Osimhen è sparito da mesi, ma Insigne fu crocifisso per molto meno
Insigne firmò a gennaio per Toronto, ma rimase un professionista esemplare nonostante le critiche ingiuste.
A Napoli è difficile arrivare, ma è anche difficile partire. E, quando sei amato dai tifosi, andarsene è davvero dura, ma è ancora più difficoltosa l’impresa di andarsene senza ricevere critiche. Lorenzo Insigne, ad esempio, non c’è riuscito. Il capitano del Napoli firmò a gennaio per il Toronto, la sua nuova squadra. All’epoca non mancarono insulti verso uno dei giocatori più rappresentativi di quella squadra, nonostante avesse onorato la maglia con tutte le sue forze. La firma, per giunta, non fece crollare il morale d’Insigne, che portò avanti la stagione anche con buone statistiche, e mai saltando una partita.
Questo i tifosi non lo hanno capito, o forse hanno fatto finta di non capirlo. Insigne in quel caso si dimostrò un professionista esemplare, perché nonostante l’odio dei tifosi (alcuni), nonostante la pressione e nonostante l’inizio a breve di una nuova vita, continuò a scendere in campo con gli occhi iniettati di sangue fino e all’ultima partita. La stessa cosa non si può dire per Victor Osimhen, che già da un anno fa i capricci con il presidente De Laurentiis. Il nigeriano è stato il primo a partire per la Coppa d’Africa e sarà addirittura l’ultimo a rientrare.
Qualche settimana fa ha anche ammesso di conoscere già il suo futuro, e la probabilità che rimanga in maglia Napoli è bassissima. Insigne ha dimostrato amore fino all’ultimo secondo con indosso la maglia azzurra, mentre Osimhen quest’anno è davvero un fantasma. Il primo, però, ha subito un trattamento ingiusto. Il secondo, probabilmente sarà perdonato non appena ritornerà a segnare. Che i tifosi che lo hanno fischiato gli chiedano scusa, e si ricordino che hanno oltraggiato una bandiera del Napoli.