Il Mondiale per club di Infantino: come lo avrebbe liquidato il ragionier Fantozzi

Il Mondiale per club di Infantino è un ego-mostro del quale non si sentiva la necessità e tanto meno l’urgenza, ma si sa: «ubi pecunia».

Articolo di Roberto Beccantini30/09/2024
Furono novantadue, i minuti di applausi che il ragionier Ugo Fantozzi si prese per aver definito una «cagata pazzesca» il film «La corazzata Potemkin». Siamo nel 1976, siamo all’epoca del «Secondo tragico Fantozzi», a un ingorgo surreale e a un’invettiva  magistrale. Carlos Passerini, sul «Corriere della Sera», riassunse così il momento, il climax, il pathos.
«Episodio cult, quello del telefono che squilla con la partita che sta per cominciare [Inghilterra-Italia]. La moglie Pina che va a rispondere, mentre dalla tv nel tinello risuona God save the Queen: “Ugo, mi sa che stasera non potrai vederla”. Oggi i cineforum non esistono (quasi) più e il geometra Filini avrebbe chiamato al cellulare e non al fisso, ma per il resto viene da chiederselo: davvero siamo cambiati così tanto?».
Ancora: «”Dobbiamo immediatamente andare a vedere un film cecoslovacco, ma con sottotitoli in tedesco!”, spiega la moglie Pina, interpretata da Liù Bosisio. Umiliato e inferocito, il ragioniere si rassegna a tornare in azienda munito di radiolina, percorrendo le strade deserte, mentre dalle finestre spalancate di tutta la città si diffonde la telecronaca inconfondibile di Nando Martellini. Ad attenderlo c’è l’ennesima proiezione de «La corazzata Kotiomkin» del maestro Sergej M. Einstein, parodia del capolavoro
d’avanguardia russo «La corazzata Potemkin», di cui il professor Guidobaldo Maria Riccardelli, interpretato da Mauro Vestri, suo superiore e fanatico del cinema d’essai, possiede una rarissima copia personale».
L’epilogo: «Nella scena finale, mentre in sala si rincorrono le voci più disparate (“Si diceva che l’Italia stava vincendo per 20-0 e che aveva segnato anche Zoff di testa su calcio d’angolo”), Fantozzi si alza e trova il coraggio di dire quello che pensa: «Per me la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!». Altra scena cult che ha reso immortale il grande Villaggio».
Scritto che, in realtà, la sfida-pretesto non fu mai giocata in quel contesto, scritto ciò, e preso atto per l’ennesima volta della «statura» del protagonista, dedico l’uscita fantozziana al Mondiale per club che Gianni Infantino ha deciso di organizzare negli Stati Uniti dal 25 giugno al 13 luglio del 2025. Un falansterio di 32 squadre, con Inter e Juventus in rappresentanza della pedata italica. Un Ego-mostro del quale non si sentiva la necessità e tanto meno l’urgenza, ma si sa: «ubi pecunia».
Infantino era un portaborse di Michel Platini all’Uefa, miracolato dal golpe di Joseph Blatter e dalla superficialità del suo principale. Dai corridoi alla presidenza della Fifa: capita, se hai «cuore». Il problema è che ‘sto benedetto Mondiale non se lo fila nessuno, a cominciare dalle televisioni. Non una che si sia fatta avanti.
La notizia è stata pubblicata dal sito «The Athletic», uno dei più autorevoli e cliccati. Sorrido rievocando le battaglie che qualche anima bella fece da noi perché, Inter a parte, il ballottaggio domestico coinvolgeva il pompatissimo Napoli e la squalificatissima Juventus (che nel frattempo, però, aveva scontato la sospensione).
L’Onu del pallone ha garantito una montagna di quattrini. Carlo Ancelotti, da Madrid, fu tra i primi ad avanzare riserve. Brutta bestia, il gigantismo: soprattutto se in mano a dei nani. Dal 1960  si disputava la Coppa Intercontinentale: sin troppo sanguinaria, poneva di fronte il meglio d’Europa e Sud America. Poi, dal 2000, il cimento venne aperto alle sei Confederazioni della Fifa. Ecco perché l’ultima «piroetta» ha spiazzato gli stessi consumatori.
Di padre calabrese e madre bresciana, tifosissimo dell’Inter, Infantino è nato in Svizzera, a Briga. In questo caso, voce del verbo «brigare».
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