Salernitana: la solitudine dei suoi numeri uno
Il ruolo più perfido e beffardo di oggi da ricoprire? Quello dell'estremo difensore granata.

© “OCHOA” – FOTO MOSCA
Sul ruolo dell’estremo difensore sono stati impiegati concetti filosofici, artistici, sociologici. Per descrivere la sua arte, ma anche le sue paure, il suo stato d’animo, sono state utilizzate migliaia di parole. Il portiere è un martire, in attesa della sua esecuzione. È solo, ma questo dipende anche dalla sua squadra. Può vedere tutti da lontano senza essere mai chiamato in causa, ed in quel caso si chiude in sé stesso affianco ai suoi “amici” pali. Ma, in altri contesti, è preso praticamente di mira. È sotto assedio.
Questo è il caso dei portieri della Salernitana, solitamente Ochoa ma recentemente Costil. Loro sono dei gatti, arrivano ovunque. Si esibiscono in interventi provvidenziali, salvano il risultato. Le loro gesta hanno lo stesso peso specifico della segnatura di una rete. Però, nonostante questo, la Salernitana continua a incassare reti partita dopo partita. Questo, di certo, non per merito loro.
Il loro animo viene lacerato quando il pallone li supera, dopo che per chissà quanto tempo sono sembrati impenetrabili. La difesa lenta, macchinosa, superficiale, non riesce a proteggere i loro numeri uno. Pensiamo a Sommer: contro il Napoli, gli sono arrivati diversi squilli, e ha risposto presente. I suoi interventi si contano sulle dita di una mano, e la porta è rimasta inviolata. Ma un conto è se ti arrivano 4 tiri, un conto 44.
Ecco la Salernitana così non valorizza i suoi grandiosi portieri. A poco serve alla fine un buon voto in pagella (risultano quasi sempre i migliori in campo) se alla fine neanche a loro interessa quante parate hanno compiuto stavolta. Perché, a loro, interessa solo delle reti concesse. Perché è un fulmine che ti prende dentro, ti attraversa, ti massacra.
E quindi, ai fini del risultato, poco importa se la partita è finita 10-0 o 3-0. E tra l’altro non ci è andata neanche tanto lontano la Salernitana dal subire dieci reti. Atalanta docet. Fatto sta che oggi qualsiasi ruolo sarebbe bello da ricoprire in casa granata, tranne quello più beffardo, perfido… quello del numero uno.