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L’illusione del calciomercato e i sogni che si infrangono

L’illusione del calciomercato e i sogni che si infrangono

© “DE KETELAERE” – FOTO MOSCA

Mentre il caldo estivo con l’arrivo di Caronte si fa sempre più soffocante, le trattative del calciomercato si susseguono frenetiche, ma c’è in giro tanto fumo e pochissimo arrosto e tutto ciò sta alimentando un vero e proprio baraccone itinerante.

Quel vortice di emozioni e speranze che ogni anno coinvolgeva appassionati e addetti ai lavori, non esiste più. Effetto delle difficoltà finanziarie che attanagliano le società calcistiche italiane. Tutte le squadre, comprese quelle più blasonate e che una volta la facevano da padrone, affrontano una realtà economica allarmante che le costringe a ridimensionarsi e a sacrificare i pezzi migliori per tamponare i conti e cercare qualche plusvalenza acquistando giovani di belle speranze che non sempre mantengono le promesse. Basti pensare a De Ketelaere, l’acquisto più oneroso e più ambizioso dell’ultimo calciomercato estivo del Milan (32 milioni + 2 di bonus) che si è rivelato un autentico fallimento economico e sportivo e che ha decretato il licenziamento del duo Maldini & Massara, quando appena un anno prima erano stati celebrati in pompa magna per la conquista di un insperato scudetto.

In questo quadro inquietante, le società calcistiche italiane sono costrette a operare in un contesto di risorse limitate e debiti accumulati. Questa situazione crea un circolo vizioso in cui il tentativo di risanare le finanze attraverso la vendita di talenti affermati mette a rischio la competitività delle squadre stesse, e la presenza di tre squadre italiane nelle ultime tre finali di coppe è sembrato un evento più unico che raro, che non accadeva dal 1993.

La necessità di cedere i giocatori più talentuosi per incassare cifre consistenti, finisce per indebolire la qualità delle squadre e ridurre ulteriormente l’appeal del calcio italiano. E quando i sogni si infrangono anche le società più titolate, rischiano un lento ma inesorabile declino.

Questa frenetica ricerca di plusvalenze e la dipendenza dai proventi delle vendite hanno portato il calcio italiano a un bivio critico. Le squadre sono costrette a sacrificare l’equilibrio tattico, la continuità e l’identità di gioco, con il rischio di perdere la fiducia dei tifosi e l’attrattiva per i calciatori di livello. Di conseguenza la nostra serie A non è più l’ombelico del mondo.

Il calcio è diventato un business spietato, guidato da interessi economici che hanno preso il sopravvento su qualsiasi romanticismo residuo.

Quelli della mia età non nascondono la nostalgia per il calciomercato pirotecnico che si svolgeva all’hotel Gallia di Milano a cominciare dagli anni ’50. Nel prestigioso albergo meneghino si riunivano mediatori, dirigenti sportivi, allenatori, calciatori e faccendieri. Mentre davanti all’albergo si accalcavano migliaia di persone: giornalisti, TV, fotografi, tifosi, curiosi. Erano i favolosi anni ’60 dei grandi colpi di mercato come quello che portò il fuoriclasse Sivori dalla Juve al Napoli.

Il calciomercato del Gallia continuò fino al 1969, poi si spostò nel vicino, più moderno ma meno fascinoso, hotel Hilton di Milano.

E come dimenticare i due botti che fece il presidentissimo del Napoli Corrado Ferlaino?

Il primo nel 1975 quando acquistò Beppe Savoldi dal Bologna alla cifra record (per allora) di 1 miliardo e 400 milioni di lire più il cartellino di Clerici e la metà del cartellino di Rampanti. Dopo quell’acquisto il Napoli fece 67.000 abbonamenti!

Il secondo, quasi dieci anni dopo, con l’arrivo del mitico Diego Maradona. Ferlaino ha poi confessato: “Comprai Diego, il più forte al mondo, senza avere i soldi“, sebbene i 18 milioni di euro spesi per Diego rapportati ad oggi scomparirebbero di fronte ai 222 di Neymar.  

Un altro divertente aneddoto sul calciomercato, sempre raccontato da Ferlaino (a la Repubblica) :”Andò così. L’ultimo giorno utile presi l’aereo e andai in Lega a Milano, dove consegnai una busta vuota. Da lì con un volo privato a Barcellona: feci firmare Maradona e in piena notte tornai a Milano correndo in Lega. All’ingresso dissi alla guardia giurata che avevo sbagliato una procedura, salimmo negli uffici e di nascosto sostituii la busta: portai via la vuota e lasciai quella con il contratto. All’alba Napoli era in festa“.

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