Lecce, Corvino: “Non ci sono molti talenti italiani, quei pochi costano anche troppo”
Il Direttore dell’Area Tecnica del Lecce, Pantaleo Corvino, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al suo operato.
© “CORVINO” – FOTO MOSCA
Il Lecce vive un grandissimo momento grazie al suo ottimo avvio di stagione: nelle prime tre giornate ha collezionato due vittorie ed un pareggio. L’arma segreta della squadra è di avere in rosa molti ragazzi giovani dall’enorme potenziale, ma la maggior parte dei talenti giallorossi non sono italiani. Nel merito della questione è intervenuto il Direttore dell’Area Tecnica Pantaleo Corvino, in una lunga intervista per conto de la Repubblica, ed appunto ha sottolineato anche la forma smagliante del club salentino.
Le dichiarazioni di Pantaleo Corvino
Partenza sprint del Lecce: “Non era nei nostri piani trovarci lassù, ma questi risultati sono figli di tanti record battuti nella passata stagione: ottava difesa della A, età media più bassa. Il tutto con un monte ingaggi lordo da 15 milioni di euro. C’è un calcio che si può fare con il portafoglio e uno che devi fare con le idee”.
Grande scopritore di talenti: “Un’etichetta che condivido al 50% c’è sicuramente la mia vocazione verso il settore giovanile, con 14 titoli italiani vinti, che mi ha consentito tra Casarano, Lecce, Firenze e ancora Lecce di portare in prima squadra tante risorse tecniche, di creare plusvalenze. Ma per arrivare dalla terza categoria alla Champions League bisogna essere anche uno che vince”.
Poca Italia nella squadra giallorossa: “Non c’è nessuna sindrome di andare a pescare all’estero i giocatori. Qui mancano le potenzialità perché sono cambiate condizioni e parametri. Prima in Italia si giocava un solo sport, a pallone, tendenzialmente in mezzo alla strada, c’era più fame. Oggi ci sono tanti altri sport, cresciuti in condizioni migliori di quanto abbia fatto il calcio che, a sua volta, è cresciuto poco perché i club non creano né strutture né management. Noi andiamo a caccia di stranieri per necessità. Perché la qualità degli italiani si è abbassata e per prendere i pochi buoni serve un portafoglio pieno. Io mi industrio e per cercare talenti vado fino a Capo Horn”.