© “MELUSO” – FOTO MOSCA
Nuovo Direttore Sportivo del Napoli, Mauro Meluso si presenta alla squadra attraverso una lunga conferenza stampa in cui ha preso parola per rispondere alle domande dei giornalisti presenti a Dimaro.
In quale settore può dare un contributo più importante?
“È una cosa che valuteremo, io ho fatto il calcio a tutti i livelli, sin da bambino. Ho esperienza, vado per i 59, lo faccio da tanti anni perché ho smesso presto per gli infortuni. Per anni nelle categorie inferiore, ma è esperienza, ho sempre tenuto il profilo basso ed ho sempre cercato di scalare la montagna per arrivare in A e ci sono arrivato col Lecce e lo Spezia. So di conoscere il calcio in tutti i suoi lati, vi racconto che a 13 anni fui selezionato per giocare nel Napoli. C’era il campo di Soccavo, ma mia madre si oppose, Sormani venne a casa mia per convincere la mia famiglia ma non ci fu verso, era troppo lontano da casa. Poi andai alla Lazio più avanti, ora ritrovo il Napoli che era sulla mia traiettoria”.
Cosa succede col mercato arabo? Ha percepito che c’è interesse sugli azzurri?
“Non mi sono stati riferiti, ma da domani saremo operativi. Avremo una riunione col presidente e tutti i dirigenti e gli scout. Parleremo di tutto. Dico cose scontate: hanno potenzialità economiche molto superiori alle nostre, non derivano dai diritti tv, ma da risorse proprio e non si può competere con offerte da 20mln netti a stagione e sballano un po’ il mercato”.
Un vincente trova sempre una strada, è il suo biglietto da visita?
“Chi se la prende sempre con gli altri si nasconde dietro gli altri, non si prende le responsabilità, io invece me le prendo. È una filosofia di vita”.
Quanto cambia lavorare in Lecce o Spezia ed il Napoli Campione d’Italia? Che sfida è per lei?
“Il calcio è uguale ovunque per un motivo, in primis per la società che deve avere le idee chiare e la coerenza. Se non si crea una situazione di credibilità allora si crea incertezza, poco entusiasmo, perciò è uguale ovunque, poi cambiano i numeri, ma alcune cose sono uguali. Poi c’è il campo ed il rispetto delle regole, ma avere regole e farle rispettare è la bibbia”.
De Laurentiis ha parlato della juventinità di Giuntoli, le ha chiesto lei per chi tifa?
“No, non me l’ha chiesto. Non ho mai tifato per la Juve. Ho giocato in A con Cremonese e Lazio, non ho un tifo particolare. Tifo per la squadra per cui lavoro, ora è una grande opportunità per me e darò tutto ciò che posso”.
Cosa l’ha colpito del progetto Napoli?
“Ho tanti amici napoletani, la cosa è uscita, la grande forza è il calore, la partecipazione, ricordo che a dicembre andai lì per una gita, doveva passare d’acqua sotto i ponti per lo scudetto ma era già entusiasta. La gente ti fa sentire importante e aumentano le responsabilità. La società ha lavorato benissimo, in 10 anni ha fatto più punti di tutti dietro la Juve e lo scudetto è il coronamento del percorso e l’entusiasmo si respira già qui ed è carburante”.
Si immagina di valorizzare anche calciatori da categorie inferiori o di continuare con l’estero alla Kvara?
“Gli scout ed io stesso cerchiamo sempre qualcosa di importante, sono rimasto fermo nell’ultimo periodo ma ho girato e sono stato in giro. Avevo visto ad esempio Kim dal vivo al Fenerbahce, bisogna sempre aggiornarsi ma un conto è lo Spezia ed uno il Napoli, sono cose diverse se devi salvarti o altro. Ben venga però scoprire sempre uno poco conosciuto e che può esplodere”.
Su come rinforzare la squadra.
“Dobbiamo fare riunioni e capire bene dove migliorare e cosa tenerci ben stretto, sono arrivato davvero da pochi giorni e non ho ancora preso pienezza del mio ruolo”.
Perchè s’è complicato così tanto il mercato sudamericano?
De Laurentiis interviene: “La legge Bossi-Fini, sono extracomunitari, ora anche l’Inghilterra e questo ci complica ancora di più i piani. Siamo l’unico paese che può averne solo due”.
Meluso: “Sono norme che ci penalizzano, poi c’è la legge del governo precedente per richiamare i cervelli in patria ma alla quale ci siamo appoggiati anche troppo”.
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