fino all’infortunio e all’arrivo di Ochoa, è stato certamente autore di interventi rivedibili, ma anche di prestazioni superlative; il secondo ha revitalizzato la fascia mancina, guadagnandosi addirittura la Nazionale, e la sua assenza sta pesando come un macigno.
Due ragazzi napoletani che non hanno mai nascosto la propria innata fede per i colori azzurri, eppure hanno sempre dimostrato serietà, professionalità, rispetto e passione anche per quelli granata. Sarebbe allora appropriato riflettere sul senso di questi cori beceri e sull’essenza di una rivalità nei confronti di un popolo che dista appena 50 chilometri. E magari prendere spunto da Sepe e Mazzocchi, due napoletani che lottano per la Salernitana.
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