© “OSIMHEN” – FOTO MOSCA
Nella lunga intervista rilasciata a Korty Eo, Osimhen ha approfondito diversi temi, e ha parlato molto della sua personalità. Il nigeriano si è aperto, ha raccontato di sé a trecentosessanta gradi. Di seguito vi proponiamo l’intervista integrale.
“La cosa di cui vado più fiero? La nascita di mia figlia. È stato un bel momento per me, era da tanto che non piangevo. Tutti piangono in segreto, anche gli uomini. Sono successe tante cose nella mia vita amorosa, ma ora ho una figlia ed è a lei che va tutto il mio amore. Da questo punto di vista sono disciplinato, perché non voglio avere figli in giro per il mondo.
Bisogna stare attento perché in molti, anche le donne, si interessano a te solo per interesse economico, molti cercano di approfittarsi di te. In realtà non mi piace nemmeno quando le ragazze mi avvicinano, mi piace essere colui che fa il primo passo con le ragazze. Alcuni pensano che sia un modo per atteggiarsi, ma non è così.
“Delle ragazze non mi importa l’aspetto fisico, personalmente se non ha niente da offrirmi deve starmi lontano, io sono un lavoratore e non mi piace avere sanguisughe al mio fianco. Non sono il tipo di persona che porta ogni sera una ragazza diversa in discoteca, preferisco portarci i miei amici”.
Su Maradona: “Maradona per me è il calciatore più forte di tutti i tempi, non c’è niente che un calciatore possa fare a Napoli per paragonarsi a Maradona per i napoletani”.
Sulla sua vita privata: “Ho dipendenze? Solo segnare gol e divertirmi. Mi piace Seyi Vibez, ma il mio preferito è Olamide. Lo ascolto anche prima di entrare in campo o andando allo stadio. C’è una canzone che mi piace molto ed è ‘King shii; un brano molto profondo”.
Sull’infortunio all’occhio contro l’Inter: “La palla stava arrivando e volevo prenderla di testa.
Il difensore mi ha colpito sullo zigomo e mi hanno operato. Ero molto spaventato, pensavo mi avessero sfregiato questo bel volto (ride, ndr). È stato un infortunio quasi fatale, ma ringrazio Dio per essere ancora vivo”.
Sulla famiglia: “Ho perso mia madre molto tempo fa, poi ho perso mio padre nel 2020, ma so che sono molto orgogliosi di me. La prima volta che ho guadagnato dei soldi nel calcio ho comprato una casa per mio padre, ed è uno dei più grandi risultati che ho ottenuto. Portare il nome della mia famiglia sulle spalle non è una cosa facile. Ci sono tante persone che parlano male di me perché preferiscono i soldi alla vita. Gioco con la stessa passione di quando ero bambino, facevo lo stesso quando ero in strada ed ho sempre fatto tutto con la stessa mentalità.
A Dio non piacciono le persone pigre ed aspettare che arrivi il miracolo, devi lavorare sempre perché solo così Dio premia i tuoi sforzi con ricchezze. Tutto ciò che ho profetizzato per me stesso l’ho ottenuto e considerando da dove vengo, non posso non sentirmi una leggenda.Non tanto per i trofei, ma per il fatto di essere in grado di sostenermi da solo, per sostenere la mia famiglia e le persone a me vicine. Credo che questa sia la mia più grande vittoria”.
Sulla sua infanzia ha detto: “Potevo solo immaginare di diventare un calciatore professionista quando ero per strada da piccolo. La situazione della mia famiglia era difficile, quindi andavo a vendere i giornali e l’acqua per strada per aiutarli in qualche modo. A volte a casa ci mancava la luce, avevo un amico qui a Lagos che mi dava il cibo per poter mangiare. All’epoca mangiavamo indomie e pane”.
Riguardo al suo rapporto con la Nigeria: “Mi piace Lagos, anche se ho pochi giorni liberi cerco sempre di tornare qui perché ho bisogno di vedere questa gente. Sono un ragazzo che vive di passioni e sensazioni, mi piace ridere ed avere attorno la mia gente. Di Lagos mi piace tutto, lo stress, le vibrazioni, l’amore, la gelosia e le criticità. Questa è la vita che ho scelto per me stesso”.
In ultimo un aneddoto: “Una volta a scuola stavamo giocando una partita, una sorta di classico, e c’era un sacco di gente. Andammo in svantaggio ed io pareggiai, poi segnarono di nuovo loro ed io continuai a segnare fino al 3-3. All’ultimo minuto loro ebbero un rigore, c’era un giocatore forte che segnò ed io mi tolsi la maglietta ed iniziai a piangere. Non lo feci tanto per la partita, non mi interessava, semplicemente non mi piaceva perdere. È una cosa che non sopporto, per me diventa anche difficile dormire quando accade”
Sugli inizi di carriera: “Vinsi il mondiale Juniores in Cile, giocai molto bene e vinsi la Scarpa d’Oro, nonché il premio come miglior giocatore della competizione. I grandi club si interessarono a me, ma ci stavano tanti voci negative sul mio conto. Anche quando arrivai a Napoli ci stava qualche scettico, dicevano che non avrei segnato mai 4 gol perché la Serie A è molto fisica. Quando mi dicono cose del genere, accolgo la sfida per dimostrare di cosa sono capace”.
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