Cava United: il calcio è della gente
A Cava de' Tirreni la stroardinaria esperienza di calcio popolare del Cava United. Una società che mescola sport, territorio, identità e passione.
Credit photo by profilo facebook Cava UnitedQuando mi sono trovato a dover scrivere questo articolo di presentazione del Cava United, mi sono soffermato a pensare a quali immagini e parole utilizzare per far conoscere questa realtà calcistica. Avrei voluto scrivere della sua storia, dell’evoluzione registrata in questi 12 anni di attività e dei nuovi progetti in cantiere.
Ho pensato, invece (spero bene!), di farvi conoscere gradualmente la nostra casa, passo dopo passo, articolo dopo articolo, limitandomi, stavolta, a raccontarvi la mia primissima partita del Cava United.
Come si addice tanto a quei racconti rievocativi che ti portano dietro nel tempo, sarebbe bello iniziare con una frase ad effetto, del tipo “era una notte buia e tempestosa…” ma, in realtà, era un sabato pomeriggio del gennaio 2023, abbastanza freddo (quello sì) in cui si giocava Cava United – Cetara valida, come direbbero quelli bravi, per la 14° giornata del campionato di Seconda Categoria campana.
Devo premettere che da diversi anni mi ero disamorato del calcio professionistico e semiprofessionistico, fino ad abbandonare gli stadi, perché non lo consideravo più “vero”. Solo che quel giorno di gennaio, Giovanni, membro storico del Cava United nonché persona che mi ha dovuto sopportare dalla prima elementare fino al quinto liceo, pubblica sui social la locandina della partita. Da buon cetarese di origine e da cavese di “adozione”, considerato che ho sempre vissuto a Cava, per me quello era una sorte di “derby del cuore” e chiedo a mio figlio Daniel, che all’epoca aveva poco meno di 7 anni, di accompagnarmi. Così, giusto per trascorrere quel pomeriggio in modo diverso, a vedere una partita di una squadra che avevo sentito distrattamente menzionare qualche volta.
Avete presente il fenomeno dello “sliding doors”? Le cose più belle della vita spesso accadono per caso…
Entro in uno di quei tipici “campi di periferia” (che, strada facendo, ho imparato ad apprezzare tanto), di terra battuta, con una ventina di persone sugli spalti, tifosi ospiti compresi. Beh, conoscevo i tifosi ospiti e non quelli di Cava… Dopo qualche minuto, noto mio figlio con un’espressione dubbiosa e mi chiede: “Papà, ma tu per chi tifi?”. Gli avrei dovuto dire che ero lì solo per trascorrere un paio d’ore in maniera diversa ma trovo subito una risposta ad alto livello diplomatico: “Non lo so!”. Certamente questa risposta non ha aiutato mio figlio ad abbandonare quell’espressione dubbiosa ma, per fortuna, ci pensò il Cetara che, prima con la rete dell’1-0 e poi col raddoppio, spinse mio figlio a tifare, indovina un po’, per il Cetara!! Nel silenzio tombale dei tifosi di casa, vicino ai quali mi ero posizionato per avere una migliore visuale della partita, si sente solo la vocina di mio figlio urlare “Cetara! Cetara!”. Si sente la sua voce e non quella dei tifosi ospiti, che si godevano la partita ed il vantaggio nel totale silenzio.
Nel secondo tempo, però, il Cava United prima riduce le distanze e poi riesce a pareggiare. E sul goal del 2-2, mentre i tifosi di Cava giustamente esultano, mio figlio, altrettanto giustamente, scoppia in un pianto smisurato, tanto da bloccare i festeggiamenti dei tifosi che vengono a rincuorarlo.
Al termine della partita, terminata in parità, con mio figlio ancora triste e con la lacrimuccia sul viso, Giovanni e gli altri ragazzi ci invitano al terzo tempo.
“Terzo tempo?!? E cos’è??”, chiedo incuriosito.
“Hai presente il rugby? È quello!! Perché per noi la rivalità finisce al 90°, dopo ci si incontra con gli avversari per condividere qualcosa da mangiare e da bere”.
Durante questo terzo tempo, con Daniel che affogava il suo dispiacere tra un panino con la mortadella ed un dolce al cioccolato, ho modo di conoscere un po’ la realtà “Cava United”, le sue origini e, soprattutto, mi interfaccio per la prima volta con il concetto di “calcio ad azionariato popolare”. E mi colpisce e stupisce il pathos con cui Maurizio, il Presidente del Club, parla del “calcio della gente”.
Dopo 14 giorni, in un pomeriggio di fine gennaio ancora più freddo del precedente, decido di tornare a vedere un’altra partita del Cava United, sempre accompagnato da mio figlio, stavolta ben coperto con una sciarpa della squadra “maliziosamente” regalatagli da Giovanni.
E così, partita dopo partita, sono anche io socio del Cava United e a sentirmi parte di questa realtà come se vi fossi entrato fin dall’inizio.
E Daniel? Vi starete chiedendo… Daniel è diventata la mascotte di tutti, tifosissimo e socio del Cava United, con l’adrenalina al massimo nel giorno della partita e con gli occhi pieni di gioia quando è al campo (e ancora pieni di lacrime quando si perde).
