La notte si tinge di papaya: McLaren chiude il mondiale costruttori

La McLaren vince il mondiale costruttori del 2025. Successo per la squadra papaya.

Collage celebrativo del campionato mondiale della McLarenFoto celebrativo del campionato mondiale della McLaren
Articolo di Fabio Marino06/10/2025

La notte di Singapore, densa di umidità e di luce artificiale, non ha compromesso l’obiettivo principale della McLaren: chiudere i conti nel mondiale costruttori nel minor tempo possibile. Grazie alle prestazioni di Norris e Piastri, rispettivamente terzo e quarto, la scuderia papaya ha messo a segno il match point decisivo, conquistando il titolo ambito con sei gare ancora da disputare.

A Woking non accadeva dai tempi d’oro, tra il 1990 e il 1991, di bissare due mondiali consecutivi. Un risultato che solo pochi anni fa sarebbe sembrato un miraggio, soprattutto per una squadra che, dopo la “spy story”, sembrava avviata verso un lento declino. Per un periodo la McLaren è apparsa destinata a diventare un’altra grande decaduta, come la Lotus dopo l’epopea di Colin Chapman.

Invece, la rinascita è arrivata. Il merito non va soltanto al talento e alla maturità di Lando Norris e Oscar Piastri, ma all’intera struttura di Woking, rinnovata, ambiziosa e coesa. Andrea Stella ha avuto un ruolo centrale in questo processo: con intuizione e metodo ha saputo ricomporre un puzzle complesso, collocando le persone giuste nei ruoli chiave e favorendo un dialogo fluido tra reparti telaistici, aerodinamici e motoristici. Un approccio quasi artigianale, che ha riportato la McLaren al vertice della Formula 1. Resta ora da capire se questo equilibrio potrà essere mantenuto anche nella prossima stagione, quando cambieranno i regolamenti e tutto sarà da riscrivere.

E così, tra torri scintillanti e acque illuminate del porto di Singapore la McLaren ha celebrato un trionfo che sa di rinascita. Un titolo costruito con pazienza, talento e visione: la prova che, anche dopo anni di silenzi e cadute, si può tornare a brillare nel cuore della notte.

La corsa di ieri ha offerto diversi spunti di riflessione. Il primo riguarda la distanza – o meglio, la sua riduzione – tra McLaren, Mercedes e Red Bull: un equilibrio che rende il finale di campionato più incerto e che lascia presagire battaglie serrate anche nel futuro prossimo. All’orizzonte si intravedono nuove protagoniste: Aston Martin, Audi e, inevitabilmente, la Ferrari.

Il secondo tema tocca l’essenza stessa della competizione. Le difficoltà di sorpasso, l’aria sporca e i limiti dei circuiti moderni firmati Tilke restano questioni aperte, che nemmeno il controverso DRS riesce a mascherare. Servono soluzioni meno artificiali, capaci di restituire autenticità al duello in pista e di valorizzare il coraggio del pilota più dell’efficienza aerodinamica.

Il terzo punto, forse il più doloroso per gli appassionati italiani, riguarda proprio la Ferrari. Anche a Singapore il Cavallino ha mostrato limiti strutturali, confermando che il progetto di quest’anno non ha mantenuto le promesse. Non mancano l’impegno e la passione dei piloti, ma è evidente la necessità di una rivoluzione tecnica e culturale a Maranello e forse anche di un cambio nella strategia comunicativa. Ogni stagione la Ferrari viene presentata come “campione d’inverno”, ma quando si spengono i semafori, la pista racconta un’altra storia.

Tornando alla gara svoltasi ieri, concludiamo che, a parte la celebrazione del titolo mondiale, non è stata una gara emozionate come sono state le edizioni precedenti.

L’atmosfera notturna di Singapore, con le sue luci abbaglianti e il contesto scenografico inimitabile, offre uno scenario unico. Tuttavia, questo alone di magia e suggestione non basta a colmare le aspettative degli appassionati seduti davanti alla TV. Il fascino visivo del circuito cittadino e l’emozione di una corsa sotto i riflettori non compensano pienamente ciò che il pubblico desidera davvero: battaglie in pista più autentiche e un racing più acceso.

Ora lo sguardo si sposta verso Austin, dove il Circuit of the Americas metterà alla prova equilibrio e potenza delle monoposto su un tracciato tecnico e veloce. Sarà lì che capiremo come si evolverà il campionato e chi saranno i suoi protagonisti.