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Taglialatela: “Pagherei per giocare un’altra partita con il Napoli e con lo stadio pieno”

Taglialatela: “Pagherei per giocare un’altra partita con il Napoli e con lo stadio pieno”

L’ex portiere del Napoli, Pino Taglialatela, si è raccontato in un’intervista per “Starcasinò”:

“Per me giocare a Napoli era tutto. Per me il Napoli era la Nazionale perché ne ero troppo tifoso. Non avete idea cosa pagherei per fare un’altra partita con lo stadio pieno con il supporto dei tifosi alle spalle. Quando andavo a fare i contratti li firmavo in bianco, mettevo solo gli anni sul contratto. Cinque anni ogni volta che mi chiamavano. Mettevo cinque anni senza badare alla cifra”.

Sul soprannome di Batman

“Una delle parate più belle è una che feci all’ultimo minuto e non so nemmeno io come. Magari a volte ti vengono parate importanti. Quella parata, come quella sul rigore di Baggio, consentì al Napoli di uscire indenne da San Siro. E da lì mi fu detto che ero come Batman, volavo come un supereroe. E da lì tutti mi iniziarono a chiamare così. Mi chiamavano solo Pino Batman“.

Sui record

“Sì ho vari record. Non sono riuscito a fare il record delle presenze ma quello sui rigori parati è tutto mio, 12 su 26. Una piccola soddisfazione che porto nel mio cuore. La solitudine dei numeri uno è vera, perché sei solo contro tutti come diceva Castellini. E spesso anche i tuoi compagni sono nemici perché una deviazione può essere fatale. Come si para un rigore? Un insieme di tante cose. Dipende dallo studio, dalle caratteristiche fisiche dell’avversario. Secondo me ci vuole tanta esplosività. Nel 1994 il Napoli fa una tournée in Argentina con Maradona, intento a preparare i mondiali in Argentina. E anche lì c’erano tifosi napoletani”.

Sul primo impatto con Napoli e il Napoli

“Il mio primo giorno a Napoli è stato nel 1978 quando andai al San Paolo a vedere la prima partita del Napoli con mio padre e penso c’erano qualcosa come 80mila tifosi. Io avevo circa dieci anni e dissi a mio padre che avrei voluto giocare nel Napoli anche solo per un minuto. Il mio primo giorno da giocatore del Napoli, invece, fu quando fui convocato da Castellini, avevo 15 anni ed ero con i ragazzini. Andai a Soccavo nello spogliatoio, pensando di dovermi spogliare nello spogliatoio dei calciatori dell’epoca e invece il magazziniere mi portò nella caldaia e disse di spogliarmi lì. Ogni volta che entrava un dirigente, un allenatore o anche un calciatore della prima squadra, dovevamo alzarci in piedi”.

Sulle origini e sul rifiuto alle big

“Sono sempre stato orgoglioso di essere isolano e ischitano, perché queste meraviglie le mostravo ai miei colleghi e mi sentivo orgoglioso. La maglia del Napoli è bellissima, c’è il colore del mare e del cielo. Credo non ci sia colore più bello. Sono molto appassionato di maglie ma credo che questa sia la più bella. Il fatto che fossi un tifoso del Napoli mi ha molto limitato nella mia carriera. Perché tra il ’94 e il ’96 ho avuto richieste importanti di Milan, Inter e poi Roma però ho sempre preferito restare al Napoli perché il Napoli per me era tutto, era la Nazionale. Ciò è stato un limite, lo riconosco. Però quando vado a Napoli e le persone normali ancora mi riconoscono e sono affezionate per me è come vincere mille scudetti e mille trofei”.

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