Il 2024 è oggi: tra ricerca di acquirenti e due diligence occorrono almeno 18/24 mesi prima che Aurelio De Laurentiis debba cedere il Napoli o la Bari

Quindi ci siamo: in casa De Laurentiis già da alcuni mesi si parla della scelta da effettuare!

de laurentiis
Articolo di Vincenzo Imperatore05/04/2022

©️ “DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA

La Bari è in serie B, il Napoli lotta per lo scudetto, chapeau ad Aurelio De Laurentiis che, come ripeto da anni, è uno dei pochi presidenti-imprenditori che, così come più volte ribadito nella nostra rubrica “presidente per un giorno”, sa fare business (e profitto) nel mondo dell’entertainment (non solo sportivo).

Purtroppo il presidente sarà costretto alla cessione del Napoli o della Bari.

Non l’anno prossimo (e semprechè la Bari non retroceda di nuovo in serie C). Lo stop alle multiproprietà, indipendentemente dalle categorie professionistiche di appartenenza, sarà necessario dalla stagione 2024-2025. Così è quanto ha deciso il Consiglio Federale della FIGC, approvando all’unanimità il divieto di qualsiasi partecipazione societaria in più di un club dalla Lega Pro alla Serie A.

Una norma che trova la sua ratio nel fatto che il sistema risente delle capacità elusive dell’istituto della multiproprietà per la società-madre e della posizione dominante della squadra satellite che non tutela la concorrenza nel campionato di appartenenza.

E i motivi sono evidenti.

Per la società madre la possibilità di avere uno “sfogo” per determinate operazioni è un vantaggio tecnico, economico e finanziario. Se la società-madre acquista, ad esempio, un giocatore extracomunitario, non avendo però più slot disponibili per questo tipo di operazioni, lo potrà girare alla società-satellite mantenendone la proprietà senza dover far fallire l’operazione. Non solo; questo escamotage potrà, a seconda della situazione, portare anche ad un abbattimento dei costi in bilancio della società-madre aggirando vincoli specifici, da quelli tributari fino a quelli, farsa, del Fair Play Finanziario.

Viceversa rappresenta un problema concorrenziale per le altre società iscritte allo stesso campionato della società-satellite: questo fenomeno risulta evidente in determinati campionati, come la Serie B, che vengono affrontati con grosse difficoltà finanziare da parte dei club ed avere “le spalle coperte” da una società più stabile e con una forza di spesa maggiore rappresenta una lotta impari che spesso uccide – sportivamente parlando – i campionati.

Ad ogni modo una cessione di azienda complessa, come può essere quella detenuta da una società di calcio, non si realizza in pochi mesi.

Ci sono tanti articolati e necessari passaggi che hanno bisogno almeno di 18-24 mesi di analisi ed elaborazione.

Quindi ci siamo: in casa De Laurentiis già da alcuni mesi si deve dover parlare della scelta da effettuare!

Per due motivi.

Innanzitutto perché la vendita di una delle società è obbligatoria e forzata per cui, se non si vuole fare la fine di Lotito con la Salernitana, è necessario iniziare a sondare il terreno di potenziali acquirenti con largo anticipo.

Lotito, infatti, credendo che sarebbe comunque arrivata qualche “deroga” al regolamento per conservare la proprietà sia della Lazio che della Salernitana, ha atteso troppo e alla fine ha svenduto la società granata (oltre ad aver fatto fuori il presidente della lega serie A).

Il nostro presidente non farà lo stesso errore.

In secondo luogo si dovrà preparare una due diligence, un termine derivato dal diritto anglosassone che significa letteralmente “dovuta diligenza” a sottolineare la cura e la riservatezza con le quali deve essere svolta, ossia quel processo di indagine messo in atto per analizzare il valore e le condizioni di un’azienda, un’analisi dettagliata del background e della sua reputazione allo scopo di determinare l’opportunità di un investimento, di una fusione o di un’acquisizione.

L’obiettivo della due diligence è, dunque, quello di valutare l’opportunità e la convenienza della transazione, determinare il giusto valore della società e accertare se vi siano o meno elementi critici in grado di compromettere il buon esito della trattativa.

La due diligence inoltre è una garanzia per entrambe le parti contrattuali e permette di evitare che dopo la firma del contratto insorgano perdite economiche e conseguenze legali attraverso contestazioni o contenziosi, danni di immagine e rischi finanziari.

Per questo motivo il campo di indagine di una due diligence è molto ampio e prende in considerazione tutte le informazioni relative all’impresa oggetto dell’acquisizione, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:

▪ la struttura societaria e organizzativa
▪ il business e il mercato di riferimento
▪ le garanzie e le condizioni contrattuali
▪ tutti gli elementi utili per definire il prezzo
▪ i fattori critici di successo
▪ le strategie commerciali
▪ le procedure gestionali e amministrative
▪ i dati economico-finanziari
▪ gli aspetti fiscali e legali
▪ i rischi potenziali legati alle strutture, ad esempio gli impianti, e alla qualità del management.

La durata della due diligence è molto variabile in quanto dipende dalla quantità e dal livello di approfondimento delle attività di verifica ed analisi oltre che dalle difficoltà incontrate dai professionisti nello svolgimento delle indagini.

Per una azienda-calcio in generale, già sotto l’occhio del ciclone per quanto si sta palesando in termini di veridicità dei bilanci, gli acquirenti, soprattutto se non italiani, hanno bisogno di almeno 12 mesi.

Vogliono vederci bene prima di acquistare.

Lo scenario è chiaro. A questo punto, oggi, in casa De Laurentiis occorre solo decidere cosa vendere.

E se voi foste #presidenteperungiorno, vendereste una azienda da cui guadagnare 100 o una da cui ricavare 10?

Caro presidente chiudiamo in bellezza questa fase storica con il risultato atteso da oltre 30 anni e poi anche la toponomastica della città sarà adeguata.

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