Pareggiare in rimonta
Meglio pareggiare una partita in rimonta che venire rimontati: Garcia dixit, tra l’altro, commentando il 2-2 che certifica l’incapacità del Napoli.
©️ “POLITANO” – FOTO MOSCA
Meglio pareggiare una partita in rimonta che venire rimontati: Garcia dixit, tra l’altro, commentando il 2-2 che certifica l’incapacità del Napoli di vincere partite contro squadre di prima fascia.
Frase di un allenatore che, pur criticato ben oltre le sue reali responsabilità in una stagione destinata a provocare sofferenza, ne fissa altresì alcuni limiti indiscutibili.
Garcia finora è riuscito a creare disorientamento e confusione a tifosi , giocatori e commentatori pur con un gioco monotematico e puntando su un blocco ristretto di giocatori.
Le solite scelte discutibili
Ieri per esempio ha rinunciato a Cajuste dopo il primo tempo balbettante a Berlino: al suo posto Elmas, che non ne imbrocca una “ab urbe condita” in qualsiasi zona del campo lo si impieghi. Seguendo questo schema di ragionamento, Zielinski non avrebbe dovuto mettere piede in campo da anni e lo stesso il mitizzato Anguissa, indispensabile solo nella testa del tecnico francese.
In questo modo, con il solito evanescente polacco e un Lobotka lontano dalla migliore forma, il Napoli ha consegnato il centrocampo all’affollata e forte mediana del Milan esponendo una difesa endemicamente scarsa al martirio per l’intero primo tempo. Se si fosse andati all’intervallo 1-4 nessuno avrebbe avuto da ridire.
Nel secondo tempo un po’ di agonismo, prodezze individuali, sesquipedali sciocchezze della difesa e dell’allenatore del Milan, ci hanno rimesso in carreggiata ma la valutazione dell’incontro non può cambiare per questo. L’inserimento di Zanoli al posto di Politano dimostra che per Garcia la partita si sarebbe potuta perdere più che vincere e che il punto andava accolto benevolmente. E su questo almeno siamo d’accordo.
Quando c’era Spalletti
Torniamo su una nostra convinzione espressa non certo ora ma quando questa squadra infrangeva record e vinceva le partite: la rosa del Napoli non è migliore di almeno altre tre o quattro del campionato. L’anno scorso Spalletti aveva costruito una macchina perfetta, tatticamente e atleticamente, almeno fino alla partita dell’Olimpico di Torino contro i granata. I giocatori si muovevano in sincrono con determinazione, concentrazione e orientamento ferreo all’obiettivo.
Molti di loro hanno dato più del massimo per due terzi della stagione; la squadra giocava raccolta e protesa in avanti con un pressing feroce e continuo che toglieva spazi di gioco all’avversario. La difesa contava su un Kim in più e gli stessi punti deboli di oggi. Due per tutti: un mediocre portiere e i due terzini spinti all’ala avanzata per gran parte del tempo con pochi “spazi” per cappelle in difesa. Infine Eupalla ha giocato instancabilmente con noi e contro il resto della compagnia. Una per tutte: Osimhen metteva palle in porta anche con il pensiero.
La squadra, spremuta oltre misura, è scoppiata dopo Torino. Dopo le vicende di quest’estate, su cui non torniamo, si è definitivamente seduta. Quest’anno sta esprimendo più o meno la sua reale consistenza al netto degli errori del tecnico.
Meret, Mario Rui (o Olivera, non cambia niente), Natan, Rahmani, Di Lorenzo, Zielinski, Lobotka, Anguissa, Kvara, Osimhen (o chi per lui), Politano: gli undici titolari hanno le potenzialità per arrivare nei quattro, se va bene. Inutile che chi blatera alla luna pensi di avere tra le mani il Sacro Graal.
Chest’è.
FORZA NAPOLI SEMPRE