© OSIMHEN – FOTO MOSCA
In occasione del terzo gol, firmato Lorenzo Insigne, accade qualcosa che travalica l’ordinaria amministrazione. Più che per l’importanza dell’accaduto, per l’occasionalità con la quale avvengono episodi del genere.
Tutto accade nel giro di pochi minuti: Osimhen procura un calcio di rigore, lo va a battere Lorenzo Insigne, che insacca; ma il nigeriano non segue il ventiquattro azzurro nella corsa verso i tifosi. Gira il capo e torna a centrocampo.
Ma cosa è successo tra i due attaccanti?
Probabilmente c’è stato un dissidio tra i due nello stabilire chi dovesse presentarsi al dischetto dell’area di rigore. Il secondo fischiato.
Quando Insigne carica il destro, uno scialbo Osimhen rimane lì a guardare, senza l’inerzia di chi dovrebbe fiondarsi su un eventuale respinta.
Una volta siglata la doppietta del capitano, il nove azzurro, senza accennare un minimo d’esultanza, torna nella sua metà campo. Prima di varcare la linea che divide le due squadre, ci pensa un generoso Koulibaly a rincuorare l’ex Lille; poi arriva Anguissa. Non c’è dubbio che i tre parlino la stessa lingua.
Ciò che resta da capire:
Un egoista Insigne in cerca della doppietta personale (e dal duplice riscatto contro i penalty) nega la possibilità ad Osimhen di segnare, oppure il nigeriano, fin troppo innamorato del gol, voleva scavalcare le gerarchie?
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