Azzurri in chiaro scuro

Gli azzurri di Spalletti contro la Roma per dimostrare di aver ritrovato la Grande Bellezza e smaltito il mal di vacanze.

Articolo di Luciano Scateni23/01/2023

©️ “AZZURRI” – FOTO MOSCA

È da pentimento e penitenza con il capo cosparso di cenere sminuire l’esaltante volata del Napoli corsaro azzurro? 

Si ha ragione di esprimere giudizi di imperfezione se la squadra che domina l’impegnativa eccellenza della serie A italiana con alle spalle la leadership dei preliminari di Champions, esce con qualità ridotte dalla discussa parentesi dei mondiali Qatar di corrotti e corruttori? 

Fosse salva la libertà di opinione, ben oltre il ‘forza Napoli’ ostinato, acritico, passionale del tifoso cotto di napoletanità calcistica, la risposta sarebbe “assolutamente sì”. 

Titolo della riflessione: “Spalletti è un insieme di saggezza, carisma, mix di professionalità ed esperienza, è valorizzatore di talenti, abile compattatore delle complesse personalità di ventidue giocatori, è un motivatore con doti di psicologo, è furbizia maturata nel tempo infinito dell’ultra decennale carriera? Sì. La squadra che gli ha affidato De Laurentiis, dopo la magnificenza prestigiosa di Benitez, Sarri, Ancelotti, racconta a metà del cammin di lunga vita l’indiscusso, autorevole primato con corposo vantaggio di campione d’inverno. Sì, il ricco carniere degli azzurri esalta lo score di 46 gol realizzati e solo 14 subiti. Sì, il gotha del calcio assegna al Napoli l’Oscar di team number one. Ma aprire una parentesi di distinguo è compatibile con la stima mondiale conquistata? 

Una voce fuori del coro nulla toglie alla grande bellezza del Napoli illuminato dalla prorompente fisicità di Osimhen, dall’estro calcisticamente armonico di Kvaratskhelia. Condivide l’imparzialità degli esegeti di questo entusiasmante sport, stupiti per le prestazioni superlative degli azzurri, ma presi da sconcerto per gli incidenti di percorso che hanno opacizzato la lucentezza del 2022. Peccati veniali, le partitelle amichevoli, modeste prove generali per la prima della serie A dopo il Qatar. Peccato mortale a Gennaio, bocciatura senza alibi in coppa Italia, con la cenerentola del campionato. Debacle condannata all’unanimità con alterna motivazione: impegno sottovalutato, ovvero  errore per complesso di superiorità o peggio cinica scelta di liberarsi di un’incombenza collaterale del Campionato? L’Italia, è cosa nota, pullula di tifosi-allenatori, ma nella circostanza anche un dilettante allo sbaraglio, allenatore della domenica della squadra degli ‘ammogliati’ avrebbe operato la scelta ovvia di mandare in campo la via i titolarissimi e, messo al sicuro il risultato, li avrebbe richiamati in panchina, per il meritato riposo. La partita di Coppa Italia non l’ha vinta la Cremonese, ma Ballardini.  

Glisson e diamo un’occhiata al 2 a 0 dell’Arechi, messo a segno contro una squadra in chiara depressione, scossa dal va e vieni dell’allenatore, disconosciuta dai tifosi, intimidita dall’eccellenza del ‘nemico’. Il Napoli che esulta per i 50 punti in classifica deve dimostrare (l’imminente Napoli-Roma è il test giusto) di aver smaltito il mal di vacanze post Qatar per tornare alla ‘Grande Bellezza’ del 2022.  

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