Jannik, già un mito
Il pianeta del Tennis ha eletto Jannik Sinner giocatore del futuro dopo la vittoria dell'italiano agli Australian Open 2024.

Mai usato il carattere 22 di Times New Roman: è una dimensione enfatica che meritano solo eventi molto speciali e il ‘miracolo’ di Melbourne lo è. Contro lo zar Medvedev il genio italiano del tennis ha pagato il rispetto per il profilo paludatissimo del numero tre del mondo e nei due set consecutivi d’apertura ha deluso l’empatia dello stadio intitolato a Laver, mitico campione australiano.
I 6/3 – 6/3 perfetti di Medvedev, più che imperfetti di Jannik, hanno raccontato l’imprevedibile avvio di finale degli Australian Open, uno dei tornei più prestigiosi del circuito. Ore 13 e 30, minuto più, minuto meno: dopo oltre tre ore di una battaglia a colpi di racchettate impetuose e di tecnica sopraffina, ai limiti della resistenza fisica e mentale, il numero quattro del mondo (ma da oggi a un passo dalla vetta del ranking tennistico) si è sdraiato sul parquet e ha ascoltato, quasi incredulo, l’ovazione che gli hanno tributato i 15mila dello stadio (italiani i più entusiasti). Subito dopo Sinner ha dimenticato la fatica, lo stress della partita appena conclusa e si è arrampicato sul palchetto dove lo staff dei suoi preparatori lo ha sommerso in un abbraccio liberatorio.
A compiere l’impresa di conquistare il trofeo degli Australian è Jannik Sinner, il ragazzo dai capelli rossi, che il 16 agosto del 2023 ha compiuto ventidue anni. Il selettivo pianeta del Tennis lo ha eletto giocatore del futuro e in attesa di applaudirlo come number one gli riconosce ovunque, di là dal dono di talento puro, qualità umane, garbo, modestia, signorilità. Assorbito il rammarico per i primi due set ‘regalati’ al tennista russo, l’erede di Pietrangeli e Panatta, ha gestito la sfida per la finale australiana con intelligenza e autorevolezza, concentrazione, coraggio. 6/4, 6/4, 6/3 i numeri del trionfo e impossibile deviare lo sguardo dal televisore fino all’ultimo ‘15’.
Difficile non esultare, contenere l’entusiasmo: per pensare a emozioni simili, è d’obbligo ricordare il “campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo” per la coppa Rimet conquistata dagli azzurri in Spagna contro la Germania, o l’oro olimpico nella pallanuoto del nostro ‘settebello’ del ’90 e procedendo a ritroso, molto a ritroso, Mennea e il suo record dei duecento metri piani di Roma, anni ’60.