Fagioli in nazionale, la “scommessa” di Spalletti

Cresce ancora lo stupore e lo sgomento per la convocazione di Nicolò Fagioli in Nazionale: la scommessa messa in atto da Luciano Spalletti.

Fagioli, Juventus, ItaliaFoto Mosca
Articolo di Roberto Beccantini03/06/2024

No, non è una porcata la convocazione di Nicolò Fagioli in Nazionale, con vista sugli Europei (14 giugno-14 luglio). L’ipocrisia dilaga, un classico del Paese. Chi scrive, ne è rimasto sorpreso e non lo avrebbe precettato, ma per criteri squisitamente tecnici: fermo da sette mesi, un pugno di minuti fra Bologna e Monza. Troppo poco, al netto delle doti. Luciano Spalletti ci ha messo la faccia. E se la gioca.

La maglia di Fagioli è quella che in Italia divide di più, ma oggi la Juventus ha un peso molto, molto relativo. E allora, zero dietrologie. Antonello Valentini, che fu ministro dell’Informazione della Figc, ha segnalato due precedenti.

Il primo risale al 1982: Paolo Rossi, squalificato per 2 anni nell’ambito del cosiddetto «Totonero», sconta la condanna e, ripescato da Enzo Bearzot, con 6 gol guida l’Italia al titolo mondiale del Bernabeu.
Il secondo è del 1986: Renzo Ulivieri subisce 3 anni di stop per illecito sportivo (partite truccate).

Espiata la colpa, torna al lavoro. Presidente dell’Associazione allenatori (Aiac); direttore della Scuola allenatori del Settore tecnico di Coverciano. E allora, per favore, piano con il fariseismo un tanto al Blog. Fagioli ha 23 anni e ancora un futuro.

Ha però «anche» un passato, un passato che non è riuscito a domare. Secondo Zdenek Zeman, avrebbe meritato ben più dei sette mesi «effettivi» che gli hanno inflitto. Per altri, va bene così. L’importante è non cadere nella trappola del tartufismo.

Altro discorso, il tema strettamente calcistico. L’unico, fra parentesi, che dovrebbe fare testo. Non può certo sbandierare, Fagioli, i numeri di Pablito che, al momento del «fermo», aveva condotto il Lanerossi Vicenza in serie A, al secondo posto dietro Madama, e si era laureato capocannoniere in B e in A.

Nicolò è centrocampista di medio e largo raggio, regista e rifinitore, per il ct «l’unica alternativa credibile a Jorginho». L’unica, addirittura. C’era Manuel Locatelli, già testato e impiegato. Lo ha fregato la stagione storta, anonima.

Incatenato al limite dell’area, può essere che gli sia stato fatale il cortomusismo di Massimiliano Allegri. Nello stesso tempo – e in attesa di conoscere la lista ufficiale dei 26, operazione che comporterà ben quattro tagli – l’azzardo Fagioli ha l’aria di una stampella offerta al Feticista labronico: lo avesse avuto per l’intero campionato, chissà che classifica sarebbe saltata fuori. Non ad altezza Inter, immagino, ma non così rovinosa e indecorosa come emerso dalla discesa fin troppo libera da inizio febbraio.

A sdoganarlo in Nazionale era stato Roberto Mancini: un gettone, a Tirana con l’Albania, il 16 novembre 2022. Sostituì un altro Nicolò, Zaniolo, al 77’. Per la cronaca, si vinse 3-1: acuto di Giovanni Di Lorenzo e doppietta del «tedesco» Vincenzo Grifo.

Piacentino, prodotto della Juventus next gen (o under 23 che dir si voglia), Fagioli deve il battesimo nell’élite ad Andrea Pirlo: 22 febbraio 2021, Juventus-Crotone 3-0, dal 70’ al posto di Rodrigo Bentancur. Scende in prestito a Cremona, in B, e con Fabio Pecchia centra subito la promozione. Torna alla Continassa e scopre Max. Ventisei presenze, 3 gol: a Lecce, con un destro a giro made in Del Piero; all’Inter; alla Cremonese. A ottobre 2023, la mazzata: puntava su partite di calcio, è proibito, si auto-denuncia. Squalificato.

«Con il pallone al piede è delizioso, vede cose diverse dagli altri. Non ha la scocca per combattere a spallate, ma aggiunge qualità. La sua è stata una scelta solo tecnica»: il botto del commissario ha indignato i pulpiti, indispettito i salotti, spaccato i loggioni, esacerbato le curve. Una bella scommessa.

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