D’accordo la gioventù. Vada per la responsabilizzazione. E perché no, anche per il metro all’inglese. Se poi, però, arbitrando una partita di una squadra in lotta per lo scudetto non si concede un semplice vantaggio, allora il cortocircuito non può essere a valle, bensì a monte. Era già accaduto quest’anno in quel Juventus-Roma del 17 ottobre, diretto da Orsato, il quale aveva fischiato immediatamente rigore senza concedere il vantaggio, da cui sarebbe arrivata la rete pochi istanti dopo.
Allora l’arbitro si giustificò asserendo che per regolamento non si debba concedere vantaggio in caso di massima punizione (prontamente smentito da qualsivoglia media e privato interessato). Oggi l’Aia chiede scusa. Serra, in campo ieri sera ha chiesto scusa. Ma c’è una differenza tra le due ammissioni di colpa.
L’arbitro sul terreno di gioco, quasi imbarazzato, ha genuinamente accettato l’errore marchiano. Da lì il tenero testa a testa sorridente e rassicurante con Rebić, il cui comportamento è da mostrare ai bambini che si avvicinano allo sport. Tutti possono sbagliare in buona fede, bisogna saper perdonare e continuare a GIOCARE.
L’Aia, ammettendo l’errore dell’arbitro e chiedendo ufficialmente scusa, ha creato un unicum e un precedente nella storia del calcio italiano e dell’arbitraggio stesso. Cosa ancora più amplificata dai media. Ricordate quando non più di un mese fa parlammo con il nostro interlocutore di fiducia Rosario Lo Bello, il quale ci disse che per regolamento non può essere accettata l’ammissione dell’errore? Ebbene, oggi questo cavillo del regolamento è venuto a cadere a quanto pare. E adesso?
Noi abbiamo provato a districarci in questo tortuoso episodio grazie all’ esperienza e ai preziosi ricordi di cui l’ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello ci ha reso partecipi.
“Piena solidarietà a questo ragazzo che, ricordiamolo, ha solo 39 anni, anche se non è più così ragazzo (con tono paterno). Sono partite in cui la squadra di casa, tra l’altro in lotta per lo scudetto, in teoria, ha un peso maggiore, tecnicamente, per l’arbitro. Spero vivamente che l’episodio trapelato delle lacrime nello spogliatoio versate da Serra non sia vero. Lo spero per lui in primis. Per fortuna sono lontani i tempi in cui un arbitro si faceva rinchiudere dentro uno spogliatoio e doveva chiedere pure scusa.
Riguardo alle scuse ufficiali da parte dell’Aia, mai espresse in passato per nessuno della nostra categoria, posso dire che erano altri tempi. Oggi, in un certo modo, e in un certo senso, c’è l’interesse di tenere un profilo di correttezza il più trasparente possibile. Dal mio punto di vista è sempre un gesto di umiltà, e come tale va apprezzato.
Tra l’episodio di Serra di ieri sera in Milan-Spezia e quello di Orsato in Juve-Roma c’è molta differenza. Sebbene le dinamiche siano quasi uguali, è nell’atteggiamento dell’arbitro la grande diversità.
Ricordo la finale di Coppa dei Campioni tra Feyenoord e Celtic a Milano nel 1970 arbitrata da mio padre. Un giocatore del Celtic prese la palla in area vistosamente con la mano, se non ricordo male durante i tempi supplementari. Lui diede il vantaggio e il Feyenoord segnò. Un altro esempio. Negli anni ’80, non ricordo l’anno e la partita nello specifico, ma sono sicuro che fosse a San Siro, Agnolin, non proprio l’ultimo arrivato, fischiando negò un vantaggio potenzialmente pericoloso. Fece un inchino cortese per scusarsi. Ci furono 70.000 applausi. Ho detto tutto.
Quindi, ribadisco, piena solidarietà a questo ragazzo, spero solamente che l’episodio delle lacrime non sia vero, perché l’arbitro rimane sempre l’arbitro. Avrei delle perplessità su quanto scritto in merito a stop preannunciati pubblicamente a Serra. Non mi risulta che l’Aia comunichi a mezzo stampa queste cose, sono faccende che si sbrigano all’interno. In genere, Aia e Commissione Arbitri non comunicano ai giornalisti le sospensioni comminate. È una questione di rispetto personale”.
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