Juventus-Napoli, è stato uno sguardo sul futuro

Zero a zero, pareggio sterile e apatico, ma Juventus-Napoli non ci ha annoiati: c’è del potenziale, futuro.

Articolo di carloiacono22/09/2024

Pronti, partenza, via. Anzi, no. Pronti, partenza, ma un reale via Juventus-Napoli non l’ha mai avuto. Come se non fosse mai iniziata, mai finita. Abbiamo assistito ad uno zero a zero scialbo, atarassico e apatico.  Di emozioni quasi il nulla cosmico, forse qualche sussulto, indotto più che altro.

Eppure non ci siamo annoiati. Sembra un’affermazione in controtendenza, ma Juventus e Napoli hanno, nonostante tutto, catturato la nostra attenzione, come uno di quei film d’autore che non va da nessuna parte ma che non riesci a criticare. Scorgi il potenziale.

Il vero peccato, forse, è che questa sfida sia arrivata già alla quinta. Tra qualche mese, il copione avrebbe avuto maggiore profondità ed esplorazione.

Thiago Motta sta costruendo una Juventus europea, vuole dominio del possesso e del campo. Capacità di attaccare gli spazi, di ruotare, aggressività in entrambe le fasi, solidità difensiva, e poi fantasia. Non è nemmeno a metà del guado. Le rivoluzioni hanno bisogno di tempo, la grandezza del brasiliano starà nel prendersene il meno possibile, a Torino ci tengono.

Al momento i bianconeri sono una versione bugiarda della Juventus di Allegri, e non (almeno non solo) per i tre pareggi a reti bianche di fila, ma per la consapevolezza di un’ assioma: se non la si puo’ vincere, non la si deve perdere.

Hanno qualche caso da risolvere: Danilo, era un “maxista” da epurare?;
Vlahovic, nel nuovo assetto di gioco la mancanza di cinismo e le difficoltà nel primo tocco sono sempre più un limite;
Douglas Luiz, un botto di soldi tenuti in panca, per quale motivo?

Dall’altra parte gli azzurri a Torino con nuovi numeri, non 3 ma 4, dietro, non 5 ma 3, in mezzo, trio davanti assodato. Conte che stravolge il suo credo tattico, perchè come dice lui stesso un bravo allenatore è colui che sa adattarsi alle caratteristiche dei propri giocatori. Un bravo allenatore è un po’ chef, un po’ alchimista.

McTominay, quello visto ieri e che vedremo in futuro, è un giocatore totale, escluderlo dal campo è un esercizio di cattiveria, incompetenza, a Castelvolturno di questi mali non ce ne sono più. Lo scozzese mette i piedi sull’erba dello Stadium, li bagna con una grande prestazione e li rimarrà, in quegli 11, che avranno una veste nuova.

Nuova è la livrea del Napoli, questo è assodato. La conferma è nella cessione del possesso alla Juventus, tenetene e bevetene tutto, questo non è più il nostro sangue. Alla sterilità del gioco si preferisce la produttività, alla bellezza il cinismo, alla superficialità l’attenzione, la grinta.

Gli azzurri sono già ad immagine e somiglianza del buon Antonio, almeno concettualmente, nella pratica lo diverranno a breve. Una squadra difficile da battere, una squadra che facilmente ti batte. Il pareggio di Torino ci mostra sagacia tattica e affinità tecniche da rodare. Ferrigni e pungenti si sarà.

Sono mancati Kvara e Lukaku, in ombra per meriti e demeriti.

Sono mancate le reti e lo spettacolo. Però qualcosa c’è stato, uno sguardo sul futuro, di due club che sono ripartiti e di divertimento ne assicureranno. 

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