Koulibaly si racconta: da Benìtez alla grande stagione di quest’anno
Il granitico difensore senegalese, Kalidou Koulibaly, racconta la sua esperienza azzurra: da Benìtez alla grande stagione di quest'anno.
© KOULIBALY – FOTO MOSCA
Kalidou Koulibaly si è raccontato in una lunga intervista ad i microfoni di Dazn. Nel corso della chiacchierata insieme a Diletta Leotta, il granitico difensore senegalese ha toccato vari temi: l’arrivo all’ombra del Vesuvio, l’ambientamento in città, il legame con i compagni e con il popolo partenopeo. Addirittura aneddoti legati al caffè e a Tommaso Starace. Partendo proprio da questo punto, Koulibaly ha raccontato che prima di sbarcare a Napoli, non beveva caffè. Da quando è arrivato, invece, ne beve anche quattro o cinque grazia a Starace.
L’INTERVISTA
Uno dei primi argomenti toccati è stato quello sul suo carattere, sempre molto umile. Su questo, Koulibaly ha spiegato:
“Ho sempre avuto amici stretti che vengono a vedermi, sono cresciuto con loro e tutti coloro che mi conoscono devono farlo come Kalidou, la persona con cui sono cresciute. Vorrei che gli amici mi vedessero come il ragazzo che andava a scuola con loro, non come il calciatore famoso che sono diventato. La mia infanzia è stata molto bella, sono nato in Francia. Mio padre faceva il falegname e mia madre la cameriera, sono cresciuto insieme ai miei due fratelli. La cosa particolare è che nel quartiere dove abitavo c’erano tantissimi stranieri: turchi, arabi del nord, africani. Parlavamo tutti francese e quello ci univa, eravamo come una grande famiglia. Spesso li invitavo a casa, cucinava mia mamma.
A casa poi parlavamo solo senegalese mentre fuori casa si parlava solo francese, parlare due lingue fin da bambino mi ha aiutato anche a crescere più velocemente e voglio che anche i miei bambini crescano così. Il mio ricordo più bello? Una partita al Mondiale del 2002 tra Francia e Senegal, noi tifavamo per entrambe. Vinse il Senegal con un gol di Diop, io la vidi a scuola. Dopo la partita, uscito da scuola, vidi tutta la gente del quartiere ballare di gioia, anche chi non era di origine senegalese. Quell’episodio me lo ricordo ancora oggi con tanta felicità, non lo dimenticherò mai”.
Come detto all’inizio, è stato evidenziato anche il rapporto con i compagni, soprattuto con alcuni, tra questi Faouzi Ghoulam, Jorginho, ed anche un diretto rivale, Giorgio Chiellini.
“Con lui (Ghoulam) abbiamo fatto varie iniziative, andando in scuole oppure ospedali. Lo reputo un fratello. Jorginho? È un grande (ride, ndr). È stato il mio primo compagno di stanza al Napoli, mi ha aiutato con l’italiano, mi correggeva sempre e scherzavamo. Poi in campo è stato straordinario, quello che ha fatto con il Chelsea e con l’Italia non mi sorprende. È un grande giocatore. Voglio molto bene a Giorgio. In campo non possiamo essere amici, ma fuori dal campo è una persona straordinaria. Mi ha sempre difeso su tutti i fronti, mi ha dato anche consigli calcistici. Quando mi ha chiamato mi ha chiesto scusa a nome di tutti gli italiani e mi ha sempre detto di essere con me, ciò mi ha dato anche la forza di andare avanti”.
Oggi il senegalese rappresenta una colonna portante della squadra. Già dalle prime partite si notava il suo potenziale, nonostante qualche sporadico blackout. Il suo primo allenatore “napoletano” fu Rafael Benítez. Se il Napoli oggi è lì dov’è, lo deve anche grazie all’eredità lasciata dall’allenatore spagnolo. Su di lui, infatti, Koulibaly ha speso belle parole:
“Mi ricordo quando sono arrivato al Napoli. C’era Benitez e non avevo ancora fatto un allenamento, ci ritrovammo a pranzo e lui prese 11 bicchieri di plastica e iniziò a farmi vedere i movimenti della difesa. Benitez mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto giocare nei primi sei mesi appena arrivato. Dopodiché sono stato di più in panchina perché mi disse di osservare il calcio italiano, totalmente differente da quello che avevo giocato in Francia e in Belgio.
Ricordo di avergli anche staccato due volte il telefono in faccia (ride, ndr). Ero al Genk, lui mi chiama e mi parla in inglese, ma io ho creduto fosse un mio amico che voleva farmi uno scherzo. Dopo due volte mi chiamò il mio agente dicendomi che al telefono era davvero Rafa Benitez. L’ho richiamato e penso di essermi scusato almeno 100 volte. Poi abbiamo iniziato a parlare e lui mi ha detto di essere interessato al mio acquisto. Sono stato molto sorpreso”.
Il Napoli sta volando in classifica ed ha un notevole stacco dalla terza e sulla quarta. Non parlare di scudetto è difficile. Come lo è non evidenziare la grande stagione, fino a questo momento, del primo Napoli di Spalletti.
“Che titolo darei ad un film su questa stagione del Napoli? Memorial Maradona. Mi piacerebbe tantissimo, con uno scudetto sarebbe ancora più bello. Pensare che una persona come Maradona abbia avuto una bella considerazione di me è stato fantastico, non tutti possono avere questa fortuna. Gli mandai una maglietta, poi lo abbiamo incontrato qui a Castel Volturno e quando siamo andati a giocare a Madrid contro il Real”.