Ieri l’aura di Lukaku era potentissima e ha salvato il Napoli
Il Napoli non è guarito, il percorso è lungo, la mente ha bisogno di tempo per ritrovare vigore ma ieri è bastato quello di Lukaku.

La convalescenza è in corso. Il Dottor Conte, che ha preso in cura il Napoli, ha il suo bel da fare per salvare il paziente azzurro, ma almeno quest’ultimo da i primi segnali di vita superando il Parma in extremis.
I partenopei hanno vinto, ribaltando gli emiliani (2-1) al termine di un match da uomini, ma soprattuto cuori, forti. Il breakpoint della sfida al minuto 77’, quando Suzuki (numero uno gialloblù) si è conquistato la doccia con un’uscita ninja. Pecchia aveva terminato i cambi (ingenuità?) e si è ritrovato in 10 e con Del Prato in porta (certo non un Marcantonio).
Erano sotto di una rete gli azzurri e inspiegabilmente il vantaggio numerico pesava come un macigno sui giocatori. Non conquistare la vittoria con tali condizioni sarebbe stato uno shock difficilmente superabile. C’è stata frenesia e insicurezza, ansia di non essere altezza. Poi, però, la pillola è andata giù.
Negli undici monstre minuti di recuperi decretati dall’arbitro Tremolada (pessimo!), è arrivata la prima rete di Lukaku – al minuto 92’ – e successivamente quella del sorpasso di Anguissa – al 96esimo. Ci ha pensato Meret a congelare il risultato e a sciogliere l’apnea dei tifosi al minuto 105: riflesso miracoloso e felino su tiro ravvicinatissimo.
Abbiamo assistito ad una partita strana. Certo è che il Napoli “addà fatica” e tanto, depurarsi dalle scorie del passato. Il processo di rigenerazione non sarà breve né semplice, doloroso, ma le vittorie aiutano come un antinfiammatorio, permettono di andare avanti nonostante tutto. Ed è proprio quello che gli azzurri sembra non riescano a fare: andare avanti, esserci.
È come se vivessero momenti della partita in cui si alienano, escono dal campo, come un’anima che abbandona il corpo ed è incapace di rientrarci. È stato in quel momento che il Parma si è conquistato il vantaggio, giocava contro nessuno. Ha colpito due pali e guadagnato un rigore (netto), realizzato da Bonny (bel centravanti).
Poi ci si ridesta, ma non è chiaro se lo si faccia per il colpo subito, se sia lo schiaffo la miccia. Perché il tornare a giocare non ha il sapore di una reazione, come se il Napoli l’avesse fatto comunque prima o poi. È stato Kvara a sbattersi di più degli altri (pochi da salvare), nonostante la mancanza di concretezza.
La scelta Raspadori si è rivelata ancora una volta errata, lo switch lì davanti si è avuto con l’ingresso di Big Rom. Lukaku è di un’altra pasta, fa la differenza in un gruppo squadra. E non stiamo parlando solo di gol e presenza fisica ma di aura, quella del belga ieri era potentissima.
Romelu in campo è stato per gli azzurri come gli spinaci per Braccio di Ferro, e lui lo sapeva, li ha incitati dal primo minuto, indicava di avere testa, forza, cattiveria, ciò che era mancato fino a quel minuto. Poi c’è stata l’espulsione e tutto quello che abbiamo raccontato in precedenza.
Torniamo al punto di partenza, i tre punti. Va bene così, sono un piccolo passo avanti per il paziente. Ora potrà “faticàr” durante la sosta e dopo di essa contare su farmaci nuovi: Gilmour e McTominay.