Sala. Volevamo essere felici

Pier Paolo Pasolini definiva il calcio come poesia in movimento. Poche e semplici parole che fondono due mondi apparentemente lontani ma quanto mai vicini, comunicanti. Il calcio parla alle persone attraverso un linguaggio poetico, attraverso sognatori che, inseguendo un pallone, toccano le corde dell’anima, proprio come la poesia. Nella sua terza figurina, il romanzo “Sala. […]

Articolo di Simone Dionigi19/05/2025

Pier Paolo Pasolini definiva il calcio come poesia in movimento. Poche e semplici parole che fondono due mondi apparentemente lontani ma quanto mai vicini, comunicanti. Il calcio parla alle persone attraverso un linguaggio poetico, attraverso sognatori che, inseguendo un pallone, toccano le corde dell’anima, proprio come la poesia.

Nella sua terza figurina, il romanzo “Sala. Volevamo essere felici”, Michele Pansini dà forma a questo immaginario attraverso le gesta di un grande campione, Claudio Sala, non a caso soprannominato “il poeta del gol”.

Sala, dagli Anni d’oro con la maglia del Torino fino ad arrivare alla carriera da allenatore, ha dipinto calcio, ma soprattutto ha incarnato, difeso e trasmesso i valori straordinari della disciplina, della generosità, della serietà. E, non per ultimo, il valore della felicità, quella tangibile e contagiosa che colorava le domeniche, che animava il coro unanime della Maratona, illuminando il Comunale.

Michele Pansini con questo libro coglie nel segno proprio perché riesce a rivendicare un certo tipo di valori, ravvivando la fiamma dell’entusiasmo, attraverso un racconto appassionato, capace di toccare le corde dell’anima superando confini temporali e generazionali.