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Il Barcellona è l’emblema del calcio moderno

Il Barcellona è l’emblema del calcio moderno

©️ “BARCELLONA” – FOTO MOSCA

Il Barcellona è l’emblema del calcio moderno e se pensate che questo possa essere un elogio a Xavi o alla sua squadra vi sbagliate di grosso.

Gli azulgrana in questo momento incarnano tutti i valori negativi figli della trasformazione del calcio moderno. Abbiamo già trattato questi argomenti più e più volte. Un club vince in base al budget che ha, alla liquidità che può permettersi o al debito, e le pretendenti ai titoli europei sono quelle che hanno il fatturato più alto. Semplice. Bene, in Catalogna abbiamo l’esempio lampante dell’attuale stato del calcio europeo contemporaneo. 

Quando Xavi si è seduto sulla scottante panchina del Camp Nou non c’erano i soldi per comprare delle strenne di Natale al team, né tantomeno per tenere le luci dello Stadio accese in notturna. Il Barça stava fallendo, era in crisi economica nera. Ha dovuto chiedere la cortesia di giocare sempre il pomeriggio e mai tardo. Per rinforzare la squadra non poteva che pensare all’ingaggio di giocatori svincolati, non poteva fare altrimenti. Dani Alves ha accettato un contratto dal valore simbolico di un euro al mese. Lo specchio di quel Barcellona, sull’orlo del precipizio, è rappresentato dalla sconfitta in casa per 0-1 (79’ Juanmi) rimediata da un modestissimo Betis il 4 dicembre 2021.

Poi qualcosa è cambiato da allora, magicamente. Ma cosa?

Prima di tutto la formazione. In che modo se non potevano comprare nemmeno una bottiglia di Sangria?
La credibilità bancaria di un nuovo esercizio di bilancio con ricapitalizzazione e supporto da parte di fideiussioni della banca Santander e la possibile (paventata) intenzione di Spotify di comprare spazio sulla maglia blaugrana e naming right dello Stadio (per una cifra vicina ai 280 milioni), ha permesso alla vecchia volpe Laporta di fare una campagna acquisti più che decente. Contro Los Verderones (la squadra verde di Siviglia) il tridente d’attacco titolare era formato da Coutinho, Ezzalzouli e Depay, mentre, oggi, dopo il mercato di riparazione recita nomi tali Ferran Torres (ex pupillo di Guardiola), Adama Traoré (o Trattoré, figliol prodigo ritornato a caso con 30 chili in più di muscoli) e Aubameyang (sbolognato dall’Arsenal ma ancora in grande forma). Un bel passo avanti a livello tecnico non trovate?

Quindi da quando c’è stato questo miglioramento?

Quando ha rialzato la china il Barça e perché? Proprio dal 2 gennaio 2022. È contro il Mallorca di Luis García Plaza che i blaugrana di Xavi diventano i blaugrana di Xavi che abbiamo conosciuto in EL, ed iniziano ad inanellare 10 risultati utili consecutivi nella LIGA. L’ultimo è maturato ieri con un bel 4-0 rifilato al Bilbao, nel mezzo registriamo vittorie contro il Valencia e l’Atletico Madrid (sempre inflitte a forza 4 goal), l’accesso agli ottavi di Europa League e la semifinale di Coppa del Re contro il Real combattuta sino al 98esimo minuto.

Allora, la domanda sorge spontanea: è stata la Mano di Xavi o quella del portafoglio a cambiare lo status quo? Come ha fatto realmente a riprendersi una squadra che sembrava sull’orlo del baratro? 
Diciamo che il motivo è ricco di una serie di concause: investimenti, adeguamenti di contratto, fiducia nel futuro, un ottimo allenatore alla guida.
Ma non soffermiamoci solo sugli aspetti tattici o sulle idee, perché poi le partite le vincono i campioni, e i campioni senza quegli investimenti il Barcellona non li avrebbe potuti più pagare e starebbe ancora galleggiando tra il decimo e il settimo posto.

Alla redazione di Sportdelsud,
Gianmarco D’Antonio.

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