Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, nella sede del comitato regionale della FIGC di Catanzaro ha parlato con i giornalisti. Nell’incontro si è discusso del presente e futuro del calcio italiano, con sorprendenti novità sulla struttura dei campionati nel prossimo futuro.
Primo tema trattato è stato quello delle società con una multiproprietà, che non potranno più esistere:
“Ripristineremo il principio dello Statuto federale che vieta qualunque forma, non di controllo, ma di partecipazione, anche dell’1%, così risolviamo definitivamente questo problema. Il 30, in Consiglio federale, noi porteremo una nuova norma. Oggi ci sono solo due situazioni, non ce ne potranno essere altre. La Salernitana ormai deve risolvere il problema in tempi rapidi, e glielo auguro. Per quanto riguarda le due situazioni, che sono Verona-Mantova e Napoli-Bari, daremo un tempo tecnico per risolvere subito questo problema: comprendiamo che hanno già fatto degli investimenti quindi hanno avuto delle deroghe, ma non ce ne potranno più essere altre. Ci sarà solo la possibilità di avere squadre nel mondo dilettantistico e nel professionismo”.
Poi si è passati sulle tanto chiacchierate riforme dei campionati di calcio. Tema di cui si parla da tempo, che vede per la prima volta un reale rinnovo alle porte:
“Tutti pensano che la riforma del calcio passi attraverso la riforma dei campionati. Questo è fondamentale, certo, ma se la riduciamo a una semplice operazione matematica serve un ragioniere. La mia riforma è culturale. La cultura nel mondo del calcio credo che sia uno degli elementi più complessi da costruire e su quello sto investendo energie. La rivoluzione culturale comprende tutto: la modalità di investimento, la valorizzazione di due asset fondamentali quali infrastrutture e settori giovanili. Mi riferisco anche al controllo e alle modalità di gestione aziendalistiche, tenere i costi sotto controllo e cercare di aumentare i ricavi, cercare di vendere meglio il nostro brand. L’idea di fondo per la riforma è legata a un’esigenza: il nostro calcio è surriscaldato, cioè si spende troppo perché il divario a livello di mutualità è altissimo. C’è un rapporto di 1 a 20 tra la serie A e B, di 1 a 10 tra C e B e infinito tra C e dilettanti perché non c’è mutualità. Il rischio è retrocedere perché se retrocedi fallisci. La storia dice che su 4 società che vanno dalla B alla C tre, in uno o due anni, falliscono. La mia preoccupazione è raffreddare il sistema con delle fasce intermedie e poi arrivare, dalla stagione 2024/2025 ad avere, mi auguro con l’approvazione del Consiglio federale, un campionato di Serie A, due di B, e poi la ‘D elite’ che si fonda con la Serie C con un semiprofessionismo abbastanza allargato. Poi ci sarà il mondo del dilettantismo che sarà vero, non professionismo di fatto. Il vantaggio sarà che la federazione metterà a disposizione delle risorse ma chiederemo un intervento governativo. Serve la modifica della 91 sul semiprofessionismo ma servono una serie di interventi e ne cito uno, l’apprendistato che è un diritto del mondo del calcio che rivendichiamo“.
Leave a Reply