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Chissà se Tesser sente ancora il boato del San Paolo

tesser Uefa

© FOTO ARCHIVIO DAVIDE MORGERA

Quando in Italia impazzava lui, il “bell’Antonio”, al secolo Antonio Cabrini da Cremona, esploso ai Mondiali in Argentina nel 1978 grazie a Enzo Bearzot, che lo buttò nella mischia insieme a Paolo Rossi, tutti si misero alla ricerca di un terzino sinistro, del fluidificante, del mancino, di colui che ti faceva tutta la fascia senza sosta. Un sette polmoni, uno dal piede possibilmente fatato ed educato, uno che sapeva crossare per la testa delle punte in area.

Il terzino fluidificante

Gli allenatori iniziarono a capire che, con un terzino che fa la fascia e si stacca dalla difesa schierata all’italiana (due terzini ed uno stopper marcatori ed un libero), le squadre potevano essere maggiormente votate all’attacco e non più arroccate in difesa. Domanda, come era lo stato delle cose in Italia prima che esplodesse Cabrini? A Napoli si racconta di Dolo Mistone, partenopeo doc, scomparso nel 2019, che per questioni anagrafiche non ho visto giocare, ma che interpretava il ruolo di terzino sinistro con estrema modernità.

Erano i primi anni di Pesaola allenatore, la squadra faceva un anno di A ed uno di B fino al definitivo salto di categoria avvenuto nel 1965. Evidentemente il ‘Petisso’ intuì le capacità di fluidificare di quel giocatore apparentemente mingherlino e lo lasciò libero, lì, su quella fascia. “Vada, Dolo, vada pure!” (notoriamente Pesaola dava del “lei” a tutti). Il Napoli, però, non vinceva e quando iniziò a fare dei grandi campionati, epoca Sivori-Altafini-Canè, Mistone fu messo un pò ai margini fino a chiudere la carriera in azzurro.

Juliano Montefusco Mitone
Trio napoletano: Juliano, Montefusco, Mistone

Chi vinceva in quegli anni era l’Inter e dunque la ‘corona’ di Re della fascia fu data a Giacinto Facchetti che, negli stessi anni in cui a Napoli giocava Mistone, era stato riconosciuto come il terzino più moderno del torneo. Aggiungete anche che a fine campionato registrava quasi sempre un discreto bottino di reti, ed il gioco è fatto. Arrivò la consacrazione e per anni, come accadde poi con Cabrini dopo di lui, Facchetti non ebbe rivali sia in Nazionale che come rendimento in campionato. L’avvento di Maldini era ancora lontano, forse Paolino non era nemmeno nei pensieri di babbo Cesarone.

Attilio Tesser, il Cabrini partenopeo

Terzino sinistro, da sempre merce rara. Il Napoli credette di aver trovato il suo Cabrini, dopo il ciclo di Gigi Pogliana che era stato una garanzia per Pesaola, Chiappella e Vinicio, in un giovanotto della provincia trevigiana sul finire degli anni ’70. Quel lui, faccia da bravo liceale, un ciuffo e barba zero, appena chiamato sotto le armi, non si fece pregare ed accettò la scommessa in riva al Golfo.

Tesser Napoli
Tesser in tuta Napoli

Attilio Tesser, oggi allenatore del Modena in C, arrivava da Montebelluna dove aveva esordito in serie D a 16 anni. Dopo due stagioni al Treviso, il terzino sinistro passa tra le fila degli azzurri nell’estate del 1978 e si va a giocare il posto con Valente o, in caso di schieramento meno prudente (senza Catellani e con due marcatori fissi come Ferrario e  Bruscolotti), sarebbe andato a fare il mediano.

Nel secondo e ultimo anno in azzurro Tesser, ormai titolare inamovibile perchè sulla fascia sinistra non c’erano alternative, totalizzò 27 presenze su 30 partite e mise a segno 2 reti. La prima in casa nell’1 a 1 col Catanzaro nel giorno della Befana del 1980 e la seconda, la settimana dopo, nell’uno a zero contro l’Ascoli sempre in casa. Sul dischetto del rigore, contestato dai marchigiani perchè concesso dall’arbitro Panzino (di origine calabrese, quindi presumibilmente ‘interessato’ alla zona calda della classifica ), ci andò lui. Era il 90′. E fece gol dimostrando fegato e coraggio. Ma il ricordo di quel rigore e di quella ottima stagione non bastarono. L’anno dopo, con Juliano nuovo direttore generale e Rino Marchesi allenatore, arrivò uno che ‘sciupava le femmine’ come Cabrini, oltre ad avere un sinistro degno di questo nome. Veneto anche lui, si chiamava e si chiama Luciano Marangon ed il Napoli si riconciliò con il suo pubblico andando ad un passo dal triangolino tricolore. 

