E chest’è…

L'analisi di Mario Gargiulo della partita Napoli-Inter e di quelli che sono stati i momenti chiave del big match, incluse le decisioni della panchina.

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Articolo di Mario Gargiulo13/02/2022

© “INSIGNE” – FOTO MOSCA

Un’analisi in controluce della partita di ieri merita “ancoraggi” preventivi, delle milestone di orientamento. Vediamo.

Il Napoli ha giocato contro una squadra più forte, come riconosciuto dallo stesso Spalletti. A nostro parere dell’undici titolare solo tre giocatori avrebbero le qualità per partire titolari anche nell’Inter: Ospina (sulla fiducia), KK (pur non nella sua migliore giornata) e Lobotka. Gli altri, discrete riserve non tutte con la speranza di entrare a partita in corso.

Per vincere partite contro squadre nettamente più forti hai bisogno di “ciorta” e che i giocatori interpretino una partita extra ordinem.  Ieri non abbiamo avuto la dea bendata dalla nostra parte e abbiamo giocato senza particolari acuti nei 90 minuti.

L’allenatore. Per battere l’Inter doveva preparare una partita straordinaria, rischiare di perderla per vincerla, inventarsi qualcosa di nuovo rispetto a una formazione (senza Lobotka) già dominata al Meazza ben oltre il risultato finale.

Cianciando nel pre gara sui social media, dicevo che gli allenatori sono come i comandanti di reparto in prima linea quando infuria la battaglia: pagano immediatamente i loro errori, quelli dei superiori e quelli della truppa. Un po’ come il management operativo delle grandi aziende che deve raggiungere i target assegnati con poca voce in capitolo sulla relativa definizione, sulla formazione della squadra, sulle strategie necessarie all’azione. Ciononostante, se non raggiunge gli obiettivi è il primo capro espiatorio.

Perciò quel piccolo, autonomo margine di manovra che viene lasciato è prezioso e va tutelato. Per quanto possibile è giusto che ognuno scelga come giocarsi il proprio “sederino”, soprattutto in battaglie che potremmo considerare come la Midway o le Argonne del campionato.

Ieri Spalletti il “sederino” se l’è giocato ancora una volta con un modulo a 2 a centrocampo, con Zielinski e Insigne in campo. Commentavo prima della partita che se fossi stato il famoso sottufficiale in battaglia mai avrei affidato le mie sorti a questi due giocatori; neppure avrei riproposto un modulo che aveva fallito nella partita di andata. Ma sono punti di vista.

Il Napoli ha convinto per venti minuti del primo tempo contro un’Inter sottotono, comunque mostrando un approccio alla gara preoccupante. Infatti dopo il rigore regalato la squadra è immediatamente arretrata, lasciando Osimhen da solo a battagliare con i centrali difensivi, come avrebbe fatto una provinciale qualsiasi.

Le difficoltà dei nerazzurri alle prese con il “muro” hanno garantito quei minuti di sostanziale gestione della partita e alcune buone occasioni per segnare ancora.

Nel nostro migliore momento, però, i limiti di sempre. Gli esterni difensivi e KK sbagliavano a ripetizione appoggi elementari e perdevano palle e opportunità di ripartenza: Di Lorenzo, grati per la dedizione e l’energia che mette in campo, con i soliti piedi quadrati cui Rui aggiungeva anche l’immancabile testa vacante. Davvero non capiamo in cosa Ghoulam potrebbe far rimpiangere il portoghese.

A centrocampo Lobotka provava a tenere in piedi la baracca, alla fine sarà il migliore midfielder in campo. Ruiz nel primo tempo ha provato a dargli una mano (niente di più), mentre Zielinski non avrà toccato 10 palloni, tiro compreso: inutile.

Davanti, Osimhen lottava more solito e teneva impegnata la difesa dell’Inter aiutato da un buon Politano. Elmas, subentratogli dopo 25’, peggiore in campo con Zielinski: davvero irritante, immaturo, senza né capo né coda. Insigne ha giocato una partita da comprimario: volenterosa, concentrata, ma uno tra gli altri, uno tra i tanti, non certo il “migliore talento italiano” da 7 o 5 milioni di euro netti a stagione pretesi dal Napoli. E si è mangiato un gol in modo deprimente.

Nel secondo tempo, queste premesse negative sono purtroppo sfociate in un definitivo arretramento del baricentro e la rinuncia a qualsiasi velleità di far gioco: solo la cattiva serata dell’Inter ha consentito di chiudere pari la contesa. Il tutto, ci costa dirlo, avallato dalle scelte dell’allenatore che ha tenuto in campo Zielinski e Insigne oltre ogni ragionevole motivo e con la sostituzione di Osimhen ha consegnato definitivamente il Napoli al forcing finale dell’Inter. Momenti che mi hanno ricordato con terrore il cambio di Icardi nella famosa Inter-Juventus. Altro che Orsato.

Spalletti ha parlato del Napoli come di una squadra di “leggerezza” e “talento”. Sul primo sostantivo siamo d’accordo ma noi lo vediamo da sempre come un fattore negativo. Per fare solo un esempio, il Napoli di Mazzarri mediamente di talento ne aveva sicuramente meno (nonostante i tre… ) ma leggero non era e si è giocato molte partite importanti oltre le sue reali possibilità. Sul “talento”, francamente ieri e in altre circostanze ci deve essere sfuggito qualcosa. Più in generale siamo convinti che si possa essere talentuosi e leggeri contro la Salernitana e il Venezia: altro discorso è mostrare talento contro l’Inter.

Comunque per la CL siamo sempre lì, alla fine di tutto un buon punto.

FORZA NAPOLI SEMPRE