Reina nega il razzismo: “Non vuoi i ‘buu’? Provoca di meno”
Intervenuto ai microfoni di Marca, Reina ha fornito la sua opinione sul caso Vinicius: non c'è razzismo se provochi di meno.

Nell’ambito della discussione sul razzismo nel calcio, emerge una scuola di pensiero laterale che semplicemente nega il razzismo. Questa prospettiva cerca di sfatare le accuse di razzismo quando un giocatore viene insultato con epiteti come “scimmia” o “negro”. Ricordate Gasperini? Se i tifosi avversari prendono di mira un giocatore in particolare, non è necessariamente razzismo, ma piuttosto un tentativo di offenderlo perché è un avversario.
Tuttavia, il Guardian ha definito questa visione come “un esempio di mentalità deprimente”. Pepe Reina, ex portiere del Napoli e noto per le sue simpatie politiche per Vox, il partito nazionalista spagnolo, si iscrive a questa scuola di pensiero e ha espresso le sue opinioni durante un’intervista a Marca, pubblicata ieri dal giornale.
Reina afferma che “qualsiasi comportamento razzista deve essere fermato” e sostiene che “la Spagna non è un Paese razzista”. Ammette che esistono individui che si comportano in modo razzista negli stadi, ma ritiene che siano una minoranza. Secondo lui, è importante identificarli e vietare loro l’ingresso negli stadi. Reina condanna coloro che insultano Vinicius chiamandolo “scimmia” e ritiene che sia triste che ciò accada.
Tuttavia, offre anche una prospettiva diversa sulla questione, affermando che talvolta il problema non è solo il razzismo. Sostiene che i tifosi potrebbero prendersela con un giocatore specifico perché si comporta in modo provocatorio, parlando troppo o protestando con l’arbitro. Reina crede che se si evitano provocazioni verso gli spalti, gli avversari e gli arbitri, si otterrà più rispetto da parte di tutti. Dal suo punto di vista, come giocatore più anziano, ha consigliato a Vinicius di concentrarsi di più sul gioco e di comportarsi con rispetto nei confronti dei rivali. Ritiene che il comportamento del brasiliano influenzi l’intera squadra e che sia necessario un cambiamento di valori e di educazione per tutti.
Reina sottolinea che condanna ogni forma di razzismo o allusione razzista, ma afferma che non accetta di essere considerato razzista da tutto il mondo. La sua posizione è quella di promuovere una cultura di rispetto reciproco nel calcio, che possa migliorare le prestazioni e il comportamento dei giocatori.
Reina: razzismo?
Le sue parole: “A volte non è solo razzismo, non è che un tifoso è razzista o meno, ma piuttosto che se la prendono con un giocatore specifico, perché a un certo punto può parlare troppo. È capitato a noi tutti, me compreso. Come riflessione generale, meno provochi gli spalti, meno provochi gli avversari e meno protesti con l’arbitro, più rispetto avrai da parte di tutti”.
“Io, dalla mia umile posizione, anche solo per anzianità, gli ho detto di dedicarsi di più a giocare, che dovrebbe concentrarsi di più su quello, sull’essere un grande calciatore. Ma credo che dovrebbe maturare anche nel comportamento, nell’avere più rispetto per i rivali, nel comprendere alcuni valori o codici calcistici non scritti. Ciò migliorerebbe le tue prestazioni. Non può essere che ogni partita fuori casa per lui sia una guerra”.
“Il fatto che Vinicius si comporti così a volte colpisce tutta la squadra. Se fosse mio compagno, lo direi, come lo dico qui. È un problema di valori e di educazione, da parte di tutti. Non funziona per me che il mondo intero sia contro di me perché sono razzisti. E, insisto, condanno ogni tipo di razzismo o allusione razzista”.