Imperatore: “Nel mondo degli affari si valuta, non si giudica”

Giudicare è sbagliato, e per diverse ragioni: piuttosto, avendone le competenze, pensiamo a valutare. Ciò che realmente si fa nel mondo degli affari.

Napoli, De LaurentiisFoto Mosca
Articolo di Redazione SDS02/10/2023

© “DE LAURENTIIS” – FOTO MOSCA

De Laurentiis è, da sempre, un personaggio divisivo. E, come ogni figura del genere, è spesso vittima di numerose critiche, accuse. La maggior parte dei giudizi calcistici napoletani sono rivolti a lui, anzi contro di lui. Ma il calcio ormai va inglobato nel mondo degli affari, e qui -come scrive Vincenzo Imperatore- non si giudica ma si valuta.

Proprio attraverso il caso De Laurentiis, il Consulente di direzione, giornalista e saggista, ha voluto ricordare che non è non solo sbagliato giudicare come solitamente si tende a fare da queste parti, ma non bisogna neanche farlo perché non si è in grado di farlo. È impossibile vivere la vita di un’altra persona, e non si può neanche comprendere perfettamente tutto ciò che ha provato nelle varie esperienze. Dunque bisognerebbe valutare, anziché giudicare.

Di seguito vi proponiamo un estratto dell’ultimo articolo di Vincenzo Imperatore per Il Fatto Quotidiano, dove approfondisce questi argomenti: “Ai capi non si deve voler bene, i capi devono essere stimati. Una cosa ben diversa che emerge in maniera netta nelle interviste realizzate per il mio libro “A scuola da De Laurentiis” (Edizioni Ultra) a ex-dipendenti (calciatori, allenatori, dirigenti) dell’azienda Napoli, molti dei quali anche licenziati dal presidente.

Perché questa premessa? Perché nelle ultime settimane, dopo che per mesi in molti erano saliti sul carro del vincitore, in tanti sono di nuovo ritornati sulle loro posizioni che molto spesso giudicano ma non valutano l’operato del presidente. Nel mondo degli affari (e il calcio è tra le prime dieci aziende del paese per fatturato) non si giudica ma si valuta, e la differenza non consiste in una sfumatura lessicale. 

È vero che l’ideale sarebbe riuscire a non giudicare. Ma se proprio ci si sente autorizzati a farlo, mi sembra necessario avere quanto meno tutti gli elementi possibili. In fondo anche chi giudica di mestiere (un magistrato) non lo fa senza aver studiato in modo approfondito la situazione, con tutte le attenuanti, le aggravanti, le prove a favore e a sfavore e così via. Ma, è inutile nasconderlo, anche la valutazione è sempre un fatto soggettivo, cioè influenzato dalle caratteristiche individuali del valutatore. Diventa quindi importante limitare il più possibile le probabilità di sbagliare”.