Quando Paolo Rossi venne accolto da 90 mila fischietti a Napoli
Paolo Rossi venne accolto da 90 mila fischietti a Napoli verso la fine degli anni '70, domani invece una regola vieterà agli interisti di riservare trattamento analogo a Lukaku.

Per il ritorno di Lukaku a San Siro, la tifoserie organizzata dell’Inter aveva in mente di riservargli un’accoglienza particolare. I tifosi avrebbero voluto armarsi di fischietto e accompagnare dal suo rumoroso suono tutte le giocate del loro ex attaccante, ma ciò non sarà possibile. È stata diffusa da poco la notizia riguardante il divieto l’introduzione dei fischietti all’interno dello stadio, e ciò non poteva non generare malcontento tra la tifoseria di casa. Questa ricorda che, ad esempio, Dusan Vlahović ebbe un trattamento analogo a quello che avevano in mente durante la partita tra Fiorentina e Juventus.
Quella volta furono 10 mila i fischietti che tuonarono nelle orecchie del centravanti serbo, ma quest’idea non nasce affatto dai supporter viola. A dire il vero, il numero di fischietti registrati in quell’occasione era incredibilmente basso rispetto ad una delle prime volte in cui in Italia i tifosi utilizzarono questo strumento per infastidire un calciatore indesiderato. Quella volta, però, non si trattava neanche di un ex calciatore, bensì di uno che rifiutò di vestire la maglia dei tifosi di casa.
Paolo Rossi e i fischi del San Paolo nel 1979
Idolo del calcio italiano, Paolo Rossi ebbe un rapporto complicato nella sua carriera da calciatore con i tifosi del Napoli. Ormai in rampa di lancio con la maglia del Perugia, Rossi era diventato oggetto di desiderio da parte di tanti club nel campionato italiano, c’era addirittura chi era disposto a fare carte false. O, addirittura, a proporre cifre sconsiderate per l’epoca, come ad esempio fece l’allora presidente del Napoli Corrado Ferlaino. La cifra proposta al Perugia era vicina ai tre miliardi di lire, e il club umbro avrebbe volentieri accettato l’offerta, arrivata ad una somma che l’avrebbe soddisfatto eccome.
Rossi, però, rifiutò il trasferimento. Secondo voci che circolavano all’epoca, Napoli non era l’ambiente giusto per lui. E, diciamolo, sotto certi aspetti non lo era davvero. Correva l’anno 1979, non era ancora arrivato Diego Armando Maradona, il vento argentino non aveva ancora cambiato i connotati di una città anarchica, quasi selvaggia e primitiva in certi suoi angoli. Funzionava poco in città, e quel poco neanche chissà quanto bene. Per lui, forse (ma neanche troppo), era più adatto l’ambiente bianconero.
Ad ogni modi i napoletani non presero bene l’atteggiamento di Rossi, e cerchiarono sul calendario una data con matita rossa. Il 20 ottobre. Quel giorno il Perugia avrebbe fatto visita al San Paolo, e la loro punta di diamante non avrebbe potuto non giocare. I tifosi azzurri, sapendolo, si armarono di fischietto e gremirono lo stadio. Si registrò una cifra record di spettatori, si toccarono secondo alcuni i novanta mila spettatori.
Tifosi accaniti, famiglie, persone che non seguivano chissà quanto il calcio, si riunirono tutti allo stadio quel giorno con un unico obiettivo: fischiare Paolo Rossi. Per mostrare il proprio disprezzo, si ricorse persino allo strumento aereo: durante la partita un elicottero sorvolò lo stadio e questo portava con sé una scritta con la presente dicitura: “Rossi non sei degno di noi“. Seppur, come da sua ammissione, non riuscì neanche a sentire i richiami dei compagni quel giorno, Pepito trasformò comunque un calcio di rigore in un concerto di assordanti fischi.
Era un periodo in cui non esisteva il politicamente corretto, dove il calcio era la massima libertà d’espressione sia per i calciatori che per i suoi appassionati. Non era uno spettacolo, era semplicemente un gioco. Un vortice di emozioni ancora vicino al suo stato brado che consentiva a tutti di emozionarsi e innamorarsi. Anche in una storia del genere, infatti, è possibile capire la genuinità del gioco, dell’aria che si poteva respirare. Era un calcio bellissimo che, purtroppo, non esiste più. Ci stavano dei campioni di livello assoluto, infine, che sono stati tristemente sostituiti da bambolotti attraverso una sorta di selezione naturale d’interessi.