Caso Bergamini: 35 anni per spiegare il Paese che siamo

Ora che Bergamini non è più calciatore suicida, possiamo parlare di un'Italia falsa e ottusa.

Articolo di Roberto Beccantini07/10/2024
Adesso che Denis Bergamini non è più il giocatore finito sotto un camion per sua disperata volontà; adesso che l’ex fidanzata, Isabella Internò, è stata condannata in primo grado a 16 anni di carcere, perché «responsabile di concorso in omicidio premeditato»; adesso che la Corte di Assise del tribunale di Cosenza, con sentenza del 1° ottobre scorso, ha deciso di trasmettere alla Procura di Castrovillari gli atti relativi a Roberto Internò, cugino di Isabella, «affinché valuti la posizione in relazione all’art. 757 del codice penale», vale a dire l’omicidio; adesso che, individuata la mandante, comincia la caccia agli esecutori; adesso e premesso tutto questo, lasciatemi parlare di un’Italia falsa e ottusa.
L’incipit è un libro che spaccò le fazioni e i pulpiti. «Il calciatore suicidato». Lo firmò Carlo Petrini e uscì nel 2001, per la Kaos edizioni.
Nato nel 1948 a Monticiano (Siena), come Luciano Moggi (ma dal suo stile lontano), Petrini fu calciatore, di ruolo attaccante, vagabondo e vagamondo. Lecce, Genoa, Milan, Torino, Varese, Catanzaro, Ternana, Roma, Verona, Cesena, Bologna, Savona, Cuneo, Rapallo San Desiderio. Dal 1965 al 1985. Morì a Lucca, per un tumore al cervello, nel 2012. Turbolento in campo e fuori – fuori, soprattutto – dedicò la «pensione» a rileggere la carriera. Denunciò il doping che, pur artigianale, già allora infestava il sistema; smascherò le scommesse sulle partite e attorno alle partite (Bologna-Juventus 1-1 del 13 gennaio 1980 in testa): da «Nel fango del dio pallone» a «Le corna del diavolo».

Scoperchiò molto, di molti. Sapeva, e dunque «poteva». Non era un santo, ebbe una vita travagliata, tra donne, debiti e figli. Fu, il suo, un calcio da bere, come la Milano degli anni Ottanta. Bergamini, dunque. Il tomo, che pure negava la tesi del suicidio, non piacque alla famiglia e all’avvocato Fabio Anselmo, perno della difesa. Secondo il legale – e, soprattutto, la sorella della vittima, Donata – il ritratto che emergeva era «totalmente falso». Il centrocampista del Cosenza non era «né coglione né ammalato di sesso». Al contrario, era un leader dello spogliatoio. Tra i familiari e la casa editrice Kaos si scatenò un contenzioso «a colpi di post» su Facebook.

Quando: il 18 novembre 1989. Dove: lungo la statale 106 Jonica a Roseto Capo Spulico, nei pressi di Cosenza. Si disse che, pur di tener vivo il caso, «tutto faceva brodo». La scomparsa di Denis ha smosso coscienze pigre, turbato memorie grigie, agitato dibattiti e inchieste. Silvia Vallini e Bruno Palermo l’hanno raccontata in tv, per Sky, ripercorrendone le tappe con lo scrupolo dei cronisti di razza.

Libri sono stati scritti anche da Alessandro Mastroluca («Denis Bergamini, una storia sbagliata», 2014, Ultra editore) e da Francesco Ceniti («Nel nome di Denis», 2022, Cairo editore). Il 29 dicembre 2011, sul mio Blog «www.beckisback.it», chiosavo: «Vorrei tanto che il 2012 diventasse l’anno di Denis Bergamini, un calciatore morto di morte misteriosissima nel novembre 1989. Giocava nel Cosenza, sparì un sabato pomeriggio, fu trovato cadavere vicino a un camion. Si parlò di suicidio. Non lo era. L’abnegazione della famiglia di Denis, e dei suoi avvocati, ha portato alla riapertura del caso.

Troppi punti oscuri. L’Italia, del resto, è il nido dei sospetti, delle indagini non sempre a 360 gradi, da Ustica a Calciopoli. Mamma, papà e sorella hanno diritto alla realtà dei fatti e non al reality di facciata che venne ambiguamente offerto per liquidarne il dolore». Mi fermai lì. Troppo poco. Troppo comodo.

Aveva 27 anni. Ce ne sono voluti 35 per scardinare l’omertà. «Il giornalista, secondo Mark Twain, è colui che distingue il vero dal falso, e pubblica il falso». Non tutte, per fortuna. Non tutti.

Il Mondiale per club di Infantino: come lo avrebbe liquidato il ragionier Fantozzi

Il Mondiale per club di Infantino è un ego-mostro del quale non si sentiva la...

carosio

La senti questa voce: ricordo di Nicolò Carosio, tra radio e televisione

Roberto Beccantini ci racconta di Nicolò Carosio, storica voce del calcio italiano, che rivoluzionò radiocronache...

sarri

Verso Juventus-Napoli: Sarri a spasso tra barricate e palazzo

Maurizio Sarri, tecnico controverso e studioso, critica il calcio moderno, evidenziando la sfida di conciliare...

Pincolini

Cagliostri, stregoni, ginnasiarchi: da Arcelli a Pincolini viva la cultura abbasso il culturismo

ll nostro Roberto Beccantini celebra l'evoluzione della preparazione atletica nel calcio, evidenziando figure come Pincolini,...