Chi è Walid Cheddira: carriera, età, gol e caratteristiche
Walid Cheddira è ad un passo dal vestire la maglia azzurra, tutto quello che c'è da sapere sul calciatore del Bari.
© ” WALID CHEDDIRA” – FOTO MOSCA
Giovane attaccante del Bari, Walid Cheddira è ad un passo dal vestire la maglia azzurra: da De Laurentiis, Edoardo, a De Laurentiis Aurelio. Da Bari a Napoli, dalla cadetteria (non per molto) alla massima serie, l’ennesimo traguardo di una carriera invidiabile a 24 anni.
Carta d’identità
Non partiamo da dove è nato, risulterebbe banale, e un’ordinaria descrizione non è adatta al tipo di calciatore di cui stiamo parlando, né per la sua storia, tantomeno per le caratteristiche. Iniziamo con un aneddoto, il calcio non gli piaceva, amava studiare. Il padre, però, si è reso conto (forse facendo dei palleggi per casa, quando non c’è la mamma che ti sgrida) che aveva del talento, e sarebbe stato un peccato sprecarlo. Perché tenere un prodigio atleta dietro una scrivania in futuro? E, oggi, molte squadre devono ringraziare Aziz, papà di Walino, nomignolo che gli è stato affibbiato a Bari.
Nasce nel luogo dove vi è l’antica tradizione dei fuochi della Venuta, e probabilmente all’ardere delle fiamme si è ispirato quando ha deciso di diventare un attaccante: è bruciante, dirompente, letale, bello da vedere come quel leggero blu a metà tra il rogo e l’aria pronta ad accoglierne il grigiore. Non dovrebbe essere un amante dei colori opachi, spenti, che non dicono nulla, e non solo perché il colore dominante la sua bandiera è uno splendido rosso, ma anche perché a lui, bravo ragazzo sempre sorridente, piace essere coccolato dall’effetto dei tifosi, del popolo, di colori quindi carichi di allegria ed entusiasmo.
Difatti, come lui ammetterà, sceglierà di rappresentare il Marocco grazie all’amore ricevuto dalla sua gente, ai legami che avvertiva con quel popolo. Lottare, quindi, per i colori dei genitori, non per quelli di una Nazione che, a detta sua, non lo aveva mai neanche cercato (l’Italia). Infine, la giovane età, lui classe ’98, non è sintomo di scarsa esperienza, anzi questa è una particolare caratteristica di questo ragazzone, a cui il destino ha riservato un incredibile salto quantico.
In poco meno di 10 mesi, dalla C al Mondiale
Dal Loreto al Lecco, passando per Sangiustese e Arezzo. Una gavetta continua, possiamo definirla anche straziante dato che si era fatto vivo nel frattempo il Parma, peccato però che l’unico momento in cui ha davvero creduto in lui è stato nel momento della firma del contratto, dato che è l’unico vero highlights con il club emiliano. Riesce a trovare continuità nel Mantova, ed ecco che arriva la sua grande occasione: la chiamata da parte del Bari. Spacca tutto con i galletti, riesce ad esprimere al meglio il suo calcio. Lo iniziano a notare tutti. Si sono aperte le porte del calcio, ormai, per Walid.
Ed ecco che, quando il talento incontra l’occasione, si è ormai pronti a spiegare le ali: arriva la convocazione per il Mondiale da parte di mister Regragui. L’attaccante del Bari, che solo 8 mesi prima era alle prese con i fatiscenti campi di Serie C, festeggia negli spogliatoi del San Nicola come un bambino, gli occhi brillano di emozione e, i compagni di squadra, lo portano in trionfo. Ad essere triste, in quel momento, sarà solo l’allenatore Mignani, che si vedrà privato del suo giocatore migliore in un periodo delicatissimo.
Dicono di lui
Le parole di chi lo ha conosciuto davvero, e non di giornalisti che analizzano il suo calcio, sono quelle che ognuno vorrebbe venissero pronunciate nei propri confronti. È stato un ragazzo d’oro, devoto al sacrificio e alla lotta, senza mai mollare un centimetro di campo.
Un suo ex allenatore, Stefano Senigagliesi, racconta: “A Walid ho cercato di insegnare tanto e da lui ho avuto più di quello che gli ho dato. Vederlo calciare i rigori come gli avevo insegnato, mi ha emozionato. Ha grande personalità”.
Bruno di Napoli, suo procuratore, invece, tiene a dire: “Il cammino che ha davanti è ancora lungo, ma Walid ha tanta fame di migliorarsi dopo ogni partita. Analizza sempre cosa va e cosa non va del suo gioco”.
Lente di ingrandimento sul campo, che tipo di calciatore è?
Cheddira è un calciatore che ama spaziare nei diversi fronti dell’attacco, è infatti una punta versatile, di movimento, che può essere schierato anche come ala e non nel classico ruolo da nove. Verrebbe definito oggi “moderno” come attaccante, relativamente alla completezza dei suoi mezzi. È abile nella progressione, quando parte da ala, grazie ad una buona velocità nel dribbling. Combina alla forza atletica una tecnica di tutto rispetto, nonostante non ancora finissima, ed infatti riesce a tenere le botte dei difensori spalle alla porta, cercando e trovando inserimenti dei compagni.
Vediamo invece chi non è: guardando una partita del Bari, faticherete a cercare in lui un Luca Toni, un Giliardino, un airone Caracciolo, perché è molto più completo. Gli vengono assegnati più compiti e riesce ad assolversi tutti nel migliore dei modi, ed ovviamente il gol non gli manca mica. Quest’anno in 17 partite ha segnato 15 gol, fornendo 5 assist. Delle statistiche mostruose, sporcate o limitate soltanto dal mese di assenza per il Mondiale, ma di certo non se ne pente. Da segnalare anche il fatto che è un ottimo specialista dal dischetto, ne ha recentemente realizzati due contro il Parma di Gianluigi Buffon, in una partita terminata per 4-0 per i biancorossi.
Un calciatore che a Napoli, oggi, manca. Vero che è difficile trovare difetti a questo Napoli, e probabilmente non partirebbe neanche facilmente da titolare, ma questa squadra è costruita per risolvere le partite in qualsiasi modo, riuscendo ad aggirare qualsiasi difesa, dalle più arroccate a quelle più aperte. Sulla base di queste considerazioni, non può che esserci grande curiosità nel vederlo al più presto all’opera nella sua prima grande squadra di club.