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Erica D’Agostino: “Il mio rally, la mia vita in derapata”

Erica D'Agostino

Spesso si tende a identificare il mondo dei motori quasi esclusivamente all’interno della galassia culturale maschile. Errore madornale. Sì, è vero, si potrebbe facilmente inciampare nella trappola dei numeri, che vedono il gentil sesso in stragrande minoranza a livello professionistico. Eppure le ragazze di talento, con gli ottani nel sangue non sono certo poche. Sgomitano, lottano, per emergere in un contesto in cui troppo facilmente si associa l’incapacità al volante al genere femminile.

E quanto è grande la soddisfazione di queste ragazze quando riescono a indossare il casco e farsi chiamare colleghe dagli altri piloti. A quel punto cade ogni pregiudizio, ogni sorrisetto, ogni occhiata maligna. La pista e il cronometro sono le uniche cose che contano. La prima rappresenta la tua vita che si racchiude in quel lasso di tempo. Il secondo è un giudice implacabile, di fronte al quale non esiste distinzione, se non nei millesimi, centesimi e via dicendo.

Noi abbiamo avuto la possibilità di poterci un po’ addentrare all’interno del mondo femminile dei motori grazie alla gentilezza e alla disponibilità della rallista Erica D’Agostino, fresca partecipante alla finale del Rally di Modena. Con la sua Peugeot 106, e affiancata dal padre Pasquale nel ruolo di copilota, hanno concluso la prova senza incidenti o ritiri. Non si saranno piazzati nelle zone nobili della classifica, ma la stessa ammissione alla gara, nonché un discreto crono portato a termine, impreziosiscono la prestazione di Erica e papà Pasquale.

Per iniziare, la cosa che ci siamo domandati è stata anche la più ovvia: Chi è Erica D’Agostino?

“Ciao, sono Erica D’Agostino, ho 21 anni, a breve 22, e vengo da un piccolo paesino in provincia di Caserta: San Potito Sannitico. Fin da piccola ho avuto una passione per le macchine e le corse. Una passione dovuta al fatto che sono praticamente cresciuta tra i motori, dato che papà ha una concessionaria di automobili. Il rally è collegato al rapporto che c’è tra me e mio padre, anche lui amante delle corse. Quindi, abbiamo deciso di provare a vedere cosa sarebbe successo unendo le nostre passioni. Ed eccoci qui.”

Come è avvenuto l’approccio al mondo dei motori? E come è stata la prima volta in cui ti sei cimentata in questo sport?

Non ebbi neppure il tempo di dire a mio padre che ero intenzionata a provare a gareggiare nei rally, che già si mise in movimento per recuperarmi una macchina per correre (ride). Una volta trovata, ci siamo iscritti al Rally di Pofi. Sfortunatamente non è andata troppo bene, infatti non siamo riusciti a terminare la gara. Ma non ci siamo demoralizzati. Dopo questa prima corsa abbiamo partecipato poi al Rally del Matese, quindi in casa per noi. Ultimamente a quello di Cassino, e adesso Modena”.

Raccontaci di questa passione. Come vedi la tua carriera da rallista?

Il rally è uno sport impegnativo, ma mi sta dando grandi soddisfazioni. Arrivare al traguardo è già una cosa importante. Quando ho visto le classifiche per la finale del Rally di Modena, e ho letto il mio nome, non riuscivo a credere ai miei occhi. Ovviamente, adesso siamo ancora alle prime armi, abbiamo tanto da imparare e da migliorare. Ora c’è la finale, faremo tutti del nostro meglio. Il mio obbiettivo futuro è puntare a una categoria superiore. Per adesso facciamo del nostro meglio, ma soprattutto, cerchiamo di divertirci”.

Il tempo è dalla parte di Erika. Ieri ha partecipato al Rally di Modena, domani chissà? Noi le facciamo tutti i nostri migliori auguri per una carriera luminosa, nella speranza che tutti gli obbiettivi di questa brava pilota campana si realizzino.

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