Lo Bello: “Prima serve l’osso, poi il dolce, altrimenti questo può far male”
Anche questa settimana torna la rubrica Lo Bello del Var in compagnia dell'ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello per discutere degli episodi più discussi della giornata.
![lo bello](https://www.sportdelsud.it/wp-content/uploads/2022/01/lo-bello-6.jpg)
Ma non l’avevamo già visto la scorsa giornata? Eppure, così come un déjà-vu, vediamo ripetere gli stessi errori. Non nell’episodio specifico, ma sempre a monte ristagna il problema. Serra, dopo Milan-Spezia, è passato sotto la gogna mediatica e, infine, rimandato, come a scuola, nelle classi inferiori. Ancora a San Siro. Coinvolte Inter e Venezia, ma sempre determinante ai fini dello scudetto, Matteo Marchetti, 32 anni, arbitro esordiente nel febbraio 2021 in Serie A, ha condizionato nuovamente la partita.
Al 39’ minuto del primo tempo sarebbe stato da annullare il gol all’Inter, se solo il direttore di gara avesse fischiato pochi istanti prima la netta gomitata di Dzeko sullo zigomo di Modolo. L’azione è invece proseguita per la gioia interista e di Barella, autore del gol del pareggio che darà il via alla rimonta completata all’89’. Il Var non ha potuto intervenire poiché, anche se solo per un momento, il Venezia era tornato in possesso della sfera, poi immediatamente persa, cui ha fatto seguito la rete nerazzurra.
Ancora una volta abbiamo chiesto il parere al nostro prezioso consulente in materia: l’ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello.
Come mai si ripete la designazione di giovani direttori di gara per gare delicate in ottica scudetto?
“Evidentemente c’è necessità. Molto probabilmente il lavoro di crescita sui giovani arbitri che sarebbe dovuto essere stato fatto prima non è mai iniziato. E adesso si corre qualche rischio in più per accelerare la maturazione di questi ragazzi. L’impellenza, l’urgenza quando si presenta, la si deve affrontare in qualche modo. Se questo lavoro fosse stato fatto nel tempo, non avrebbero bisogno, adesso, di mandare allo sbaraglio giovani arbitri con poca esperienza a dirigere partite pesanti dal punto di vista tecnico”.
Per quello che riguarda l’episodio in questione, cosa si sente di dire?
“Giunti a questo punto sto iniziando a consumare i polpastrelli. Che dire? È un peccato non vedere arbitrare questo genere di partite da gente come Doveri, sprecato in Genoa-Udinese. Mi è piaciuto molto recentemente e, devo dire il vero, oggi è tra i migliori che abbiamo, pur non essendo un fenomeno sul campo. Ancora piena e assoluta solidarietà a Marchetti, ma di fronte allo zigomo di Modolo lui sa già come valutarsi. L’arbitro è in primis giudice di sé stesso. Tuttavia, vorrei sottolineare che io andavo a fare Monza-Lecco, Pisa-Sampdoria, poi, ogni tanto, un po’ di ciccia intorno all’osso. Dopo, però, nuovamente osso.
Quando hai mangiato tanto tempo l’osso nella gamella (o gavetta nel linguaggio militare), e poi assaggi gradualmente la carne e il dolce, questo lo devi mangiare piano piano, altrimenti può fare male. Se non si segue questa filosofia, poi il dolce non lo apprezzi più. E quindi: “una tantum” finché non ti abitui al dolce. Una volta fatto il palato ti puoi abboffare tranquillamente. Perché durante il digiuno il desiderio di assaggiarlo è così grande, così intenso che, una volta assaporato, lo si sa apprezzare. Ogni tanto ci vuole una partita che non ti aspetti, nella quale devi trovare una motivazione, o il rischio di sfasciare una gara diventa realtà.
Per carità, ogni periodo è diverso da un altro. Non c’è nulla di più sbagliato di dire “ai miei tempi”. Tuttavia, esiste un principio che abbraccia la saggezza, così come prevede la diciottesima regola del calcio: il buonsenso, una norma che deve ispirare non soltanto in campo, ma anche, e soprattutto, nella vita”.