“Nelle immagini viste Spalletti conclude sempre dicendo “questo è il mio pensiero”. Ho avuto l’impressione che quando è stato nominato ct della Nazionale, non volesse soltanto allenare il Napoli ma ha voluto fare qualcosa di più, quasi una sorta di religione della Nazionale. E cioè ha cominciato a togliere la PlayStation, ha messo i comandamenti, ha usato la parabola del figliol prodigo per convocare Fagioli, ha invitato i dieci profeti del bel calcio. Ha messo i sei comandamenti, non dieci, si è limitato a sei però i comandamenti”.
Ha continuato: “Cioè non voleva soltanto cambiare la Nazionale, voleva cambiare il mondo. E quando si fanno questi passi qua di voler cambiare il mondo, poi tutta l comunicazione dipende da questo. Lui ha questo stile un po’ oracolare che va bene nei pre partita quando disegni questi scenari in cui faremo, capovolgeremo. Poi quando le cose non vanno per il verso giusto, lui va molto in difficoltà”.
Ha poi terminato: “La comunicazione oggi è troppo importante, poi finisci con l’avere un’immagine negativa, l’incidente con i giornalisti, cominciano che si sentono di avere la stampa contro, si sentono circondati, nasce l’idea di un complotto. Se i rapporti fossero più sereni, se anche uno smitizzasse, uno dei compiti degli allenatori dovrebbe essere quello di smitizzare sé stessi e quindi anche tutto il discorso. Lui sta mitizzando la Nazionale”.