ESCLUSIVA – Forgione: “Napoli nato nel 1926? Un errore storico”
Come documentato, il Napoli non nasce il 1 agosto del 1926, bensì nell'ottobre del 1922, ed in questo mese "festeggia" il centenario.
© “NAPOLI” – FOTO MOSCA
Angelo Forgione, scrittore e giornalista napoletano, ma anche opinionista, storicista ed esperto di questione meridionale, nonché grafico pubblicitario. Autore di libri di successo come Made in Naples (2013), in cui è spiegato perché Napoli è considerata dall’Unesco la culla della cultura occidentale, e Dov’è la Vittoria (2015), in cui sono ricostruiti gli intrecci politico-economici che hanno decretato il dominio del nord nello sport nazionale. Ha portato alla ribalta nazionale numerose questioni culturali e altre più delicate sulla discriminazione territoriale.
Premio “San Gennaro Day 2013” per il saggio Made in Naples. Premio “Eccellenze del Sud 2012” e “Gallo d’Oro 2014” per l’informazione meridionalista. L’ultimo libro è Napoli svelata, dove mette in evidenza tanti primati di Napoli e dei napoletani sempre su ricerche e documenti storici che ne sottolineano la validità. Uno dei capitoli del libro parla della probabile vera data di nascita di quella che oggi conosciamo come SSC Napoli. Ecco le sue parole in un’intervista esclusiva a SportSud:
Da gran difensore della napoletanità, che ne pensa del coro ormai usato come autoironia “Vesuvio erutta”? Si può parlare di unicità napoletana?
“Si, anche se io non sono troppo d’accordo a stigmatizzare certe situazioni in questa maniera. Sicuramente è un’arma per neutralizzare quella che è la volontà dei tifosi avversari . Però dopo si rischia anche di banalizzare un argomento e togliere sensibilità allo stesso che invece dovrebbe essere analizzato con maggiore attenzione. Stiamo in Italia un paese molto strano…”
Nonostante lo scetticismo iniziale e visto il grande inizio di stagione, può essere la stagione giusta per lo scudetto? E perché?
“Certo che lo può essere, è sotto gli occhi di tutti che questa è una squadra costruita bene e che ha fame e voglia di continuare un percorso, e che soprattutto è rinnovata nel suo spirito. Quindi questo non fa altro che rialimentare un progetto di cui tutti quanti in qualche modo abbiamo perso traccia nelle stagioni tribolate con Ancelotti e Gattuso dove abbiamo perso la qualificazione in Champions.
Non dobbiamo mai dimenticare che il Napoli negli ultimi 10 anni è stata la principale antagonista della Juve. Poi c’è stato un calo in cui si sono inserite le milanesi ma il Napoli è la squadra che per progetto, venendo dal fallimento, si è segnata di più in questi anni.
Il presidente ha capito che era il momento di rinnovare e lo ha fatto bene.
Adesso è venuto il momento di raccogliere i frutti non sono quelli del gioco, al qual eravamo fermi con Sarri e che pensavamo fosse inimitabile, ma invece siamo anche oltre con questo Napoli. Speriamo solo che questo duri perché tutto dipende dalla forma, dalla testa e dall’ambiente. Dobbiamo restare uniti anche se l’ambiente napoletano è un po’ particolare… ascoltiamo il presidente e potremo vedere altri bei risultati.”
Tra denuncia sociale e vittimismo si cammina ormai sul filo del rasoio. E’ questo il rovescio della medaglia, vista la noncuranza della politica sul tema del razzismo?
“Sì, si può cadere in vittimismo soprattutto quando gli organi preposti non risolvono la questione e quindi la protesta può diventare anche una malattia. Ogni protesta deve essere sempre supportata da motivazioni valide. Spesso lo è qualche volta no.
E’ chiaro che il problema della discriminazione territoriale è antico e atavico.
La discriminazione territoriale non è una cosa di oggi, ma viene inserita nel codice di giustizia sportiva dopo proprio un Roma-Napoli nel 1989 (Flaminio di Roma 1-1) dopo che i romanisti inveirono contro i napoletani adottando dei cori veronesi, unici che fino a quel momento insultavano i partenopei. Tutto ciò accade all’indomani di una marcia antirazziale fatta proprio a Roma dalla federcalcio e da calciatori di Milan Napoli e Inter.
Noi pensiamo che quest’ultima sia una questione di qualche anno fa semplicemente perché il Napoli è tornato in lotta per lo scudetto. Quindi questo è un fenomeno proporzionale alla forza della squadra. Ogni qual volta il Napoli lotta per traguardi importanti, si amplifica l’odio, l’aggressione verbale nei confronti dei napoletani.