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Tesser in Coppa Uefa contro l’Olympiakos

Nel primo anno il ragazzo trevigiano mise in saccoccia solo 10 presenze esordendo nella famosa partita dello 0 a 2 a tavolino per la Lazio per i petardi esplosi nei pressi di Pighin e Manfredonia. Sul terreno di gioco finì 1 a 1 ma il Giudice Sportivo cambiò il verdetto del campo. Quel convulso Napoli-Lazio rovinò la festa del debutto al ventenne Tesser che sostituì Bruscolotti dopo 22 minuti per un infortunio di “Palo ‘e fierro”. Nel concitato dopo partita, preso dall’evento personale, non sprecò poi tante parole alla stampa che curiosava di fronte all’esordiente.
Disse semplicemente : “Mi è andata bene sul primo pallone ed ho subito superato ogni emozione. Stasera telefono a Montebelluna, agli amici del bar. Saranno contenti”.

Tesser Sala
Tesser contro Sala

Calcio romantico e ruspante di una volta, dove sei? Il buon Attilio dovette attendere la sera per chiamare gli amici che frequentavano il bar del suo paese per esternare loro tutta la sua gioia, quella del debutto. Oggi basta un whatsapp o Instagram, vuoi mettere. Il giovanotto veneto entrò nel cuore di Vinicio tanto che,  a fine campionato, il leone brasiliano dichiarò : “Tesser è la sorpresa più gradita del nostro campionato. Si è imposto con grande autorità, a dispetto dello scarso numero di partite che ha potuto giocare nell’anno del debutto in serie A. E’ una grossa garanzia, ormai. Ha davanti un grande avvenire e diventerà ancora più forte quando avrà finito il servizio militare”.

Tesser Udinese
Tesser in maglia Udinese

Gli anni ad Udine

Tesser, intanto, finì all’Udinese e ci rimase ben cinque anni consecutivi collezionando il suo record di presenze con una squadra (86 e 4 reti). Per lui fu una sorta di ritorno a casa, del resto Montebelluna dista circa 100 km da Udine, dopo aver assaporato il clima delle grandi sfide metropolitane. I bianconeri friulani, dopo il ripescaggio per lo scandalo di Calciopoli che aveva condannato il Milan e la Lazio alla serie B, erano al secondo anno in massima serie dopo i fasti degli anni ’50. E quando gli azzurri, nell’ultima di campionato 80-81, si presentarono al “Friuli” l’Udinese di Tesser battè il Napoli per 2 a . Segnò per prima Claudio Pellegrini, poi pareggiò Vriz. A metà del secondo tempo, sul risultato in parità, Tesser lasciò il campo per un altro maledetto infortunio e a tre minuti dalla fine un gol di Gerolin condannò un Napoli che aveva già chiuso i conti con lo scudetto.

L’anno dopo, nel campionato 81-82 in uno sciroccoso fine marzo, gli azzurri di Marchesi tornarono in Friuli con ben altro spirito. Coriacei, combattivi, compatti, la squadra, sebbene imbottita di giocatori come Iacobelli, Raimondo Marino e Benedetti, sbancò Udine con una rete di Oscar ‘Flipper’ Damiani. In quella occasione Tesser fronteggiò un suo ex amico, Claudio Vinazzani. Quando poi  Pesaola prese le redini della compagine azzurra, nel torneo 82-83, e si accontentava anche dei pareggi fuori casa, il Napoli andò a cercare il punto che gli serviva contro una delle più belle Udinese di sempre, una squadra che terminò il torneo al sesto posto. Il 16 gennaio del 1983, con Tesser a ‘combattere’ con Celestini sulla fascia, altra finta ala, un Napoli con uno schema che potremmo riassumere in un 5-4-1 (Amodio-Citterio-Ferrario-Marino e Krol dietro, Dal Fiume, Criscimanni, Vinazzani e Celestini a centrocampo e Pellegrini unica punta) riuscì a portare via un prezioso pari ad occhiali. 

L’ultima volta che il destino di un Tesser in bianconero e gli azzurri si incrociarono fu nel primo anno di Maradona al Napoli. Penultima di campionato, 12 maggio 1985. Zico comanda, Carnevale è il bomber, Vinicio l’allenatore da una parte, Maradona cerca di scuotere un gruppo di giocatori normali, quel giorno in campo con Favo al posto di Bagni, dall’altra. Segna il “Pibe”, pareggia Galparoli e nel secondo tempo De Agostini riporta in vantaggio le zebrette. A venti minuti dalla fine entra Tesser al posto di Cattaneo e dà il suo onesto contributo alla causa ma a due minuti dal termine spunta lui. Piccolo, tozzo e furbo come e più di 1000 volpi. Diego Armando Maradona. Tira fuori il coniglio dal cilindro, pareggia e porta un punto a casa.

Oggi, a 63 anni suonati, Tesser è un buon allenatore di categoria ma chissà se, di notte, ogni tanto sente ancora il boato del San Paolo. Uno a zero, Tesser su rigore, Napoli batte Ascoli. A tempo scaduto.

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