Mondiale 2022, l’eredità lasciata alla storia
Ogni edizione lascia tracce nel grande libro della storia: cosa rimarrà di Qatar 2022? Il meglio della Coppa del Mondo in 7 punti.
© “ARGENTINA” – FOTO MOSCA
I mondiali hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno i tempi di quelli che verranno, con questa frase Federico Buffa inaugura ogni suo episodio nei viaggi della competizione più bella mai creata: i Mondiali di calcio. Ogni competizione aggiunge una pagina nel grande libro della storia dello sport, dando il proprio contributo nella stesura di questa meravigliosa opera. Dal giorno zero, 1930 in Uruguay, ad oggi, ogni edizione verrà ricordata in eterno per qualcosa, per qualcuno: cosa ci rimarrà di questa Coppa del Mondo in Qatar?
Non partiamo dalla fine, perché sarebbe troppo facile, meglio cominciare dal principio:
Un disastro chiamato Qatar
La rappresentativa della Nazione ospitante riesce nell’impresa di essere l’unica squadra “di casa” a terminare la propria competizione con 0 punti. L’Ecuador, squadra forte, ma non eccezionale, sembrava il Brasile contro di loro nella partita inaugurale. Non adatta al palcoscenico, ma presento in virtù della legge secondo cui la squadra del Paese ospitante deve prendere parte alla competizione. Se così non fosse stato, non ci sarebbe mai arrivata. Entra di diritto nella classifica delle peggiori squadre ad aver preso parte ad una Coppa del Mondo.
l’Arabia Saudita sembrava l’Olanda degli anni d’oro, ma si è sciolta come un ghiacciolo al sole
Contro l’Argentina gli arabi hanno messo in scena una partita formidabile. Trappole del fuorigioco che hanno mandato in tilt la Selección, forza fisica in ogni zona del campo e tanta fantasia. Addirittura hanno fatto sfigurare completamente Lautaro Martínez, che da quella partita è stato relegato in panchina per dar spazio all’incontenibile Julián Álvarez. Una scelta che si è rivelata alla fine azzeccata, peccato che quella partita da parte dell’Arabia Saudita è stato un semplice caso. Erano tutti in un incredibile (ma semplice) stato di grazia. Il loro torneo, infatti, termina subito.
Il Brasile è l’antidoto alla depressione
Il sangue che scorre nelle vene dei verdeoro dovrebbe essere analizzato, sono fanaticamente unici: poco importa, a chi è esterno, se vincono o perdono. I Mondiali sono la grande occasione per potersi godere una squadra dalla impareggiabile fantasia. Guardare il Brasile è gioia, produce meraviglie come Willy Wonka, crea piacere ed endorfine. Dio benedica il calcio, e con lui i brasiliani e le fantastiche squadre che emozionano puntualmente ogni quattro anni. È impossibile trovare un’edizione nella quale si siano presentati senza geni, fenomeni, talenti dalla pregevole tecnica.
Un Mondiale di addii
È stato un Mondiale fantastico, ricco di emozioni, ma non sempre piacevoli. È stato difficile continuare la giornata in modo sereno dopo aver visto, quasi sicuramente, l’ultimo Mondiale di Neymar, l’ultimo grande idolo della rappresentativa brasiliana. Allo stesso tempo guardare Cristiano Ronaldo in lacrime è stato straziante, considerando anche le tristi vicende che lo stanno coinvolgendo ultimamente. Hanno salutato prima, ma non chissà quanto, Cavani e Suárez. Impossibile risalire ad una statistica del genere, ma questo può sicuramente essere uno dei Mondiali in cui sono state versate più lacrime. Perché non è importante essere brasiliani, portoghesi e uruguaiani, calciatori del genere hanno dedicato la loro vita al calcio, hanno riempito di gioia ed emozione gli occhi di tutti gli appassionati. Si deve soltanto dire grazie per quello che hanno fatto. Per ultimo, ma non meno importante, Luka Modrić, che almeno è riuscito a togliersi qualche soddisfazione in più rispetto a loro, tra il 2018 e il 2022.
Un girone di ferro, per gli altri
Menzione d’onore al Giappone, che riesce a strappare il pass per gli ottavi in un girone con Germania, Spagna e Costa Rica. Il Paese del Sol Levante, però, ci sta abituando troppo bene; sono diversi anni che stupisce, giocando anche un calcio d’alto livello. Nel 2018 soltanto i centimetri in meno hanno condizionato la loro eliminazione, con un Belgio che nei minuti finali è stato costretto a schierare le torri per spuntarla ai samurai. Complimenti a voi, ed onore soprattutto. Semmai per qualche assurdo motivo dovreste presentarvi nel 2026 un poco più alti, nessuno vorrà scontrarsi con voi. ARIGATŌ.
Si chiamano Mondiali per un motivo
La fase a eliminazione diretta ha regalato delle gare fuori dall’ordinario. Il Brasile che annichilisce la Corea regalando emozioni e spettacolo con Neymar mezz’ala, qualcosa che dovrebbe essere bandito, illegale. Soltanto il fato, o il palo, poteva battere qualcosa di così tanto distruttivo. Tra Olanda-Argentina e Inghilterra-Francia il comune denominatore è frenesia. Continui capovolgimenti di fronte, rigori, giocate mozzafiato. Per quanto riguarda la prima, si aggiungono anche tante botte, huevos, lo schema più folle mai visto nell’ultima azione, e tanta, tanta, passione. Da incorniciare il gesto di Paredes, non politicamente corretto ma che lancia un messaggio, cosa passava nella mente di quei calciatori? Erano indemoniati, indiavolati. È un gesto che ti fa saltare dal divano, che ti esalta da fuori, a meno che non sei della parte avversaria.
Giacomo Leopardi, quando ha scritto l’Infinito, probabilmente immaginava questa partita
Un’odissea, una strage. Non ci sono aggettivi per definire la finale più bella della storia. Qualche disegno divino aveva previsto l’arrivo di Messi all’ultimo atto in occasione del suo ultimo Mondiale, ma quello che è successo è da colossal. L’Argentina è la squadra più forte del mondo e lo dimostra nel primo tempo. Purtroppo gestire non è mai una buona scelta, e nonostante loro lo sanno, hanno sbagliato lo stesso. Mbappé da una botta di vita alla Francia, si arriva ai supplementari. Non sono noiosi, nessuno sta sulle gambe, si va a mille all’ora. Tant’è che Messi segna ancora, ma la risposta del 10 francese non tarda ad arrivare. Ai rigori non resta che affidarsi a Dio(s), come ha fatto l‘unico vero dieci della partita, quello che viene da Rosario. Quello che, alla fine, ha alzato Sua Maestà con un bellissimo mantello nero, per quanto curioso.