Non vi è pietà per il Napoli dei mostri

Quello del tredici gennaio è un chiaro messaggio a chi pensava in uno stop del Napoli: gli azzurri non hanno pietà dell'avversario. L'odore delle ferite e la paura del nemico agitano e trasformano il Napoli dei mostri.

Articolo di Salvatore Esposito13/01/2023

In città si respira adrenalina. Sugli spalti dello stadio non vi è spazio per pensieri lontani da Napoli-Juventus. L’aria a Fuorigrotta è quella delle grandi serate. Quella delle sfide scudetto. La formazione schierata da Spalletti non propone sorprese. Allegri, ingolosito, lancia in campo i migliori: da Chiesa a Kostic, da Milik a Di Maria.

La difesa degli azzurri è altissima e, sin da subito, schiaccia i bianconeri dietro la linea della palla. Chiesa, in fase di non possesso, gioca in marcatura su Kvara, a mo’ di terzino. McKennie, di riflesso, si concentra su Mario Rui.

La lunga, anzi lunghissima, imbattibilità della Juventus è costretta a crollare dopo 14 minuti. Cross di Politano, sforbiciata di Kvaratskhelia e salvataggio di Szczesny. A pochi metri dal polacco, però, c’è il leone Osimhen, che vola ed insacca di testa.

Se Lobotka torna a splendere come il sole a mezzogiorno, Anguissa risulta pesante. Le idee del camerunese sono tutte giuste, ma in qualche occasione di troppo rischia di favorire la pressione bianconera con dribbling e passaggi mal riusciti.

L’aggressività degli uomini di Spalletti, applicata in un pressing asfissiante, obbliga la Juve a filtranti e lanci lunghi spesso frettolosi. E’ proprio così che Kvara segna il gol del 2-0: spalla a spalla tra Osimhen e Bremer; il brasiliano, impegnato a pensare alla marcatura sull’autore del primo gol, non vede la palla cadergli sulla schiena. Il nigeriano appoggia per il 77 che, di prima, spiazza il portiere bianconero.

Il gol della Juventus al 42esimo, fortuito, arriva dopo una serie di sfortunati eventi. Rimpalli continui e tiro dal centro di Di Maria, a due passi da Meret. Il Napoli spegne gli entusiasmi della Vecchia Signora all’inizio del secondo tempo. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Rrahmani stampa un tiro potentissimo alle spalle di Szczesny.

La maturità, a differenza degli altri anni, emerge sempre nei momenti più complicati. Il pallino del gioco è sempre nei piedi degli azzurri, sia dopo il gol subìto che dopo la rete del 3-1.

Azioni, azioni ed ancora azioni. Questo è il Napoli dei mostri: marcatura a tre su uomo, costringendo il bianconero di turno in una gabbia di zaffiro; altruismo ai massimi livelli con la ricerca forsennata del compagno; il cioccolatino di Kvara per la rete di Osimhen; la raffinatezza del dribbling di Elmas sul gol del 5-1; la cattiveria agonistica del nigeriano anche con quattro gol di vantaggio; l’intuizione di Spalletti nell’inserire il macedone, a destra, al posto di Politano.

Quello del tredici gennaio è un chiaro messaggio a chi pensava in uno stop del Napoli: l’odore delle ferite e la paura del nemico trasformano il Napoli dei mostri. Non vi è alcuna pietà.