Questo è successo nel Napoli di Maradona e sta succedendo anche in questi anni. Sinonimo di paura? assolutamente sì, sinonimo di timore e di mancanza di rispetto nei confronti di un club che è temuto.”
Quanto può far bene questo Napoli in Europa essendo considerata una “piccola”? Con le piccole le squadre giocano a viso aperto… e gli azzurri ne giovano
“Innanzitutto bisogna fare un distinguo tra Serie A e coppa. In campionato io credo che il Napoli debba mentalizzarsi e prendere consapevolezza di poterlo vincere. Se giochi il campionato con i soliti timori interni ed esterni, anche della piazza scaramantica, non vinci niente. Io invece dico che la parola scudetto va pronunciata e che i tifosi devono spingere la squadra affinché si convincano anche loro in campo. Ma deve esser anche lo stesso allenatore, e io sono convinto che dietro le quinte si stia inculcando questa mentalità vincente. Lo scudetto può inoltre valorizzare tanto il lavoro di questi ragazzi giovani e di Spalletti che non ha mai vinto niente se non in Russia.
In Europa hai a che fare con un calcio di dimensioni molto più grandi, perché ci sono squadroni ricchi, come City e PSG, supportate da capitali mediorientali, di livello certamente superiore. Li puoi sopperire solo con il gioco, conterebbe anche la storia, che il Napoli in Europa però non ha. Devi giocare questa competizione per cercare di arrivare quanto più avanti possibile, non si può sapere quanto puoi andare avanti, ma partita per partita magari puoi riuscire a raggiungere risultati importanti. Io penso però che la convinzione debba essere finalizzata alla vittoria del campionato.”
Come documenta nel libro, il Napoli è nato nell’ottobre 1922, quindi c’è da festeggiare il centenario. C’è un modo di convincere De Laurentiis di questa nuova ricorrenza? Sarebbe una rivoluzione
“Premesso che io l’informazione al presidente l’ho mandata e posso dire con certezza che ne sia al corrente. Ci vuole anche però una comunicazione massiccia da parte dei media. Se la scoperta resta nell’alveo di chi l’ha tirata fuori o di qualche sito e basta serve a poco. Io credo che i media locali debbano spingere affinché questa cosa venga a galla e che magari il presidente si possa sensibilizzare. Il 1926 è una data molto cara ai tifosi, c’è gente che se l’è tatuata sulla pelle e quindi mi rendo conto che rivedere questa data comporterebbe un cambio di mentalità e dei problemi pratici. Però la storia deve essere rispettata e quando si fa revisionismo storico la finalità è proprio quella di rispettare la storia in questo caso di un club che ha una storia rispettabilissima, l’unica società del sud che compete a certi livelli.”
Su quale documentazione e riferimenti storici lei basa la sua tesi, cioè che il Napoli è nato nel 1922?
“Innanzitutto bisogna partite da una visione storica di quello che era il calcio in quegli anni (anni 20). Era uno sport poco seguito, all’epoca c’era il ciclismo e le gare podistiche e il calcio era di nicchia e soprattutto interessava il triangolo industriale del nord. Non a caso la FIGC nasce a Torino e fino a quel momento c’era solo la competizione del nord tra Milano,Torino e Genova. Quando nel 1922 si fondono le due squadre cittadine di Napoli e si produce la società Internazionale Napoli (Internaples) non c’era un campionato nazionale. Inoltre al nord c’erano già i campi strutturati con riflettori per la sera, per permettere gli allenamenti dopo il lavoro, cosa che al sud non esisteva. La copertura mediatica al sud delle squadre era quasi vicina allo zero.
Spulciando i quotidiani dell’epoca mi sono reso contro che nel 1926 c’è solo un cambio di denominazione, non c’è una nuova società, lo statuto resta lo stesso ed entrano nuovi soci. Il cambio di denominazione, dovuto ad una questione politica, narrata nel libro, è avvalorata da una lettera del 1931. In questa data c’è la prova che l’origine del Napoli è nel 1922. Il terzo presidente del Napoli, Giovanni Maresca di Serra Capriola, scrive una lettera ad un inglese che aveva militato nell‘Internazionale Napoli regalandogli una tessera dicendo queste esatte parole: “Farà piacere ricevere questa tessera che onora la storia del vecchio club internazionale e che è diventato il glorioso Napoli”.
E’ una prova ineccepibile di quella che è la trasformazione dell’Internazionale Napoli in Associazione Calcio Napoli. Il 1926 è quindi un’errore storico ripetuto dal dopo guerra in poi e questo perché non c’era copertura mediatica di quello che avveniva riguardo il calcio al Sud”.